Convergenze atlantiche sulla Giustizia
di INDIPENDENZA (redazione)
La riforma della giustizia è una delle condizionalità contenute nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per ottenere la strombazzata ‘pioggia di miliardi’ europei. Non è questa la sede per decostruire questa penosa narrazione con la quale siamo quotidianamente intrattenuti; adesso si intende stigmatizzare la apparentemente ‘strana’ convergenza fra Lega e Radicali nella raccolta firme su una serie di referendum inerenti la giustizia.
Si tratta di quesiti nella sostanza scoordinati fra loro e, per stessa ammissione dei promotori, estesi per ‘pungolare’ l’attività legislativa. «Mentre il Parlamento andrà avanti nel processo delle riforme, gli italiani potranno accompagnare firmando dal 2 luglio», «Se il Parlamento non si dà una mossa gli italiani danno una scossa». Così Salvini in dichiarazioni al riguardo, a tacere dei profili tecnici di ciascun quesito che rendono un dibattito di merito piuttosto arduo.
Insomma, una serie di iniziative estemporanee che palesano la corrispondenza d’amorosi sensi fra le due anime del liberismo atlantico, quella ‘anarco-libertaria’ dei Radicali e delle sue gemmazioni (+Europa aderisce) e quella reazionaria della Lega prontissima a evocare manganelli e lacrimogeni, ad elevare ‘le divise’ a feticcio, a richiedere tolleranza zero contro il dissenso sociale, la marginalità e gli ‘irregolari’ siano essi stranieri o italiani ma in prima linea per restringere l’applicabilità della custodia cautelare che andrà a tutto beneficio dei colletti bianchi e del crimine economico. Insomma, legalità sì, basta che non si tocchino padroni e poteri forti.
Abbiamo più volte evidenziato le convergenze fra i settori del liberismo atlantico e gli esponenti del cosiddetto ‘sovranismo’ (qui, qui, qui) in realtà sponde di filiere tutt’altro che affini all’interesse nazionale. Nel caso della giustizia si sta lavorando di fino: creare un dibattito pubblico estemporaneo e sostanzialmente posticcio per i termini in cui è stato impostato per spingere il Parlamento nella direzione voluta dalla UE, vale a dire una giustizia di fatto privatizzata e gestita al di fuori della macchina statale dei tribunali, timocratica e notabilare tanto nel civile quanto nel penale con ulteriori ampliamenti del patteggiamento –tecnicamente, applicazione della pena su richiesta delle parti– ovviamente per coloro che non possono sostenere le spese di un giudizio, fine di fatto dell’obbligatorietà dell’azione penale e altre amenità tra le quali spiccano le semplificazioni nelle procedure esecutive che sembrano provenire direttamente dai memorandum della Troika alla Grecia.
Uno scenario da incubo per i comuni cittadini e le piccole imprese.
Che la giustizia sia in condizioni da “Terzo Mondo”, non v’è ombra di dubbio; a questa certezza si affianca quella per cui non è certo dalle filiere euroatlantiche e dalle loro sponde interne che verranno i meccanismi di soluzione degli atavici problemi del comparto.
FONTE: https://associazioneindipendenza.wordpress.com/2021/06/28/convergenze-atlantiche-sulla-giustizia/
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