Un comunicato essenziale, come accade di solito, ma stavolta dietro la formalità e la rigidità della comunicazione istituzionale è ben chiara la forte preoccupazione del Capo dello Stato per la spregiudicatezza che il governo gialloverde sta mostrando in ambito internazionale. Dal Consiglio Supremo di Difesa, il Presidente Mattarella, ha messo in guardia i membri dell’esecutivo sulla pericolosa svolta dell’Italia che lentamente sta abbandonando l’ancoraggio euro-atlantico.
“Il Consiglio – recita il comunicato finale – ha analizzato i possibili sviluppi di natura strategico-militare in ambito Alleanza Atlantica e Unione Europea e le discendenti implicazioni per il nostro Paese. Le due organizzazioni, garanzia di pace e stabilità, restano il costante riferimento dell’Italia che deve continuare a contribuire ad esse in maniera convinta ed efficace”. Un concetto ribadito con forza anche per replicare ai crescenti malumori provenienti da Washington: dagli accordi commerciali in ambito portuale con Pechino (pronta ad investire nei porti di Trieste e Venezia), alle reti infrastrutturali delle comunicazioni a partire dall’affidamento alle cinesi Huawei e Zte per il 5G, ma soprattutto negli aspetti riguardanti la Difesa e in particolare sul dossier Afghanistan.
“Le criticità e le incertezze dello scenario internazionale – esplica ancor più chiaramente il testo finale del Consiglio Supremo di Difesa – impongono di disporre di uno strumento militare moderno, efficace e pienamente integrato nella dimensione europea e transatlantica”.
Un colpo ben assestato dal Presidente della Repubblica che, da Supremo Comandante delle Forze Armate, ha voluto così rassicurare i troppi tentennamenti del governo gialloverde in ambito internazionale. Dalla crisi venezuelana con la fin troppo debole posizione assunta dall’esecutivo nei confronti di Maduro,all’appiattimento, in geopolitica come per gli investimenti, su Pechino. Mentre Salvini e Di Maio litigano sulla Tav e Conte, nella sua nervosa conferenza stampa, non ha sciolto i nodi sulla Torino-Lione, il Capo dello Stato ha fatto ben comprendere quali sono le priorità su cui si gioca la credibilità internazionale del nostro Paese.
Infine un punto terrorismo e Libia, lì dove l’Italia sta gradualmente perdendo la sua leadership in seguito all’ormai incontenibile avanzata di Haftar che dall’Est libico sta puntando a conquistare anche il Sud, quel Fezzan dove il Generale è riuscito ad impossessarsi anche del più grande pozzo petrolifero del Paese nordafricano.
“La stabilità della Libia – illustra il Consiglio Supremo di Difesa – continua a costituire una priorità per l’Italia e per l’Europa. È necessario fare ogni sforzo per perseguire, assieme agli attori locali e agli alleati, un processo di normalizzazione che sia collegiale ed inclusivo, attuato nell’alveo delle Nazioni Unite. La situazione del teatro siro-iracheno, malgrado la sconfitta del terrorismo sul territorio, resta precaria anche in relazione all’incertezza dei possibili sviluppi nell’area, determinati dai contrastanti interessi dei principali attori regionali. Gli aspetti umanitari, dovuti ad un eventuale innalzamento del livello di tensione, devono essere oggetto di costante attenzione da parte della Comunità Internazionale. In Afghanistan è necessario seguire attentamente l’evolversi della situazione, con particolare riguardo agli sviluppi strategici e ai tentativi di dialogo tra i soggetti interessati. Il Consiglio ha ribadito che qualunque decisione nazionale deve essere assunta in pieno coordinamento con gli alleati e con il governo afghano, garantendo comunque la sicurezza degli assetti impiegati in quel Teatro ed i risultati finora conseguiti. Il terrorismo transnazionale continua a costituire una minaccia, sebbene abbia progressivamente perso la sua dimensione territoriale. La trasformazione e l’adattamento delle forme di lotta impongono di mantenere alta l’attenzione e di aggiornare costantemente gli strumenti di contrasto”.
Il messaggio di Mattarella ai ministri che compongono il Consiglio Supremo di Difesa è arrivato forte. Resta da capire se l’esecutivo l’abbia recepito perché di questo passo l’Italia rischia di essere tagliata fuori dal consesso internazionale in cui è inserita da oltre 70 anni.
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