Smacco per gli USA nel Pacifico: le Isole Salomone negano l’accesso a nave militare USA
di SCENARIECONOMICI (Giuseppina Perlasca)
La Guardia Costiera degli Stati Uniti in un suo comunicato ha annunciato che alla sua nave, la USCG Oliver Henry, è stato negato uno “scalo logistico di routine” dal governo delle Isole Salomone. La dichiarazione degli Stati Uniti non ha indicato il giorno preciso in cui la richiesta di scalo è stata respinta.
Le autorità “non hanno risposto alla richiesta del governo statunitense di un’autorizzazione diplomatica che permettesse alla nave di rifornirsi di carburante e di fare provviste” nella capitale Honiara, ha dichiarato la Guardia Costiera, autorizzazione che negli anni precedenti era stata concessa facilmente. L’imbarcazione sarebbe stata di pattuglia nelle acque del Pacifico meridionale alla ricerca di navi da pesca illegale su richiesta di un’agenzia regionale per la pesca.
In seguito al diniego, in qualche modo senza precedenti e ora ampiamente interpretato come un segno di maggiori legami di sicurezza e cooperazione con la Cina, il Dipartimento di Stato ha dichiarato di aver messo in guardia le Isole Salomone e di aspettarsi che in futuro “tutte le future autorizzazioni saranno fornite alle navi statunitensi”. Il cutter della Guardia Costiera è stato inoltre descritto come “parte di un pattugliamento diretto a sud per assistere le nazioni partner nel sostenere e affermare la loro sovranità, proteggendo al contempo gli interessi nazionali degli Stati Uniti”.
Attualmente la marina militare statunitense e quella cinese sono in lotta per affermare visioni contrastanti di ciò che costituisce le acque territoriali rispetto a quelle internazionali nel Mar Cinese Meridionale e in altre zone del Pacifico meridionale. La questione è particolarmente tesa in questo momento in prossimità di Taiwan.
Per quanto riguarda la questione di Taiwan, e un enorme indicatore della crescente influenza cinese sulle Salomone, che va avanti da anni, il piccolo Paese insulare ha cambiato le sue relazioni diplomatiche e il riconoscimento formale da Taipei e Pechino a partire dal 2019. I funzionari statunitensi hanno anche assistito da vicino allo scoppio di proteste anticorruzione su larga scala e a volte violente nel 2021, che secondo molti osservatori sono state scatenate dalla crescente influenza di Pechino negli affari interni del Paese.
Tutto ciò ha fatto da apripista a quello che funzionari e opinionisti occidentali hanno definito un patto di sicurezza “segreto” del 1° aprile, riassunto e descritto dall’istituzione governativa e think tank statunitense United States Institute of Peace come segue:
Una bozza trapelata di un accordo di sicurezza tra le Isole Salomone e la Cina ha fatto crescere la preoccupazione per la svolta della nazione insulare verso la Cina. Alla fine di aprile, Washington ha inviato una delegazione di alto livello nell’isola, pochi giorni dopo che la Cina aveva dichiarato che il patto era stato firmato e che avrebbe “intensificato l’impegno nella regione”.
Gli Stati Uniti e i loro partner regionali, in particolare l’Australia e la Nuova Zelanda, sono preoccupati per la potenziale presenza di basi militari cinesi sulle isole, anche se i dettagli dell’accordo rimangono vaghi, il che è di per sé fonte di preoccupazione. Nell’ambito della sua Strategia Indo-Pacifica, l’amministrazione Biden mira a promuovere un Indo-Pacifico libero e aperto, un obiettivo che potrebbe essere complicato dalla prospettiva di un nuovo accordo della Cina con le Isole Salomone.
Il primo ministro delle Isole Salomone, Manasseh Sogavare, ha cercato di rassicurare la sua popolazione (e i leader occidentali) in alcune dichiarazioni di metà luglio, affermando che non c’è alcuna intenzione di permettere una base militare cinese nel suo Paese, che potrebbe rendere “il nostro popolo un bersaglio per potenziali attacchi militari”, come avvenne tra le potenze mondiali durante la Seconda Guerra Mondiale.
In quell’occasione, però, ha dichiarato di essere disponibile a dispiegare sulle isole personale di sicurezza cinese che agisca nell’ambito di una missione di mantenimento della pace, nel caso in cui il “partner di sicurezza preferito”, l’Australia, non sia in grado di far fronte a questi impegni.
Le Salomone sono un altro esempio della progressiva perdita di influenza degli USA perfino in aree che ritenevano il proprio cortile di casa, come il Pacifico. Quest a infiltrazione cinese viene poi a colpire direttamente il paese più vicini agli USA nella zona, cioè l’Australia, che esercitava un quasi protettorato su queste terre che però ora le risulta sempre più difficile da esercitare.
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