Trump, l’assalto al Campidoglio e le lezioni della democrazia Usa
di OSSERVATORIO GLOBALIZZAZIONE (Gino Fontana)
Che lezioni politiche e che riflessioni trarre dal caos seguito all’assalto del Campidoglio Usa da parte dei sostenitori di Trump? Quale futuro per la democrazia statunitense? Gino Fontana prova a fare un primo bilancio.
Dio ha mandato Donald Trump per liberarci dal male. Così veniva definito il 45° Presidente degli Stati Uniti d’America da una folla di predicatori evangelici dopo la sua vittoria alle elezioni presidenziali del 2016.
“He was sent to us”, hanno ripetuto in piena campagna per il secondo mandato quasi un anno fa. Lo stesso Presidente uscente non ha mancato in più occasioni di definirsi, ovviamente scherzosamente, come il prescelto, “I am the chosen one”.
Tuttavia, dopo le elezioni di novembre, il popolo americano si è espresso a favore del candidato democratico, il senatore del Delaware, Joseph R. Biden.
Già Vicepresidente nel secondo mandato di Obama, Biden è riuscito a trionfare in alcuni Stati tendenzialmente repubblicani oltre che in diversi Swing State. Il risultato (quasi) sorprendente in Georgia, ha permesso al “partito dell’asinello” di vincere entrambi i seggi per il Senato (ogni Stato ha due seggi per la Camera Alta) il primo assegnato al pastore protestante Raphael Warnock, primo senatore nero della storia della Georgia; e il secondo al giovane Jon Ossof, di soli 33 anni. Con il risultato in Georgia, i democratici riescono ad ottenere la maggioranza in Senato, seppur risicata. Al momento, contiamo 50 seggi su 100 per i repubblicani, mentre per i democratici 48 +2 indipendenti, senza dimenticare che la Vicepresidente Harris presiederà la Camera Alta. Come scrive Mario del Pero per ISPI, il Presidente Biden potrà in questo modo dettare il calendario e imporre la propria agenda.
Nonostante la vittoria di Biden sia stata confermata dai Grandi Elettori, il Presidente uscente non è stato mai intenzionato a riconoscere la propria sconfitta e solamente dopo i fatti dell’Epifania, ha autorizzato la transizione, dichiarando tuttavia che i democratici gli avrebbero scippato una vittoria legittima e che non si presenterà al momento dell’insediamento di Biden.
Teorie del complotto, riconteggio dei voti, telefonate ai Governatori per trovare 12mila voti in più e chi ne ha più ne metta. Insomma, Donald Trump ha fatto ricorso a tutte le vie possibili e immaginabili per ribaltare il risultato delle elezioni, incitando anche a marciare sulla capitale. Dalle sue ultime dichiarazioni e dai suoi tweet, incitava proprio i suoi sostenitori a ritrovarsi a Washington il 6 gennaio, giornata in cui il Congresso si riunisce per contare i risultati del collegio elettorale di ogni Stato.
Le immagini parlano chiaro. Una folla, incitante il Presidente uscente, ha invaso il Campidoglio, sede dei due rami del Congresso, sfregiando il cuore e il luogo simbolo della democrazia americana. Le condanne sono state molteplici e bipartisan. Molti repubblicani hanno condannato la violenza utilizzata durante la protesta, nella quale hanno trovato la morte 4 persone. Il Presidente eletto Biden, ha parlato riguardo all’assalto del Campidoglio di insurrezione, dell’ora più buia nella storia della nazione, un assalto senza precedenti alla democrazia, allo stato di diritto. Inoltre, ha aggiunto che gli stessi manifestanti del movimento Black Lives Matter, sono stati trattati diversamente durante le loro proteste rispetto agli assalitori del Campidoglio.
All’interno dell’ambiente democratico ma non solo, si sta già pensando di invocare il 25esimo emendamento, che prevede la rimozione immediata del Presidente giudicato incapace di svolgere le sue funzioni, venendo quindi sostituito dal Vicepresidente. “Trump è instabile. Non posso credere che abbia i codici nucleari”, è arrivata a dichiarare Nancy Pelosi, esponente democratica di lungo corso recentemente riconfermata Speaker della Camera.
La reazione dei leader della comunità internazionale è stata di condanna dei fatti del 6 gennaio, dal Presidente Macron alla Cancelliera Merkel. Il Presidente del Consiglio italiano, ha dichiarato che “La violenza è incompatibile con l’esercizio dei diritti politici e delle libertà democratiche.”
Il partito repubblicano rimante tutt’ora diviso tra chi continua a sostenere l’ideologia radicale ed eversiva di Trump e la sua sostanziale delegittimazione del sistema anche dopo i fatti del Campidoglio e chi invece vorrebbe voltare pagina e chiudere definitivamente l’era del Tycoon.
Come cita Mario del Pero il Paese è spaccato. Queste spaccature sono plurime e sia di lungo periodo – come le guerre culturali che lacerano gli Usa ormai da decenni, gli effetti delle dinamiche d’integrazione economica globale e il cleavage razziale – che di breve periodo: tra queste ultime si citano la risposta al Covid; la mobilitazione contro le violenze della polizia; il voto di novembre e quel che è seguito; Oltre al fattore Trump, ovviamente. Tuttavia, continua Mario del Pero, questa è una spaccatura chiara che contrappone le due parti. Questa polarizzazione tende però a rappresentare l’avversario in maniera caricaturale, come “nemico assoluto e pericolo esistenziale per la democrazia statunitense”.
Donald Trump, rimane tuttavia un traino elettorale capace di mobilitare folle entusiaste, mantenendo una solida base tra gli elettori repubblicani. “l’ipoteca di Trump sui repubblicani è a tutti gli effetti un’ipoteca sulla democrazia statunitense”. Il 20 gennaio si insedierà il neo eletto Presidente Biden, il “Presidente di tutti”, come egli stesso si è definito durante il suo discorso dopo la vittoria elettorale. Al di là delle dichiarazioni, non saranno poche le difficoltà che la sua amministrazione dovrà affrontare, partendo innanzitutto dall’emergenza sanitaria e i difficili rapporti con la Cina. Il Presidente Biden, è pronto a riportare l’America alla guida della comunità internazionale, riaffermando i valori democratici. Qualcuno considera ancora gli Stati Uniti come la più grande democrazia al mondo e molti americani condividono questo pensiero. E ancora una volta, gli americani, ne hanno dato dimostrazione.
Fonte: http://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/campidoglio-usa-trump/
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