Perché con Johnson non ci sarà un impatto negativo della Brexit per il Regno Unito
di STARMAGAZINE (Shamik Dhar)
l commento di Shamik Dhar, Chief Economist, BNY Mellon Investment Management, sui risultati delle elezioni nel Regno Uniti e sullo scenario Brexit
L’esito delle elezioni apre definitivamente la strada alla Brexit, offrendo ai mercati e alle imprese le certezze che chiedevano da 3 anni a questa parte.
È ora molto più probabile che la Gran Bretagna uscirà dall’UE a fine gennaio 2020, e che l’accordo finale sarà in area “hard Brexit”, probabilmente basato sul libero scambio o su condizioni simili. Questo risultato, associato a una fase di accelerazione della crescita globale, potrebbe determinare un forte rimbalzo per l’economia britannica e per il FTSE 100.
Questo non significa che non vi siano delle difficoltà nei mesi a venire. Nonostante i Conservatori abbiano una solida maggioranza, proseguirà il dibattito sulle relazioni future tra la Gran Bretagna e l’UE. Se il Regno Unito uscirà dall’Unione il 31 gennaio, è molto probabile che l’attenzione del pubblico si rivolgerà alla tipologia di accordo commerciale da concordare nei prossimi mesi.
Ritengo probabile che si giunga a un accordo simile a quello tra UE e Canada, e che la GB uscirà dall’unione doganale. Tuttavia, senza le restrizioni imposte dal mercato comune per creare condizioni paritarie tra gli Stati membri, Gran Bretagna potrebbe diventare rapidamente un partner commerciale particolarmente attraente per diversi Paesi come gli Stati Uniti, l’Australia e il Giappone. Il focus si sposterà ben presto dalle negoziazioni con l’UE ai trattati con Paesi terzi e altre organizzazioni.
Gli investimenti in Inghilterra sono stati deboli nel 2019 a causa dell’incertezza e dei timori sulla Brexit, quindi l’elezione di una maggioranza di governo stabile, che spinga in direzione dell’uscita dall’UE, potrebbe infine permettere di dare sfogo alla domanda degli investitori.
In ogni caso, sono scettico su un impatto negativo della Brexit nel lungo termine, e credo che la maggior parte delle stime negative dipendano dal timore di contraccolpi per la crescita della produttività, che in realtà dipende da un gran numero di fattori e non solo dai rapporti con l’UE.
È plausibile che le aziende britanniche tornino a concentrarsi sulla generazione di produttività nel lungo termine, a patto di avere certezze e un deal “pulito”. Gli sviluppi tecnologici implicano che potremmo trovarci alla vigilia di una fase di decollo della produttività che non ha niente a che vedere con l’esito della Brexit.
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