Nazionalizzazioni
di DAVIDE IEZZI (FSI Torino)
La domanda che ci dobbiamo porre sul tema delle nazionalizzazioni è: “se questa attività economica o questo settore economico fosse detenuto da un monopolio privato, o un oligopolio finanziario, o da una struttura politica referente straniera, si potrebbe procurare un grave pregiudizio all’esercizio della libertà democratica da parte della popolazione”?
Ogni altra discussione rimanda a un velo di argomentazione tecnica, per esempio il tema dell’efficienza, dell’integrità morale dei dipendenti, della capacità di innovazione. La tecnica economica è naturalmente probabilistica e perciò le domande cruciali restano insolubili.
Il sistema bancario è bene che sia in mano allo Stato? La produzione e la distribuzione dell’energia? Il trasporto di merci e persone? La comunicazione e la teleinformazione? L’assistenza sanitaria, la farmacoterapia, la degenza e la riabilitazione? L’educazione e l’istruzione della cittadinanza? La metallurgia e la siderurgia? La chimica industriale? La cantieristica pesante? La produzione di armi?
Si tratta di attività dal rilievo democraticamente strategico. Tutto ciò che è posto sotto il controllo collettivo non può essere usato contro il collettivo, né dal singolo né dallo straniero. La ragione di Stato è sempre politica, ha un valore prioritario e un rilievo supremo. Non esiste legge economica più rigida.
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