Una breve riflessione su globalismo, nazionalismo e sovranismo
Gli antichi però sapevano
che il seminare, il raccogliere, il mietere
e tutte le altre fasi della coltivazione
dipendono in misura grandissima dalla pace.
Senza il duraturo tacere delle armi,
senza la tranquillità e la sicurezza dei confini,
a nulla vale
il quotidiano affanno posto nella cura della terra.
(da “Miti e leggende nordiche” di Salvatore Tufano)
Il sipario del teatro mondiale freme per aprirsi. cosa si rappresenterà? una versione restaurata di “Wargames”: Hollande e Merkel giocano a fare i negoziatori. Putin gioca a dire come stanno realmente le cose. Per fare sul serio c’è il “The day after”.
E oggi? intanto oggi ci si accomoda in sala, e per incitare gli attori, si applaude alla pace.
E la pace quando va in scena? Beh, quello della pace è un copione parecchio difficile da interpretare, ha personaggi sempre in cerca d’autore…
Che requisiti dovrebbero avere questi autori per poter parlare di pace? dovrebbero essere uomini liberi e far in modo che tutti gli uomini siano liberi. e come ottenere la libertà? facendo in modo che esistano i confini.
Perché non v’è scelta umana che non implichi un confine che divide ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ciò che possibile da ciò che non lo è, ciò che è appetibile da ciò che non lo è, ciò che è mio da ciò che è tuo.
I confini sono i pilastri su cui costruire le stanze della pace. e fors’anche la vita stessa, dal momento che la vita di ciascuno di noi non è altro che la personale storia che ci identifica.
Infatti, nel dar forma al mondo non solo delle proprie relazioni, ma anche della propria stessa coscienza e personalità, l’essere umano deve necessariamente tenere ben chiari e ben saldi i confini tra “sé” e “l’altro”: proiettare sugli altri le proprie paure e i propri bisogni, significa popolare il mondo di persecutori, specchio delle nostre difficoltà e delle nostre speranze deluse. Lì dove vi è confusione e indifferenziazione estrema di questi confini, vi è patologia, e l’essere umano non è più padrone della propria vita.
Formarsi come persona è il primo passo per formarsi necessariamente come cittadino. E anche in questo caso l’essere l’unico e solo titolare dei propri diritti e dei propri doveri, rende ogni uomo in grado di poter rispondere delle proprie azioni davanti a se stesso, ai propri insegnanti, alla propria famiglia, alla legge.
Infine, avere una propria cultura, una propria storia, la conoscenza attenta e costante del proprio territorio, con le sue carenze e le sue risorse, consente a un popolo di dar frutto e significato al proprio lavoro, e con ciò stesso alla propria dignità nel mondo.
Quindi i confini devono essere ben chiari e ben netti. Ma devono avere anche la “misura giusta”, perchè esattamente come un buon paio di scarpe comode, non devono essere né troppo stretti e né troppo larghi.
Eppure c’è chi, ingenuamente o in malafede, questi confini li vuole allargare. ma più è grande la terra recintata dai confini, più è grande il potere di chi la comanda. più è grande il potere del padrone della terra, più sarà servo il popolo che la abita.
Magari qualcun altro, i confini li vorrebbe addirittura globalmente abolire. ma questo significa abolire i popoli, significa battezzare questo mondo come terra di nessuno, che non è sinonimo di terra di tutti, è sinonimo di terra del più forte. significa legittimare chiunque ne abbia la forza e il malvagio animo, a depredare, saccheggiare, distruggere, assoggettare, e privare tutti gli altri di ciò che più gli piace.
È il diritto di possesso, e i netti confini di questo possesso, che preservano la giustizia e la pace tra i vicini e i lontani di casa.
Gli antichi, “profondi conoscitori di arcane corrispondenze simboliche”, lo avevano ben capito. Non a caso i poeti nordici ci narrano di Freyr, nume tutelare della pace, posto a difesa dei campi, che sanzionava con la sua stessa presenza la legittimità dei possedimenti.
Amare le radici della propria Terra, riconoscere in essa la propria Patria, madre delle nostre madri, e unire la nostra memoria a quella della terra che silenziosamente ancora le abbraccia per noi, è la vera bandiera della pace che ognuno dovrebbe sbandierare nello spettacolo della vita.
Amare la propria Terra, onorarne i confini, ci rende cittadini del mondo, ovvero cittadini che sanno stare nel mondo, esattamente come solo coloro che hanno imparato a rispettare la propria casa, possono portare quel rispetto in casa d’altri, dove mai si sognerebbero d’entrare senza bussare, o urlare, pretendere e minacciare.
Se un cittadino non ha una casa, non sente nessun luogo e nessun affetto come propria casa, è un vagabondo alla mercé dei più violenti: bene che gli vada diventa un mercenario ricattato dal potere, male che gli vada, verrà derubato di ogni cosa dai mercenari del potere.
Se un cittadino crede che in una terra astratta, senza confini, potrà “affermare la propria sovranità e da lì ripartire per vincere le sfide globali”, ha la stessa speranza di sopravvivere di una gazzella che va a piantarsi in mezzo a un branco di leoni. Solo chi è senza affetti e senza patria pensa alle sfide globali, ma chi ha la propria Casa da accudire, non ha tempo né voglia per le sfide di potere, men che meno globali.
“Affermare la propria sovranità” significa affermare di essere contro ogni forma di globalismo che vorrebbe allargare fino ad abolire i confini, per annullare l’identità e quindi la vita stessa degli uomini e usarli come propria merce, ma anche contro ogni forma di nazionalismo che usa i confini per calpestarli e piegare le identità di molti al volere di pochi.
Il sovranismo è quindi il diretto antagonista non solo del globalismo, ma anche del nazionalismo.
Perché se il nazionalismo mira a colonizzare depredando popoli e confini, il sovranismo mira a preservare la propria terra e la propria gente, e non vuole dar ordini a nessuno se non a casa propria.
Il nazionalista NON ama la sua patria, la usa come alibi delle sue ideologie di dominio e di guerra.
Il sovranista ama la pace e la sua terra, ha la dignità di bussare, chiedere e non pretendere, cercare il dialogo con tutti e non minacciare nessuno.
E quanto più l’attuale propaganda europeista ostacolerà, denigrerà e paventerà la crescita di un sentimento di dignità patriottica, tanto più aprirà il varco ai risentimenti nazionalistici.
Probabilmente sarà questa la grande prova che i sovranisti dovranno superare: rendere visibili gli ennesimi, vitali confini: quelli tra sovranismo e nazionalismo.
Solo una donna vera poteva scrivere queste riflessioni che toccano la ragione e il cuore insieme.
Condivido totalmente il sentire e apprezzo la sua logica stringente e la scrittura pregnante e poetica.
Bellissimo articolo.
Bellissimo!
Un articulo che respectiva il mio modo di vedere, senza confini non si costruisce nulla. Coloro che non vogliono confini sono in gran parte in malafede, coloro che li seguono e sono in buona fede sono molto ingenui.