Parliamo brevemente della ‘faccenda Venezuela’.
Il diritto ha molti inconvenienti, talvolta, ma ha un grande vantaggio, è insensibile al vento delle opinioni volatili. Insensibile, finché non venga modificato, ovviamente, ma purché e quando venga modificato nel rispetto delle regole.
Anche le ‘rivoluzioni’, spesso, non riescono a stravolgere il diritto: le singole disposizioni, perfino le singole norme, sì. Ma il diritto, cioè l’ordine generale che regola determinati comportamenti umani, richiede tempo e capacità per essere modificato.
Il diritto internazionale, benché poco conosciuto e pochissimo praticato, non si differenzia da qualunque altro ordinamento giuridico nella sua logica. Si differenzia ‘solo’ per il modo in cui le norme si formano e per il fatto che i soggetti, cui il diritto internazionale si rivolge, sono molto spesso soggetti di un tipo particolare: gli Stati.
Gli Stati, a loro volta, sono titolari di ordinamenti giuridici loro propri, ordinamenti interni, che non possono ovviamente prescindere dal diritto internazionale, se non altro per il semplice e banale motivo per il quale il diritto internazionale essendo il diritto che regola il comportamento di tutti i soggetti e in particolare degli Stati, vale per tutti e si impone a tutti.
Uno de principi fondamentali del diritto internazionale è quello per il quale uno Stato si identifica, cioè parla attraverso il suo Governo legittimo, cioè (attenzione), quello che governa effettivamente.
Ovviamente, se ci pensate, è un principio evidente di tranquillità e sicurezza. Ma un Governo (o un regime, se preferite) può essere lecito o illecito, nel senso che può essere Stato formato nel rispetto delle norme costituzionali o no. Nel secondo caso, è lecito che l’Ordinamento internazionale ne chieda lo smantellamento, in casi estremi anche con la forza (non necessariamente fisica), dato che l’uso della forza nel diritto internazionale è vietata in modo assoluto, come stabilì una volta e per tutte la Corte internazionale di Giustizia, nella controversia tra USA e Nicaragua, che vide la condanna degli USA appunto per l’illecito us della forza.
Infine, la Comunità internazionale può anche reagire di fatto attraverso vari strumenti (forza fisica esclusa) di fronte a situazioni di illegittimità manifesta, come accade ad esempio quando il colpo di Stato in Cile (quello che Di Maio confonde con il Venezuela, sempre che non disponga di quelle capacità divinatorie che a Napoli si definiscono diversamente!) fu condannato dalla Comunità internazionale che agì con vari strumenti pacifici per costringere Pinochet a dimettersi … alla fine ci riuscì.
Tutto ciò per parlare brevemente della faccenda Venezuela.
Il Venezuela è uno Stato, come si suol dire, sovrano. Cioè uno Stato che, pur facendo parte della Comunità internazionale, è al suo interno libero di avere l’ordinamento giuridico che vuole, purché esso non contravvenga a norme fondamentali del diritto internazionale.
Il Venezuela, dunque, ha il proprio ordinamento giuridico, la propria Costituzione, eccetera. Nessun altro Stato può interferire nel modo in cui, nel rispetto della sua Costituzione, il Venezuela agisce all’interno e all’estero. A meno che, la sua Costituzione o il comportamento di chi governa, non violi i principi cardine del diritto internazionale che regolano anche la legittimità dei comportamenti degli Stati. Per esempio (come è accaduto spesso in passato) uno Stato la cui Costituzione giustifichi il razzismo, non è considerato legittimo dal diritto internazionale.
Uno dei cardini di questa legittimità, è il rispetto delle regole costituzionali che stabiliscono in che modo si giunge alla formazione di un Governo. Il quale, una volta formato, si definisce ‘Governo legittimo’, e può solo essere rovesciato (o sostituito) in due modi: attraverso nuove elezioni o, in casi del tutto eccezionali di violazione dei principi cardine del diritto internazionale di cui parlavo prima, attraverso un intervento della Comunità internazionale.
Il Venezuela da tempo vive in una situazione di grave difficoltà economica; quali ne siano i motivi non è importante. È importante, però, sottolineare che in quanto Governo ‘di sinistra’ è, come tradizionalmente è sempre avvenuto, inviso agli USA. Ma, la cosa importante è che l’attuale Governo, tra contestazioni, disordini, conflitti eccetera, è stato scelto legittimamente da un voto popolare.
Se si ritiene che quel voto sia stato coartato o falsato, occorre ricorrere ai meccanismi interni che stabiliscono come ottenere questa verifica. Ma i meccanismi in questione non prevedono anche l’uso della forza, né da parte di chi contesta i risultati né da parte di chi li vuole confermare.
Gli altri Stati non hanno alcun diritto di interferire nei processi interni di formazione dei governi, ripeto fin tanto che quei governi non contravvengano a norma di diritto internazionale ostative alla formazione di quel Governo.
Ora, nel caso del Venezuela, è evidente che la scelta del Governo vi sia stata, sia pure tra contestazioni e violenze. Una Corte suprema ha deciso che quel Governo è legittimo.
Molti affermano che la legittimità non c’è perché sono state violate delle norme e perché il Governo non corrisponde alla volontà popolare.
A parte il fatto che ciò deve essere dimostrato e non bastano le manifestazioni popolari (se sono veramente tali, cioè spontanee e non organizzate da altri Stati) per dire che il Governo non è legittimo, ammesso pure (e non concesso, lo ripeto, perché non dimostrato) gli altri Stati non possono in nessun caso usare la forza contro il Governo legittimo del Venezuela.
Duole dovere dire che le reazioni internazionali a ciò che accade in Venezuela sono assolutamente illecite, nella misura in cui affermano che certe sollevazioni popolari contro un Governo scelto legittimamente, implicano l’obbligo del Governo di abbandonare.
Ammesso e non concesso, perché non dimostrato, dunque, che il Governo del Venezuela coarti la volontà popolare, posto che soffiare sul fuoco della protesta popolare da parte di altri Stati è gravemente illecito (violazione, come accennavo prima del principio di non interferenza negli affari interni di un altro Stato), la Comunità internazionale ha solo il diritto di agire pacificamente per riportare la situazione interna venezuelana ad una situazione di calma.
Ma qualora si dimostrasse che le manifestazioni popolari non sono ‘spontanee’, gli interventi di Stati esteri nella vicenda sono illeciti.
In ogni caso, mai con l’uso diretto o indiretto della forza e, francamente, l’impressione netta è che si stia cercando proprio di agire con la forza per ‘rovesciare’ il Governo Maduro. Responsabile sicuramente della repressione violenta delle manifestazioni e della incapacità di controllarle, ma nulla di più. Che poi agiscano certi Stati come la Francia, alle prese con i gilè gialli, fa una certa impressione: che facciamo, mandiamo i caschi blu ad occupare Parigi?…e magari, mutatis mutandis, Roma?
Forse può apparire mal posta in questo luogo, ma non oso non sottolineare l’ennesimo comportamento immaturo e ambiguo del Governo e dei suoi sostenitori, che perdono l’occasione di distinguersi positivamente dalla massa inchinata, per dire pacatamente le cose come stanno: pretendere nuove elezioni in otto giorni o altro, è inammissibile e illegittimo. Quanto a ‘riconoscere’ come Presidente uno che non è stato eletto è una cosa semplicemente priva di senso.
Ma, nella nostra politichetta, al solito parolaia e superficiale, da non esperto in diritto costituzionale venezuelano, come credo anche l’avvocato del popolo, Di Maio, Grillo eccetera, al solito coglie nel segno Salvini, che dice che si deve mandare a casa un Governo di sinistra: il vero problema, come Cuba, la Bolivia, Grenada, il Cile, eccetera. Attenzione.
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