GEAB n. 51: Crisi sistemica globale – 2011: L'anno impietoso all'incrocio di tre strade del caos mondiale
trad. di G.P. per Conflittiestrategie
Questo numero 51 del GEAB celebra il quinto anniversario della pubblicazione del Global Europe Anticipation Bulletin. Nel gennaio 2006, in occasione del GEAB N°1, il gruppo di LEAP/E2020 indicava che la fase da quattro a sette anni che si approssimava sarebbe stata caratterizzata “dalla caduta del muro del dollaro„, fenomeno simile a quello della caduta del muro di Berlino che negli anni successivi aveva trascinato al crollo il blocco comunista, quindi alla fine dell'URSS. Oggi, in questo GEAB N°51 che presenta trentadue previsioni per il 2011, riteniamo che l'anno a venire sarà un anno cerniera in questo processo, dispiegandosi dunque tra il 2010 ed il 2013. Sarà in ogni caso un anno impietoso poiché, infatti, segnerà l'entrata del mondo pre-crisi nella fase terminale(1).
Dal settembre 2008, momento in cui l'evidenza della natura globale e sistemica della crisi si è imposta a tutti, gli Stati Uniti, e dietro di loro i paesi occidentali, si sono accontentati di misure palliative che non hanno fatto altro che mascherare gli effetti erosivi della crisi sulle basi del sistema internazionale contemporaneo. Il 2011, secondo il nostro gruppo, segnerà il momento determinante allorché da una parte queste misure palliative vedono dissolversi il loro effetto anestetizzante mentre, al contrario, emergeranno brutamente in primo piano le conseguenze dello smembramento sistemico di questi ultimi anni (2). Riassumendo, il 2011 sarà segnato da una serie di chocs violenti che faranno esplodere le false protezioni realizzate dal 2008 (3) e che porteranno via “i pilastri„ sui quali riposa da decenni “il muro dollaro„. Solo i paesi, Comunità, organizzazioni ed individui che da tre anni hanno realmente tratto una lezione dalla crisi in corso, al fine di allontanarsi il più rapidamente possibile dai modelli, valori e comportamenti pre-crisi, attraverseranno indenni quest'anno; gli altri saranno trascinati nella processione di difficoltà monetarie, finanziarie, economiche, sociali e politiche che il 2011 riserverà. Così, poiché pensiamo che il 2011 sarà globalmente l'anno più caotico dal 2006, data dell'inizio dei nostri lavori sulla crisi, il nostro gruppo si è concentrato nella GEAB N°51 su 32 previsioni, che comportano anche numerose raccomandazioni per fare fronte agli chocs a venire. Si tratta di una sorta di mappa previsionale delle scosse finanziarie, monetarie, politiche, economiche e sociali per i prossimi dodici mesi quella che offre questo numero del GEAB. Se il nostro gruppo ritiene che il 2011 sarà l'anno più terribile dal 2006, data dell'inizio del nostro lavoro di previsione della crisi sistemica, è in quanto siamo all'incrocio delle tre strade del caos mondiale. Fallito il trattamento di fondo delle cause della crisi, dal 2008 il mondo non ha fatto che rinculare per saltare meglio.
Un sistema internazionale esangue
La prima strada che la crisi può prendere per generare un caos mondiale, è semplicemente uno choc violento ed imprevedibile. La rovina del sistema internazionale ormai è in stato così avanzato che la sua coesione è alla mercé di catastrofi di qualsiasi portata (4). Basta vedere l'incapacità della Comunità internazionale di aiutare efficacemente da un anno Haiti (5), gli Stati Uniti di ricostruire New Orleans da sei anni, l' ONU di regolare i problemi del Darfour e della Costa d' Avorio da un decennio, gli Stati Uniti di fare avanzare la pace nel Vicino-Oriente, la NATO di battere i taliban in Afganistan, il Consiglio di sicurezza di controllare le questioni coreane ed iraniane, l' Occidente di stabilizzare il Libano, il G20 di porre fine alla crisi mondiale finanziaria, alimentare, economica, sociale, monetaria,… per constatare che sull'insieme della gamma delle catastrofi climatiche ed umanitarie, come crisi economiche e sociali, il sistema internazionale è ormai impotente. In realtà, almeno dalla metà degli anni 2000, l'insieme dei grandi attori mondiali, ai primi posti dei quali si trovano naturalmente gli Stati Uniti e il suo corteggio di paesi occidentali, fa soltanto propaganda, gesticolazione. Nella realtà, non va più nulla: la pallina delle crisi gira e ciascuno trattiene il respiro affinché essa non cada nella sua casella. Ma gradualmente la moltiplicazione dei rischi e dei temi di crisi ha trasformato la roulette da casinò in roulette russa. Per LEAP/E2020, il mondo intero inizia a giocare alla roulette russa (6), o piuttosto alla sua versione 2011 “la roulette americana„, con cinque pallottole nel tamburo.
L' innalzamento dei prezzi delle materie prime (alimentari, energetici (7),…) ci ricorda il 2008 (8). E' infatti nel semestre che precedette il crollo di Lehman Brothers e di Wall Street che si è situato l'ultimo episodio di forti aumenti dei prezzi delle materie prime. E le cause attuali sono della stessa natura di quelle di ieri: una fuga dagli attivi finanziari e monetari a favore di sistemazioni “concrete„. Ieri i grandi operatori fuggivano i crediti ipotecari e tutto ciò che ne dipendeva come il dollaro US; oggi fuggono l'insieme dei valori finanziari ed i buoni del tesoro (C) ed altri debiti pubblici. Occorre dunque aspettarsi, tra la primavera 2011 e l'autunno 201,1 l'esplosione della bolla quadrupla dei buoni del tesoro, dei debiti pubblici (10), dei bilanci bancari (11) e del settore immobiliare (americano, cinese, britannico, spagnolo,… e commerciale (12)); tutto ciò si svolge sul fondo di guerra monetaria esacerbata (13). L' inflazione indotta dal Quantitative Easing americano, britannico e giapponese e le misure d'incentivazione degli stessi, degli europei e dei cinesi sarà uno dei fattori destabilizzanti del 2011 (14). Ci ritorneremo nei particolari in questo GEAB N°51. Ma, quel che è evidente osservando ciò che avviene in Tunisia (15), il contesto mondiale, in particolare l'aumento dei prezzi delle derrate e dell'energia, sfocerà d'ora in poi in chocs sociali e politici radicali (16). L' altra realtà che rivela il caso tunisino, è l'impotenza “dei padrini„ francesi, italiani o americani di impedire il crollo di “un regime-amico„ (17).
Impotenza dei principali attori geopolitici mondiali
E quest'impotenza dei principali attori geopolitici mondiali è l' altra strada che la crisi può utilizzare per generare un caos mondiale nel 2011. Infatti, si possono classificare le principali potenze del G20 in due gruppi tra cui il solo punto in comune è che non riescono ad influenzare gli eventi in modo decisivo. Da un lato c'è l' Occidente moribondo con, da una parte, gli Stati Uniti, di cui il 2011 dimostrerà che la sua leadership è solo un romanzo (vedere in questo GEAB N°51) e che essi tentano di solidificare tutto il sistema internazionale nella sua configurazione dell'inizio degli anni 2000 (18); e poi c'è l' Eurolandia, “sovrana„ in gestazione che principalmente è concentrata sul suo adattamento al suo nuovo ambiente (19) ed sul suo nuovo statuto d'entità geopolitica emergente (20), e che non ha dunque né la forza, né la visione necessaria per pesare sugli eventi mondiali (21). E dall'altro lato, si trovano i BRIC (con in particolare la Cina e la Russia) che si dimostrano incapaci per il momento di prendere il controllo completo o parziale del sistema internazionale e la cui sola azione si limita dunque a scalzare con discrezione ciò che resta della basi dell'ordine pre-crisi (22).
Alla fine, c' è pertanto un'impotenza che si generalizza (23) a livello della Comunità internazionale, che rafforza non soltanto il rischio di chocs principali, ma anche l'importanza delle conseguenze di questi chocs. Il mondo del 2008 è stato preso di sorpresa dallo choc violento della crisi, ma il sistema internazionale era paradossalmente meglio fornito per reagire poiché organizzato intorno ad un leader incontestato (24). Nel 2011, non sarà così: non soltanto non c'è un leader incontestato, ma il sistema è esangue come si è detto in precedenza. E la situazione è ancora peggiorata dal fatto che le società di un grande numero di paesi del pianeta sono sul precipizio della caduta socioeconomica.
Società sul precipizio della caduta socioeconomica
E' in particolare il caso di Stati Uniti ed Europa dove tre anni di crisi iniziano a pesare molto nella bilancia socioeconomica, e dunque politica. Le famiglie americane ormai insolventi per decine di milioni oscillano tra povertà subita (25) e collera anti-sistema. I cittadini europei, incastrati tra disoccupazione e smantellamento dello Stato-provvidenza (26), iniziano a rifiutare di pagare le aggiunte delle crisi finanziarie e di bilancio ed intraprendere la ricerca dei colpevoli (banche, euro, partiti politici di governo,…). Ma anche fra le potenze emergenti, la transizione violenta costituita dalla crisi, conduce tali società verso situazioni di rottura: in Cina, la necessità di controllare le bolle finanziarie in progressione confligge col desiderio d'arricchimento di settori interi della società come col bisogno di occupazione di decine di milioni di lavoratori precari; in Russia, la debolezza della rete sociale si adatta male all'arricchimento delle élite, come anche nell'Algeria agitata da sommosse. In Turchia, in Brasile, in India, ovunque la transizione rapida conosciuta da questi paesi determina sommosse, proteste, attentati. Per ragioni a volte paradossali, sviluppo per le une, impoverimento per le altre, un po' dovunque sul pianeta le nostre varie società abbordano il 2011 in un contesto di forti tensioni, di rotture socioeconomiche, trasformandosi polveriere politiche. E' la sua posizione all'incrocio di queste tre strade che fa del 2011 un anno impietoso. E impietoso lo sarà per gli Stati (e le Comunità locali) che hanno scelto non di trarre le difficili lezioni dai tre anni di crisi che sono seguiti e/o che si sono accontentati di cambiamenti cosmetici che non hanno modificato in nulla i loro squilibri fondamentali. Lo sarà anche per le imprese (e per gli Stati (27)) che hanno creduto che la schiarita del 2010 fosse il segno di un ritorno “alla normalità„ dell'economia mondiale. E infine lo sarà per gli investitori che non hanno capito che i valori di ieri (titoli, valute,….) non potevano essere quelle di domani (in ogni caso per molti anni). La Storia è generalmente una “buona figlia„. Dà spesso un colpo di ammonimento prima di spazzare il passato. Questa volta, ha dato il colpo di ammonimento nel 2008. Riteniamo che nel 2011, darà il colpo di spazzola. Solo gli attori che hanno intrapreso, forse laboriosamente, forse parzialmente, l'adattamento alle nuove condizioni generate dalla crisi potrà resistere; per gli altri il caos è la fine della strada.
Notes:
(1) Ou du monde tel qu'on le connaît depuis 1945 pour reprendre notre description de 2006.
(2) La récente décision du ministère du Travail américain d'étendre à cinq ans la mesure du chômage de longue durée dans les statistiques de l'emploi US, au lieu du maximum de deux ans jusqu'à maintenant, est un bon indicateur de l'entrée dans une étape nouvelle de la crise, une étape qui voit disparaître les « habitudes » du monde d'avant. D'ailleurs, le gouvernement américain cite « la montée sans précédent » du chômage de longue durée pour justifier cette décision. Source :
The Hill, 28/12/2010
(3) Ces mesures (monétaires, financières, économiques, budgétaires, stratégiques) sont désormais étroitement connectées. C'est pourquoi elles seront emportées dans une série de chocs successifs.
(4) Source :
The Independent, 13/01/2011
(5) C'est même pire puisque c'est l'aide internationale qui a apporté le choléra dans l'île, faisant des milliers de morts.
(6) D'ailleurs Timothy Geithner, le ministre américain des Finances, peu connu pour son imagination débordante, vient d'indiquer que « le gouvernement américain pouvait avoir à nouveau à faire des choses exceptionnelles », en référence au plan de sauvetage des banques de 2008. Source : MarketWatch, 13/01/2011
(7) D'ailleurs l'Inde et l'Iran sont en train de préparer un système d'échange « or contre pétrole » pour tenter d'éviter des ruptures d'approvisionnement. Source :
Times of India, 08/01/2011
(8) L'indice FAO des prix alimentaires vient de dépasser en Janvier 2011 (à 215) son précédent record de Mai 2008 (à 214).
(9) Les banques de Wall Street se débarrassent actuellement à très grande vitesse (sans équivalent depuis 2004) de leurs Bons du Trésor US. Leur explication officielle est « l'amélioration remarquable de l'économie US qui ne justifie plus de se réfugier sur les Bons du Trésor ». Bien entendu, vous êtes libres de les croire comme le fait le journaliste de
Bloomberg du 10/01/2011.
(10) Ainsi l'Euroland avance déjà à grand pas sur le chemin décrit dans le GEAB N°50 d'une décote en cas de refinancement des dettes d'un Etat-membre ; tandis que désormais les dettes japonaise et américaine s'apprêtent à entrer dans la tourmente. Sources :
Bloomberg, 07/01/2011 ; Telegraph, 05/01/2011
(11) Nous estimons que d'une manière générale les bilans des grandes banques mondiales contiennent au moins 50% d'actifs-fantômes dont l'année à venir va imposer une décote de 20% à 40% du fait du retour de la récession mondiale avec l'austérité, de la montée des défauts sur les prêts des ménages, des entreprises, des collectivités, des Etats, des guerres monétaires et de la reprise de la chute de l'immobilier. Les « stress-tests » américain, européen, chinois, japonais ou autres peuvent toujours continuer à tenter de rassurer les marchés avec des scénarios «
Bisounours » sauf que cette année c'est « Alien contre Predator » qui est au programme des banques. Source : Forbes, 12/01/2011
(12) Chacun de ces marchés immobiliers va encore fortement baisser en 2011 pour ceux qui ont déjà entamer leur chute ces dernières années, ou dans le cas chinois, va entamer son dégonflement brutal sur fond de ralentissement économique et de rigueur monétaire.
(13) L'économie japonaise est d'ailleurs l'une des premières victimes de cette guerre des monnaies, avec 76% des chefs d'entreprises des 110 grandes sociétés nippones sondées par Kyodo News se déclarant désormais pessimistes pour la croissance japonaise en 2011 suite à la hausse du Yen. Source :
JapanTimes, 04/01/2011
(14) Voici quelques exemples édifiants rassemblés par l'excellent John Rubino. Source :
DollarCollapse, 08/01/2011
(15) Pour rappel, dans le
GEAB N°48, du 15/10/2010, nous avions classé la Tunisie dans les « pays à risques importants » pour 2011.
(16) Nul doute d'ailleurs que l'exemple tunisien génère une salve de réévaluation parmi les agences de notation et les « experts en géopolitiques » qui, comme d'habitude, n'ont rien vu venir. Le cas tunisien illustre également le fait que ce sont désormais les pays satellites de l'Occident en général, et des Etats-Unis en particulier, qui sont sur le chemin des chocs de 2011 et des années à venir. Et il confirme ce que nous répétons régulièrement, une crise accélère tous les processus historiques. Le régime Ben Ali, vieux de vingt-trois ans, s'est effondré en quelques semaines. Quand l'obsolescence politique est là, tout bascule vite. Or c'est l'ensemble des régimes arabes pro-occidentaux qui est désormais obsolète à l'aune des évènements de Tunisie.
(17) Nul doute que cette paralysie des « parrains occidentaux » va être soigneusement analysée à Rabat, au Caire, à Djeddah et Amman par exemple.
(18) Configuration qui leur était la plus favorable puisque sans contrepoids à leur influence.
(19) Nous y revenons plus en détail dans ce numéro du GEAB, mais vu de Chine, on ne s'y trompe pas. Source :
Xinhua, 02/01/2011
(20) Petit à petit les Européens découvrent qu'ils sont dépendants d'autres centres de pouvoir que Washington. Pékin, Moscou, Brasilia, New Delhi, … entrent très lentement dans le paysage des partenaires essentiels. Source :
La Tribune, 05/01/2011 ; Libération, 24/12/2010 ; El Pais, 05/01/2011
(21) Toute l'énergie du Japon est concentrée sur sa tentative désespérée de résister à l'attraction chinoise. Quant aux autres pays occidentaux, ils ne sont pas en mesure d'influer significativement sur les tendances mondiales.
(22) La place du Dollar US dans le système mondial fait partie de ces derniers fondements que les BRIC érodent activement jour après jour.
(23) En matière de déficit, le cas américain est exemplaire. Au-delà du discours, tout continue comme avant la crise avec un déficit en gonflement exponentiel. Pourtant même le FMI tire désormais la sonnette d'alarme. Source :
Reuters, 08/01/2011
(24) D'ailleurs même le
Wall Street Journal du 12/01/2011, se faisant l'écho du Forum de Davos, s'inquiète de l'absence de coordination internationale, qui est en soi un risque majeur pour l'économie mondiale.
(25) Des millions d'Américains découvrent les banques alimentaires pour la première fois de leur vie, tandis qu'en Californie, comme dans de nombreux autres états, le système éducatif se désagrège rapidement. En Illinois, les études sur le déficit de l'Etat le comparent désormais au Titanic. 2010 bat le record des saisies immobilières. Sources :
Alternet, 27/12/2010 ; CNN, 08/01/2011 ; IGPA-Illinois, 01/2011 ; LADailyNews, 13/01/2011
(26) L'Irlande qui est face à une reconstruction pure et simple de son économie est un bon exemple de situations à venir. Mais même l'Allemagne, aux résultats économiques pourtant remarquables actuellement, n'échappe pas à cette évolution comme le montre la crise du financement des activités culturelles. Tandis qu'au Royaume-Uni, des millions de retraités voient leurs revenus amputés pour la troisième année consécutive. Sources :
Irish Times, 31/12/2010 ; Deutsche Welle, 03/01/2011 ; Telegraph, 13/01/2011
(27) A ce sujet, les dirigeants américains confirment qu'ils foncent tout droit dans le mur des dettes publiques, faute d'anticiper les difficultés. En effet la récente déclaration de Ben Bernanke, le patron de la FED, dans laquelle il affirme que la Fed n'aidera pas les Etats (30% de baisse des revenus fiscaux en 2009 d'après le
Washington Post du 05/01/2011) et les villes qui croulent sous les dettes, tout comme la décision du Congrès d'arrêter l'émission des « Build American Bonds » qui ont évité aux Etats de faire faillite ces deux dernières années, illustrent un aveuglement de Washington qui n'a d'équivalent que celui dont Washington a fait preuve en 2007/2008 face à la montée des conséquences de la crise des « subprimes ». Sources : Bloomberg, 07/01/2011 ; WashingtonBlog 13/01/2011
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