NON C’È VERA LIBERTÀ SENZA GIUSTIZIA SOCIALE
di LORENZO D’ONOFRIO
“Tu ti senti libero?”
“Certo, posso fare quel che mi pare!”
Domanda e risposta devono far riflettere, perché lo facciamo troppo poco.
Siamo abituati a pensare alla libertà quasi esclusivamente come un concetto corporale, come assenza di costrizioni fisiche.
Oggi la libertà è solo quella del consumatore, ovvero si è liberi di consumare quello che il sistema di produzione, pubblicità e consumo ci porta a desiderare.
Ma nel momento in cui si esce dal circuito del “libero” consumo, per costrizione (mancanza di lavoro e risorse finanziarie) o per dissidenza, le restrizioni delle libertà diventano evidenti, così come emergono nel momento in cui ci si trova a dovere far valere i propri diritti.
Più in generale le limitazioni della libertà sembrano oggi poco evidenti a molti, perché tutti chiusi nella propria sfera individuale e non partecipano davvero alla vita sociale e politica del Paese (“Posso fare quel che mi pare!”).
Ma nel momento in cui ti metti in testa di partecipare, soprattutto politicamente ed al di fuori dei grossi centri di potere, ti ritrovi a fare i conti con una vera e propria emergenza democratica, che diventa sempre più oppressiva ad ogni modifica normativa del nostro sistema istituzionale ed elettorale e che ricorda sempre più da vicino i tempi bui in cui il Paese si è trovato a fare i conti con una dittatura, divenuta evidente ai più solo nel momento delle privazioni delle libertà corporali: anche allora, infatti, le limitazioni al confronto politico democratico e alla rappresentanza furono salutate come una svolta verso la governabilità.
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