L’isolamento del Qatar: il piano di Trump va oltre il Golfo Persico
di LOOKOUT NEWS (Priscilla Inzerilli)
La rottura dei rapporti tra il blocco dei Paesi del Golfo e Doha permette all’Amministrazione USA di lanciare un segnale forte non soltanto all’Iran ma anche ai competitor di Asia ed Europa: Cina e Germania sono avvertite
A pochi giorni dall’annuncio dell’interruzione dei rapporti diplomatici tra il blocco dei Paesi del Golfo – Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi, Egitto e Yemen – e il governo del Qatar, continuano a rincorrersi le ipotesi sui reali motivi del repentino isolamento politico ed economico di Doha.
Le accuse relative alle responsabilità dirette del Qatar nell’aver contribuito finanziariamente alla diffusione del salafismo, la forma più conservatrice ed estremista dell’Islam adottata come base ideologica da realtà come Al Qaeda e Stato Islamico, non sono affatto recenti. Senza dimenticare che anche nel recente passato queste stesse accuse sono state rivolte alla stessa Arabia Saudita, il cui impegno nel sostenere la corrente wahabita in tutto il mondo arabo – e non solo – è noto da tempo.
Sin dal primo momento sono emersi ragionevoli dubbi sulla reale natura della mossa di Riad. L’allineamento tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la famiglia reale dei Saud nell’infliggere un “colpo” diplomatico al Qatar rappresenta, secondo diversi analisti, un attacco trasversale di natura politica ed economica nei confronti dell’Iran, che con il governo qatarino intrattiene buoni rapporti e con il quale gestisce congiuntamente il giacimento di gas naturale South Pars/North Dome.
Le ripercussioni in Europa e Asia
Gli effetti del gelo diplomatico tra i cinque paesi dell’area del Golfo e il Qatar rischiano ora di espandersi oltre i confini del Golfo Persico per arrivare a lambire l’Asia Orientale e l’Europa. La scelta di isolare Doha in questo determinato momento potrebbe infatti rappresentare un ulteriore colpo di sponda nei confronti dei rivali economici degli Stati Uniti, come ad esempio la Cina e la Germania, Paesi verso cui viene indirizzata la maggior parte degli investimenti diretti esteri del piccolo emirato, il quale sembrerebbe ormai al centro di una vera e propria doppia guerra per procura, politica e finanziaria.
L’esclusione diplomatica del Qatar rappresenta un problema soprattutto per la Cina. Dal 2004 Pechino si impegna attivamente nella negoziazione di un accordo di libero scambio con il Consiglio di Cooperazione del Golfo, che include il Qatar ma anche tre dei Paesi che il 5 giugno hanno emesso la “fatwa” nei suoi confronti, ovvero Arabia Saudita, Bahrein ed Emirati Arabi.
(L’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani)
L’ostruzionismo posto soprattutto da Riad e Abu Dhabi rappresenta un grattacapo non da poco per i cinesi, che dal 2014 hanno all’attivo con il Qatar accordi di realizzazione di progetti infrastrutturali per il valore di circa 8 miliardi di dollari e che, nell’ultimo anno, hanno incrementato del 77,5% i loro investimenti diretti verso l’emirato arabo. Il Qatar, a sua volta, ha fornito alla Cina il 19% delle importazioni di gas naturale liquefatto (dati IHS Fairplay), arrivando a essere il secondo principale esportatore di GNL verso la Repubblica Popolare Cinese.
Obiettivi e rischi della strategia di Trump
Gli ostacoli contro cui presto potrebbe dover andare incontro Pechino fanno certamente gioco all’Amministrazione USA. All’indomani dell’annuncio del congelamento delle relazioni con Doha da parte di Riad, il capo della Casa Bianca ha espresso la propria soddisfazione su Twitter: «È bello vedere che la visita in Arabia Saudita e l’incontro con i 50 Stati (del mondo sunnita, ndr) sta ripagando. Hanno detto che avrebbero assunto la linea dura sui finanziamenti al terrorismo, puntando al Qatar».
(La base aerea di Al Udeid in Qatar)
Quanto sta accadendo implica inevitabilmente dei rischi per gli stessi Stati Uniti. In Qatar si trova infatti la base militare di Al Udeid, la più grande degli USA in Medio Oriente, da dove partono la maggior parte delle operazioni aeree contro lo Stato Islamico in Iraq e Siria e contro i qaedisti in Afghanistan.
Ciò non sta impedendo però a Trump di puntare dritto sulla strategia concordata con l’Arabia Saudita. Il suo obiettivo va ben oltre lo scacchiere mediorientale: riposizionare gli Stati Uniti all’interno di un quadro geopolitico di stampo “pre-obamiano” e puntare a un progressivo isolamento dei propri avversari nei rispettivi contesti regionali, a cominciare dall’Iran in Medio Oriente. Cina e Germania sono avvertite.
Fonte: http://www.lookoutnews.it/qatar-isolamento-accordo-trump-arabia-saudita/
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