Nodo 3.500 esuberi e aumento di 85 euro nel nuovo contratto delle Bcc
di IL SOLE 24 ORE
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PREMESSA di Giacomo Bracci
La riforma delle banche di credito cooperativo approvata nel 2016 prevede che entro il 3 maggio prossimo si debbano costituire tre gruppi unici di Bcc – gruppo altoatesino, Cassa Centrale Banca e Iccrea – due dei quali verranno considerati come “significant” e perciò sottoposti alla vigilanza del Meccanismo unico di supervisione della Bce (Single Supervisory Mechanism – SSM).
I criteri di vigilanza del SSM sanzionano fortemente il rischio di credito, tipico del modello tradizionale di attività bancaria e a cui perciò le Bcc sono particolarmente esposte, mentre non considerano parimenti meritevole di attenzione il rischio di mercato legato a derivati e attività di trading proprietario, da cui peraltro è scaturita la crisi del 2007 negli USA. Questa seconda tipologia di asset, secondo uno studio del dicembre 2017 di Banca d’Italia (https://www.bancaditalia.it/…/risks-and-challenges-of-comp…/), è particolarmente rischiosa perché prezzare il fair value di questi asset è un’operazione difficile tanto quanto lo è attribuire un valore corretto ai crediti deteriorati: si tratta di strumenti fortemente illiquidi e opachi, il cui valore all’interno delle banche supervisionate dal SSM è pari a 12 volte quello degli asset creditizi.
In questo contesto, è altamente probabile che una valutazione degli attivi delle Bcc da parte della vigilanza di Francoforte sia fortemente penalizzante e conduca alla necessità di ulteriori aumenti di capitale da parte del mondo del credito cooperativo. Non avendo esse soci proprietari ed essendo destinate a costituirsi in SpA, non è inverosimile pensare che possano essere grandi gruppi esteri a scalare le nuove capogruppo; nel frattempo, tuttavia, la necessità di prepararsi all’impatto della riforma viene affrontata dai gruppi Bcc esistenti con l’idea di effettuare licenziamenti e razionalizzazioni che coinvolgeranno fino al 10% del personale.
È bene ricordare che altri paesi europei, come ad esempio la Germania, hanno mantenuto il proprio sistema di banche cooperative al riparo dalla vigilanza del SSM ed hanno anzi rilanciato dei fondi di garanzia istituzionale (Institutional Protection Schemes) che consentono alle banche cooperative di formare fondi comuni di protezione che si attivano in caso di fragilità finanziaria di uno degli istituti membri; il tutto senza compromettere in alcun modo l’autonomia operativa e il modello economico delle banche cooperative.
Ancora una volta, gli interessi nazionali non sono stati tutelati dalle nostre classi dirigenti, le quali hanno accettato di snaturare il sistema di banche popolari e Bcc per paura che alcune decine di questi istituti potessero finire sotto bail-in. Ci si sarebbe potuti opporre all’intera direttiva BRR in sede di Consiglio Ue e non lo si è fatto, con tutte le conseguenze che ciò ha comportato.
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Sarà una razionalizzazione che investirà il 10% dei lavoratori, quella che dovrà gestire il prossimo contratto delle banche di credito cooperativo. «Il settore ha ampi margini di crescita sia in termini di efficienza che di produttività», interpreta il responsabile del servizio relazioni sindacali di Federcasse, Marco Vernieri. E, volendo quantificare questi margini, considerato che oggi le Bcc […].
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