«Il putinismo è l’ideologia del futuro, non solo in Russia»
di DIARIO DEL WEB
Così l’assistente presidenziale Vladislav Surkov in un articolo per «Nezavisimaya Gazeta», dove ha parlato dell’ideologia in vigore in Russia, dello stato e delle sue prospettive. Un nuovo capitolo di teoria, da parte di chi è considerato il teorico della verticale del potere e dell’attuale sistema politico russo
MOSCA – Il putinismo è l’ideologia del futuro, non solo in Russia. Così l’assistente presidenziale Vladislav Surkov in un articolo per Nezavisimaya Gazeta, dove ha parlato dell’ideologia in vigore in Russia, dello stato e delle sue prospettive. Un nuovo capitolo di teoria, da parte di chi è considerato il teorico della verticale del potere e dell’attuale sistema politico russo. «Nel frattempo, l’interesse degli stranieri nell’algoritmo politico russo è chiaro: non ci sono profeti nelle loro terre d’origine: e la Russia aveva previsto da tempo tutto ciò che accade oggi loro», ha detto Surkov.
Secondo Surkov, il modello moderno dello stato russo si basa sulla fiducia. «Questa è la sua fondamentale differenza dal modello occidentale, che coltiva diffidenza e critica. E questa è la sua forza», aggiunge il funzionario del Cremlino.
Nel XXI secolo, ritiene Surkov, la Russia avrà una lunga e gloriosa storia. «Agirà a modo suo, riceverà e manterrà posizioni dominanti nel girone principale della lotta geopolitica. Prima o poi, tutti quelli che chiedono che la Russia ‘cambi comportamento’, dovranno accettarlo», scrive.
L’assistente di Vladimir Putin sottolinea poi che in Russia è stato costruito un sistema politico, la cui esperienza è studiata e adottata all’estero. Dopo gli anni ’90, con la crisi e il capitalismo selvaggio russo, Mosca «si mosse verso la controffensiva», e gli esperti europei e americani, a suo avviso, «sbagliarono sempre di più nelle loro previsioni».
Secondo Surkov a Ovest sarebbero «sorpresi e infuriati» dalle preferenze «paranormali» dell’elettorato. «Confusi, hanno denunciato l’invasione del populismo. Chiamatelo come vi pare», continua l’autore.
Insomma un secolare «modello Putin» in Russia. E non solo in Russia. Surkov, autore del concetto di «democrazia sovrana», è considerato una mente raffinata, entrata nella lista dei più grandi pensatori globali stilata da Foreign Policy. E tuttavia quest’oggi il suo intervento è stato variamente giudicato dagli intellettuali russi. Anche con un certo sarcasmo, sui social.
Tra le righe l’assistente di Putin delinea il putinismo e quello che lo aspetta. Facendone un ritratto molto espressivo. «Per molti anni la Russia sarà ancora lo stato di Putin, così come la Francia moderna continua a chiamarsi la Quinta Repubblica di de Gaulle», dice Surkov. Disegna inoltre paralleli arditi con la Turchia di Ataturk e con gli Stati Uniti, che ancora oggi si poggiano sui valori dei padri fondatori.
Vladislav Surkov definisce poi «illusione della scelta» il trucco cardine dello stile di vita occidentale, Secondo lui il rifiuto di questa illusione «a favore del realismo della predestinazione» ha portato la Russia a riflettere sulla versione sovrana dello sviluppo democratico, e quindi «alla completa perdita di interesse nelle discussioni su ciò che dovrebbe essere democrazia».
A seguito di ciò, egli ritiene che sia iniziata la «via del libero sviluppo dello stato», che è diretta «non dalle chimere importate, ma dalla logica dei processi storici». Di conseguenza, la Russia, «essendo caduta dal livello dell’Unione Sovietica al livello della Federazione Russa» ha smesso di «crollare», ha cominciato a riprendersi e «ha fatto ritorno al suo stato naturale e unico possibile di una grande, crescente e radicata comunità di nazioni».
Ora «la grande macchina politica di Putin» sta guadagnando terreno e si sta preparando per un lavoro lungo, difficile e interessante, sostiene Surkov, che traccia anche la differenza tra «stato profondo» e «popolo profondo». Lo «stato profondo» significa «nascosto dietro le istituzioni democratiche esterne esposte a un’organizzazione di rete rigida e assolutamente non democratica della realtà del potere delle forze di sicurezza». Secondo lui, è proprio questo «stato profondo» che gli abitanti degli Stati Uniti hanno trovato dentro di sé. «Dalle profondità e dalle tenebre di questo potere non pubblico e non pubblicizzato, i brillanti miraggi della democrazia creati per le masse emergono, l’illusione della scelta, un senso di libertà, un senso di superiorità e così via».
In Russia, scrive Surkov, lo stato non è diviso nel profondo, ma è costruito «con tutte le sue parti e manifestazioni all’esterno». Nel paese c’è invece un «popolo profondo», ha aggiunto. Il sistema politico di Putin ha infatti una «virtù unica e principale», sottolinea l’assistente presidenziale: la capacità di ascoltare e comprendere le persone, «vedere attraverso di esse, in profondità e agire di conseguenza». «Nel nuovo sistema, tutte le istituzioni sono subordinate al compito principale: comunicazione fiduciosa e interazione del sovrano con i cittadini», sottolinea.
Surkov teorizza inoltre la prossima longevità di questo nuovo stato russo basato sul putinismo. «Le prove di stress che ha superato e sta superando dimostrano che solo un modello di struttura politica di questo tipo costituirà un mezzo efficace per la sopravvivenza e l’elevazione della nazione russa per i prossimi non solo anni, ma anche decenni, e probabilmente per tutto il prossimo secolo», scrive.
Per «putinismo» Surkov considera non Putin, ma «l’intero complesso di idee e dimensioni» ossia «l’ideologia del futuro», scrive. Anzi, arriva anche a sottolineare che tale ideologia «è il futuro, dal momento che il vero Putin non è certo un putinista, così come, ad esempio, Marx non è un marxista, e non è un dato di fatto che accetterebbe di esserlo se sapesse di cosa si tratta».
Oltre a definire le democrazie occidentali «stati profondi», le indica come «un equilibrio dinamico di bassezza, un equilibrio di avidità, un’armonia di inganni». «Il nostro sistema, così come il nostro intero sistema, sembra, ovviamente, non più elegante, ma più onesto», aggiunge.
Infine, Surkov entra, a suo modo, nel merito anche del Russiagate: «I politici stranieri – dice – attribuiscono alla Russia l’interferenza nelle elezioni e nei referendum in tutto il mondo. In realtà, la faccenda è ancora più seria: la Russia interferisce nei loro cervelli e non sanno cosa fare con la propria coscienza alterata».
Non è la prima volta che Vladislav Surkov interviene con testi programmatici. Nel 2008, mentre era il primo vice capo dell’amministrazione presidenziale, ha presentato un libro, «Tex 97-07», contenente i suoi discorsi pubblici di un decennio. Più di recente ha lanciato speculazioni anche su quella che lui considera l’offensiva in Occidente del matriarcato.
Il 17 marzo 2014 sono state imposte a Surkov sanzioni del governo degli Stati Uniti, che prevedono il divieto di ingresso negli Usa, nonché il sequestro di beni e proprietà situati negli Stati Uniti. La parte americana considera l’assistente del presidente della Russia uno dei principali funzionari di alto rango dell’amministrazione russa responsabile della violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina . Misure simili sono state adottate dal governo del Canada.
Fonte: https://www.diariodelweb.it/esteri/articolo/?nid=20190211-537567
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