Cina: aperto il ponte più lungo del mondo
di SICUREZZA INTERNAZIONALE
La Cina ha inaugurato il ponte sul mare più lungo del mondo che attraversa il Delta del Fiume delle Perle e collega Hong Kong, Macao e la città continentale cinese di Zhuhai.
Si tratta del ponte di 55 km – compresi 6 chilometri di tunnel sottomarino e tre isole artificiali per gli snodi – che collega la città di Zhuhai, nella provincia del Guangdong sul Continente, alle isole di Hong Kong e di Macao ed è costato, secondo le stime, 20 miliardi di dollari e un collegamento stradale importante per l’economia del Delta del Fiume delle Perle su cui i tre porti affacciano. Il completamento del ponte è stato ritardato di 2 anni rispetto alle previsioni iniziali e ha lo scopo di ridurre il tempo necessario per raggiungere in auto le due rive del Fiume delle Perle e ha lo scopo di migliorare i collegamenti della zona che il governo cinese chiama “Area della Grande Baia”.
Alla cerimonia di inaugurazione del ponte ha presenziato direttamente il presidente cinese Xi Jinping nel sud della Cina per la sua prima visita nella provincia del Guangdong in quasi sei anni. Dopo il presidente hanno preso la parola il Vice Premier Han Zheng e i leader dei governi provinciali di Hong Kong, Macao e del Guangdong, provincia in cui si trova Zhuhai.
Il Delta del Fiume delle Perle include l’isola di Hong Kong – considerata da Pechino regione a statuto speciale e semi-autonoma governata secondo il principio “un Paese, due sistemi” – l’hub tecnologico di Shenzhen e le aree manifatturiere di Zhuhai e Dongguan e si estende fino a Macao, ex colonia portoghese nota per i suoi casinò che è relativamente meno sviluppata. Si tratta di una zona considerata da Pechino un motore economico potente per la Cina e il governo cinese punta a svilupparla sempre di più, dato che è considerata fondamentale per la realizzazione dell’iniziativa Belt and Road.
Il Ponte dei record, come è stato definito essendo il ponte sul mare più lungo del mondo, per cui sono state impiegate 420 mila tonnellate di acciaio e 1,1 milioni di metri cubi di cemento in nove anni di lavori – la costruzione è iniziata nel 2009 – è stato progettato per essere in grado di sostenere terremoti da 8 gradi della scala Richter e uragani e ha un’altezza tale da permettere il passaggio delle navi al di sotto.
Il ponte potrà essere usato in modo limitato dalle automobili private che avranno bisogno di permessi speciali, mentre la maggior parte dei passeggeri lo utilizzeranno grazie alle line di bus. Secondo le stime del governo cinese, entro il 2030, il ponte dovrebbe raggiungere i 126 mila passeggeri al giorno.
Il nuovo ponte, sebbene sia considerato un grande traguardo per la Cina, presenta alcuni punti controversi. Il primo riguarda la gestione del Ponte stesso che è stata suddivisa tra i tre governi provinciali. Il problema si pone poiché le procedure doganali, i regolamenti, le assicurazioni e il sistema legislativo tra la Cina e Hong Kong sono differenti, secondo il principio “un Paese, due sistemi” che regola i rapporti tra Pechino e l’isola da quando questa è tornata sotto giurisdizione cinese nel 1997. Per poter gestire in modo efficiente il collegamento logistico, i “due sistemi” dovranno allinearsi su dei punti comuni, secondo il Direttore dell’Ufficio Trasporti di Hong Kong.
Il secondo punto concerne il budget per la costruzione del Ponte Zhuhai-Hong Kong-Macao che ha superato quello iniziale per di 110 miliardi di dollari di Hong Kong. Un costo totale che viene stimato – poiché dall’inizio dei lavori spesso il budget è stato rivisto e modificato senza comunicazioni trasparenti alla popolazione – intorno ai 20 miliardi di dollari americani e che non è stato ripartito in modo egualitario tra le tre province coinvolte. Mentre la municipalità di Zhuhai sostiene il 35,1% dei costi e Macao il 14,7%, il restante 50,2% spetta ad Hong Kong.
Il terzo punto riguarda l’impatto ambientale del Ponte, simile a quello di altri grandi progetti infrastrutturali portati avanti dalla Cina. Gli ambientalisti di Hong Kong hanno più volte manifestato perché la tutela degli ecosistemi marini della Baia venisse presa in considerazione e soprattutto perché venissero tutelati i delfini rosa di Hong Kong.
Il quinto punto controverso – forse il più importante – è quella che il Ponte getta sull’autonomia di Hong Kong. Il ruolo che Xi Jinping ha pensato per l’isola all’interno della strategia di Belt and Road è in netto contrasto con la volontà del popolo di Hong Kong. Le opportunità, anche solo in termini di disponibilità di alloggi, che il Ponte potrebbe portare alle fasce più giovani della popolazione di Hong Kong vengono percepite come minacce all’autonomia dell’isola. Il principio “un Paese, due sistemi” con cui la ex-colonia britannica è tornata sotto la giurisdizione di Pechino come regione ad amministrazione speciale le permette di mantenere un sistema giuridico e legislativo separati da quello centrale cinese.
Negli ultimi anni – in particolare in seguito alle proteste note come il “Movimento degli Ombrelli” organizzate dagli studenti di Hong Kong – la tensione sull’isola per quella che viene percepita come sempre maggiore ingerenza da parte del governo cinese è aumentata sempre di più, con continue proteste seguite da arresti dei manifestanti e dei leader dei movimenti giovanili. Da ultimo, il nuovo governo provinciale presieduto da Carrie Lam, governatrice appoggiata da Pechino, sta portando avanti un riavvicinamento al Continente che viene mal digerito dalla popolazione di Hong Kong. Il Ponte viene visto come l’ennesima strategia messa in atto da Pechino per ridurre l’autonomia di Hong Kong.
Fonte: http://sicurezzainternazionale.luiss.it/2018/10/23/cina-aperto-ponte-piu-lungo-del-mondo/
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