"Tenere a bada" chi tenta di raggiungerci, ostacolare l'emancipazione altrui
di Alessandro Bolzonello
Trascorriamo la nostra vita lungo binari ben definiti, gli stessi nei quali siamo stati immessi dalla nascita. Il nostro mondo è circoscritto: connotato più dalla storia pregressa che dall’individuale intraprendenza. Poche le variazioni possibili.
Prendere atto del lascito e riprodurre al meglio quanto ricevuto è compito inderogabile. Accettarlo è vitale, pena l’insignificanza, l’incompiutezza.
Siamo e rimaniamo appartenenti a ciò che ci ha generato, simili dentro la cerchia, ma chiaramente diversi fuori: depositari di storie diverse, aderenti ad ambiti differenti, detentori di valori diversi, connotati da percorsi dissimili. Ecco l’esistenza di vere e proprie aggregazioni, gruppi, quasi caste, assolutamente naturali e legittime.
La dichiarazione universale dei diritti umani afferma che “gli essere umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti“, promulga implicitamente un concetto di possibilità ed espressione libera, ipotizza un modello di trasferibilità e mobilità sociale. Ideologia e retorica.
Una cosa è la diversità, altra cosa la disuguaglianza.
La diversità ha a che fare con l’identità e in quanto tale va riconosciuta e alimentata; la disuguaglianza rinvia alla disparità, all’ingiustizia e al pregiudizio, quindi va presidiata, contingentata, anche limitata. La diversità è funzionale all’identificazione della cultura, alla costruzione dell’appartenenza; la disuguaglianza conduce al privilegio, frutto dell’esercizio di un potere dato ed esercitato a favore di alcuni e a discapito di altri.
L’informazione pervasiva degli ultimi anni ha avvicinato gli uni agli altri sollecitando l’ambiguità del rapporto tra diversità e disuguaglianza: chi ha di meno ambisce a raggiungere coloro che hanno di più, chi ha di più si difende da chi ha di meno.
Se è comprensibile che dalla posizione di partenza ognuno faccia di tutto per non retrocedere, per non perdere i requisiti dell’originaria appartenenza, meno giustificabile è prodigarsi ad ostacolare l’altrui tentativo di emancipazione. Ma è la realtà dell’oggi: disinteresse, anestetizzazione, vincoli burocratici, barriere all’entrata, rimpatri, omissione di soccorso sono istanze concettuali e operative utilizzate a piene mani, formalmente legittime, sostanzialmente vere e proprie violazioni e prevaricazioni. La diversità si presta ad essere strumentalizzata per giustificare, se non incrementare, la disuguaglianza.
Non c’è nessun merito della posizione d’origine, né più di tanto per averla mantenuta nel tempo. C’è demerito, violenza e sopraffazione, ogni qual volta ci si prodiga, esplicitamente e/o implicitamente, con l’azione ma anche con l’omissione, a tenere a bada chi tenta di raggiungerci.
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Foto: irreversibilità
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