‘Fare soldi’
di Alessandro Bolzonello
Si moltiplicano le istanze di rottura del sistema politico ed economico.
In un recente articolo pubblicato dal New York Times, Greg Smith motiva le sue dimissioni da Goldman Sachs a causa dell’‘ambiente tossico e distruttivo’. Afferma: “l'unica preoccupazione dell'azienda è ‘fare soldi’, anche a spese del cliente”. Contemporaneamente, sulla stessa sponda dell’Atlantico, si assiste alla diffusione del movimento OccupyWallStreet con il suo slogan: “we don't need Wall Street and we don't need politicians to build a better society”.
Forse siamo di fronte alla crisi della becera e miope ‘furbizia’, quella focalizzata sul personale e immediato interesse, fatta di evasione, elusione, corruzione, abuso di potere, speculazione, fino al crimine, piccolo o grande che sia. Forse è iniziato una attacco a tutto ciò che produce tornaconto, soprattutto ricchezza, senza passare attraverso il ‘lavoro’, nel suo significato più nobile di fatica, energia profusa volta a produrre valore.
Sono consapevole che la mia è prevalentemente una speranza; e se anche cogliessi il vero, la strada da percorrere sarebbe lunga.
Considero il lavoro uno strumento di sostentamento, di espressione e di contribuzione alle vicende umane. Lavorare è vivere.
Naturalmente ogni singola operatività si colloca dentro un contesto, organizzativo, sociale e istituzionale, che filtra obiettivi e progettualità individuali assegnando ad ognuno uno specifico ambito di azione attraverso organizzazione, ruolo e funzione. Insomma, il contesto di appartenenza è potente: orienta e guida l’azione individuale in un verso oppure in un altro.
Oggi il lavoro risulta fortemente vincolato, talvolta falsato, spesso semplificato nel concetto di ‘fare soldi’.
Se è vero che il Truman Show sta venendo meno, se è vero che è arrivato il tempo di guardare in faccia la realtà, se è vero che non è più possibile perdere tempo ed energie, se è vero che non basta più ciò che si è sempre fatto, è altrettanto vero che si fatica a cogliere cosa fare. Non sono state ancora elaborate strategie utili a rispondere alle necessità, ad interpretare l'emergente, così, ad incidere e lasciare il segno.
È tempo di mettere a fattor comune energie e risorse disponibili; è tempo di costruire nuove alleanze; finalmente, forse, è tempo di ritornare a lavorare.
Grzie per i informazioni