Il punto sulla guerra in Ucraina
da ANALISI DIFESA (Redazione)
Nonostante vi siano molte incertezze circa gli sviluppi di un conflitto che da un lato sembra destinati a prolungarsi e dall’altro potrebbe attraversare in questo mese la sua fase decisiva, un rapido esame di quanto sta accadendo sui diversi fronti offre qualche spunto per valutare le condizioni che potranno permettere nei prossimi giorni ai contendenti di conseguire successi o subire sconfitte.
Mariupol
Nella città portuale sul Mare d’Azov la battaglia per gli ucraini è già perduta. Se la resistenza opposta nello stabilimento Azovstal da quanto resta del reggimento Azov non riveste più alcun valore militare (al punto che gran parte dei reparti russi schierati in questo settore sono stati trasferiti a nord verso il fronte del Donbass) è indubbio che la resistenza opposta da quel baluardo viene sfruttata abilmente in termini propagandistici.
“Combatteremo fino alla fine” ha dichiarato oggi il comandante del battaglione Azov, Denis ‘Radis’ Prokopenko confermando che “ci sono molti militari feriti da evacuare”. Ieri, a quanto reso noto dal ministero della Difesa russo, è stata completata l’evacuazione dei feriti dall’acciaieria. Notizia confermata anche dal vice premier ucraino, Iryna Vereshchuk, che ha annunciato l’evacuazione dall’impianto di “tutte le donne, i bambini e gli anziani”.
La caduta del baluardo dell’Azovstal potrebbe avere un impatto negativo sul morale delle truppe ucraine schierate su altri fronti i cui reparti sono sempre più frequentemente composti da riservisti spesso privi di addestramento ed esperienza militare.
Donbass
Quello dell’Ucraina sud-orientale resta il fronte principale in cui si confrontano le forze più consistenti e poderose messe in campo dai due belligeranti. I russi avanzano lentamente ma con regolarità in molti settori di questo fronte lungo quasi 500 chilometri con l’obiettivo di ridurre al minimo le perdite (anche quelle tra la popolazione che è in gran parte russofona e probabilmente non ostile a Mosca) e di compiere una manovra a tenaglia che da sud e nord chiuda in una “sacca” i migliori reparti dell’esercito di Kiev.
Nizhne, nella provincia (o Repubblica Popolare- LPR) di Luhansk, sarebbe completamente controllato dalle forze armate russe, come ha riferito all’agenzia russa TASS il presidente della repubblica Cecena Ramzan Kadyrov, le cui truppe combattono su quel fronte. Aggiungendo (smentito dsa Kiev) che le forze russe controllano l’80% della città di Popasna.
Secondo fonti militari della LPR gli ucraini hanno ritirato la maggior parte delle forze dalla città il cui controllo apre ai russi la strada per Artemovsk. A Severodonetsk sono in corso combattimenti in periferia e sarebbero cadute in mano ai russi anche le cittadine di Voevodovka e Svetlichnoye. Le stesse fonti riferiscono che gli ucraini, forse con l’obiettivo di risparmiare le forze e accorciare il fronte, si accingerebbero a ritirarsi da Severodonetsk a Lisichansk.
Una vittoria russa in questo settore consentirebbe a Putin di dichiarare una vittoria militare significativa rispetto agli obiettivi annunciati all’inizio della “operazione speciale” il 24 febbraio scorso e cioè la liberazione delle province ucraine di Donetsk e Luhansk (che Mosca riconosce come repubbliche popolari autonome) ponendole in continuità geografica con la Crimea attraverso il controllo di Mariupol e della fascia costiera del Mare d’Azov.
Al contrario, se gli ucraini fossero in grado di respingere gli attacchi russi addirittura contrattaccando e riguadagnando terreno potrebbero annunciare di aver fermato l’offensiva di Mosca invertendo il corso della guerra.
Kharkiv
In questo settore gli ucraini hanno ottenuto successi tattici che hanno permesso di respingere i russi a 20/30 chilometri dalla grande città e centro industriale. Un successo sostenuto in queste ore da una nuova offensiva che potrebbe permettere in teoria agli ucraini di aumentare le incursioni nel vicino territorio russo di Belgorod e che potrebbe imporre ai russi di distogliere truppe dal fronte del Donbass, più a sud.
Ieri le forze ucraine hanno ripreso il controllo di Tsirkuny, a nord est di Kharkiv e potrebbero puntare a colpire il territorio russo.
La conquista della città costituirebbe una rilevante vittoria per Mosca, non solo simbolica ma anche militare poiché permetterebbe di puntellare lo schieramento di forze impegnate nel Donbass. Allo stesso tempo se Karkiv resistesse e riuscisse a respingere i russi dalla regione le truppe ucraine potrebbero reiterare con successo la minaccia contro il territorio della Federazione Russa, importante anche in termini propagandistici, e contro lo schieramento settentrionale russo nel Donbass che fa perno su Izyum.
Odessa – Mikolayv
Nel settore meridionale i russi continuano ad avanzare compiendo lenti ma costanti progressi mentre gli ucraini sono concentrati a difendere Mykolayv e a lanciare contrattacchi contro Kershon, consapevoli che il cedimento di questo fronte aprirebbe ai russi la strada per raggiungere la Transnistria presidiata da una guarnigione di 1.500 militari di Mosca e di circondare la città portuale di Odessa e l’intera fascia costiera ucraina che si affaccia sul Mar Nero.
Mosca e Kiev forniscono notizie contrastanti in merito alla natura della presenza militare russa nella regione di Kherson, a nord della Crimea, dove è già stata attuata la conversione valutaria al rublo.
Secondo i russi la regione sarebbe ora sotto il controllo dell’esercito russo e aspirerebbe a diventare parte della Russia. “La regione tenterà di diventare un soggetto della Federazione russa”, ha dichiarato all’agenzia stampa russa Sputnik Kirill Stremousov, vice-capo della “amministrazione civile-militare” di Kherson.
“Nessuno sarà costretto a fare alcunché, tuttavia le terre natie russe devono tornare al loro corso storico di cultura e valori”. Secondo il ministro della Difesa Ucraina, invece, “nella città temporaneamente occupata di Kherson, gli invasori russi stanno adottando una serie di misure per garantire le attività delle forze di occupazione russe e sostenere il regime di occupazione russo. Il numero di posti di blocco e pattuglie mobili è aumentato”.
Il ministero della Difesa ucraino ha reso noto che le truppe russe presenti in Transnistria sono pronte al combattimento ma si tratta di forze limitate, con compiti di guarnigione e insufficienti a condurre azioni offensive.
Più a est, nel settore di Zaporozhye si combatte sulla linea del fronte Kamenskoye-Orekhov-Gulyaipole ma non si registrano offensive russe di rilievo.
E’ possibile che su questo fronte i russi attendano di conseguire un successo decisivo nel Donbass prima di concentrarvi forze idonee per puntare a un successo di ampia portata.
Mar Nero – Isola ei Serpenti
Circa le operazioni nel Mar Nero e sull’Isola dei Serpenti, Kiev ha reso noto (mostrando un video ripreso dalle telecamere di un drone) di aver distrutto una piccola unità navale da sbarco (LCU) vicino all’Isola dei Serpenti.
L’unità navale della classe Serna (nella foto qui sotto) sarebbe stata colpita dal missile lanciato da un drone Bayraktar TB2. La Russia non ha confermato le informazioni sull’affondamento della nave così come ha negato in precedenza che un missile antinave ucraino Neptun abbia colpito la fregata Admiral Makarov (nella foto più in basso) della classe Admiral Grigorevic .
Secondo fonti russe, intorno all’isola tra il 7 e l’8 maggio è stata affondata la nave da sbarco ucraina Stanislav mentre sarebbero stati abbattuti 4 caccia, 4 elicotteri e 3 droni armati Bayraktar-TB2.
Il ministero della Difesa russo ha lasciato intendere che le forze ucraine hanno tentato di effettuare sabato notte uno sbarco sulla piccola isola. “Nel corso della notte sull’isola di Zmiinyi, le forze di difesa aerea russe hanno abbattuto altri due bombardieri Su-25 e un elicottero Mi-24 dell’aviazione Ucraina, nonchè un drone Bayraktar-TB2 nelle vicinanze dell’isola”.
Il comando militare russo ha aggiunto che in una giornata “in quest’area sono stati abbattuti quattro aerei ucraini, quattro elicotteri, di cui tre con truppe a bordo, tre droni Bayraktar-TB2 e un mezzo da sbarco”. L’isola, situata a 143 chilometri da Odessa, è stata occupato dalla Marina russa il 24 febbraio, lo stesso giorno in cui la Russia ha lanciato “l’operazione militare speciale” in Ucraina.
Oggi il ministero della Difesa russo ha aggiornato la lista delle perdite inflitte al nemico in questo settore aggiungendovi 2 aerei da combattimento Sukhoi Su-24, un elicotteri fa attacco Mi-24, un drone TB2 e una corvetta Project 1241 (classe Molnya).
La Marina Ucraina schierava 4 unità di questo tipo che risultano però tutte catturate dai russi nel 2014, quando Mosca riprese il controllo della Crimea e della base navale di Sebastopoli. Non è chiaro quindi quale unità sia stata realmente colpita dai russi anche se non si può escludere che corvette classe Molnya (Tarantul per la NATO) siano state cedute agli ucraini da Bulgaria e Romania che ne schierano ancora una e tre presso le rispettive forze navali.
Nel settore di Odessa gli ucraini continuano a lamentare il rischio di un assalto anfibio sulla costa vicino alla città portuale, probabilmente a ovest del centro urbano, anche se la flotta russa del Mar Nero si tiene a distanza dalla costa e al momento nulla sembrerebbe indicare la preparazione di un’operazione anfibia.
Infrastrutture ucraine
Negli ultimi giorni i russi hanno intensificato gli attacchi missilistici contro basi e depositi militari ucraini nei quali affluiscono armi, mezzi e munizioni fornite dagli stati membri della NATO ma anche contro ponti e infrastrutture ferroviarie (stazioni, linee e impianti elettrici).
Il Pentagono valuta che nonostante questi attacchi gli ucraini siano ancora in grado di far arrivare sui fronti di guerra a sud e a est le armi fornite loro dagli alleati occidentali e che entrano in territorio ucraino soprattutto dai confini con Polonia, Slovacchia e Romania.
Il portavoce del ministero della Difesa russo, generale Igor Konashenkov, ha reso noto ieri che “i sistemi missilistici tattici Iskander nelle aree delle stazioni ferroviarie di Krasnograd e Karlovka nella regione di Kharkiv, hanno distrutto un gran numero di armi e attrezzature militari consegnate dagli Stati Uniti e dai Paesi occidentali, nonché colpito il personale delle unità della 58° brigata di fanteria motorizzata delle forze armate ucraine”.
Colpiti nelle ultime ore con missili da crociera depositi di armi e mun8zioni e centri di addestramento ucraini nei dintorni di Odessa. Inoltre, secondo Konashenkov, armi aeree e marittime a lungo raggio di alta precisione negli aeroporti militari “nelle aree degli insediamenti di Artsyz, Odessa e Voznesensk hanno distrutto l’equipaggiamento delle forze aeree ucraine, compresi velivoli senza pilota”.
Negli ultimi 5 giorni sono stati segnalati da fonti russe oltre 100 voli cargo statunitensi e NATO che hanno scaricato armami, mezzi e munizioni destinati alle forze ucraine nell’aeroporto militare polacco di Rzeszow.
Sulla stessa base sono stati sbarcati da aerei cargo Airbus A400M il 6 maggio i 12 cannoni semoventi da 155 mm francesi Caesar per gestire i quali 40 artiglieri ucraini sono stati addestrati in Francia presso il centro di addestramento di Canyuers.
Sempre in tema di armi per l’Ucraina il giornale turco Star ha rivelato che dopo il rifiuto della Turchia di consegnare le sue batterie di sistemi di difesa aerea a lungo raggio S-400 russi all’Ucraina, Washington esercita ora pressioni sulla Grecia affinché consegni a Kiev i 16 lanciatori del sistema di difesa aerea S-300 con cui equipaggia un battaglione.
Il portavoce del governo greco, Yannis Ikonomu, ha affermato che Atene non fornirà i suoi 16 lanciatori missilistici S-300 di fabbricazione russa o altre armi all’Ucraina (la Grecia schiera anche 30 lanciatori missilistici antiaerei 9K33 Osa/SA8 e 25 Tor di costruzione russa).
Canali d’informazioni russi e delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk continuano a pubblicare immagini di armamenti occidentali consegnati alle forze di Kiev e caduti in mano ai russi o alle forze filo-russe (nella foto sopra).
La battaglia dei ponti e delle infrastrutture logistiche ha quindi una rilevanza strategica: se i russi riusciranno a interrompere il flusso di rifornimenti indeboliranno le truppe di Kiev schierate a est del fiume Dnepr fiaccandone la finora tenace resistenza.
FONTE: https://www.analisidifesa.it/2022/05/il-punto-sulla-guerra-in-ucraina-2/
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