L’errore di Fukuyama: un mondo unipolare si è rivelato un’utopia
di GEOPOLITIKA.RU (Maxim Kramarenko)
Kazakhstan
Discorso alla 1° Conferenza globale sul multipolarismo del 29 aprile 2023
Vi ringrazio per avermi invitato a partecipare a questa discussione aggiornata e necessaria sui cambiamenti in atto nel nostro ordine mondiale. Il mondo unipolare che gli Stati Uniti stanno costruendo da tempo si è rivelato un’illusione.
Nel 1989 il pensatore americano Francis Fukuyama, forse inconsapevolmente, è stato il primo a prevedere la fine del “mondo unipolare”. Nel suo saggio “La fine della storia?” affermava trionfalmente che la diffusione della democrazia liberale di stampo americano in tutto il mondo avrebbe portato al bene comune e avrebbe segnalato che l’umanità aveva raggiunto il punto finale della sua evoluzione socioculturale.
Il suo modello di “mondo unipolare” avrebbe dovuto portare a un’epoca senza scontri ideologici e, di conseguenza, senza sconvolgimenti sociali, come guerre e rivoluzioni.
Ora, analizzando il suo saggio, non si può che sorridere amaramente, perché si può notare che esso riflette non tanto la visione dell’autore sul futuro sviluppo dell’umanità, quanto piuttosto i sentimenti dell’élite politica statunitense, che celebrava l’imminente disintegrazione dell’Unione Sovietica e del campo socialista. Osservando come il polo socialista, guidato da Mosca, stesse per crollare alla fine degli anni ’80, Washington pensava di poter creare un mondo unipolare perpetuo guidato dagli Stati Uniti, imponendo i propri valori liberali in tutto il mondo. Sembrava allora che la caduta del campo socialista potesse spianare loro la strada verso l’egemonia mondiale.
Questa percezione degli sviluppi ha creato nell’élite americana un falso senso di eccezionalismo, che le ha dato il potere di determinare il destino dell’intera umanità. Ciò potrebbe essere testimoniato da una nuova politica estera statunitense, proclamata nel 2006, che l’allora Segretario di Stato Condoleezza Rice ha definito “diplomazia trasformazionale”.
Secondo questo nuovo modello, Washington si assumeva il diritto non solo di cercare e sostenere la crescita di movimenti e istituzioni democratiche in ogni nazione e cultura, ma anche di stabilirvi la democrazia secondo il modello americano.
La Rice ha espresso questo concetto in modo molto sofisticato: “L’America ha bisogno di una diplomazia altrettanto audace, una diplomazia che non si limiti a riferire sul mondo che è, ma che cerchi di cambiare il mondo stesso. Abbiamo chiamato questa missione diplomazia trasformazionale”. In altre parole, gli Stati Uniti si sono autorizzati a trasformare il mondo secondo il proprio copione, avvicinando la stessa “fine della storia”, che di fatto instaurerebbe il totalitarismo liberaldemocratico nella politica mondiale con una dura repressione del dissenso. La Jugoslavia, la Libia e l’Iraq sono esempi brillanti di questo totalitarismo, che ha cercato di trasformare il mondo senza essere invitato dai governi legittimi. Conosciamo anche i risultati di una simile trasformazione: il crollo degli Stati nazionali, il flusso su larga scala di rifugiati in Europa e l’emergere dello Stato Islamico, che cerca di costruire un califfato mondiale con la forza armata.
Certamente, nel perseguire l’egemonia globale, gli Stati Uniti hanno bisogno di seguire una politica che contenga lo sviluppo sociale, politico ed economico di altre nazioni, creando focolai di tensione sia all’interno dei territori dei propri avversari sia nei Paesi vicini, imponendo anche la propria cultura ai popoli dei potenziali avversari.
Francis Fukuyama ha intuito che il mondo unipolare è “la fine della storia”, anche se ne intendeva il lato positivo. Nel suo mondo del futuro, con la democrazia liberale vincitrice, non c’era bisogno che la filosofia rimanesse sul tavolo. Ciò che Fukuyama non vedeva era che rinunciare alla filosofia come forma di pensiero sociale avrebbe portato al degrado della società stessa. Il mondo occidentale ne è un buon esempio: la sostituzione dei valori tradizionali, che sono alla base delle culture europee, con i valori LGBT, che potrebbero alla fine smantellare l’intera società umana. Dopo tutto, i valori LGBT mirano a distruggere l’istituzione della famiglia, quella che distingue gli esseri umani dal mondo animale.
Come sappiamo, il processo di costruzione della famiglia e delle relazioni di parentela ha portato a suo tempo alle cosiddette norme primarie, che in seguito hanno dato vita all’etica, alla morale e al diritto. Quando l’istituzione tradizionale della famiglia sarà sostituita dai valori LGBT, si finirà per rinunciare a tutti i regolatori sociali e legali, trasformando la società umana in un gregge di consumatori. E questo sviluppo sarebbe davvero la fine della storia umana.
Il fatto che ci siano state forze come la Russia, la Cina, l’Iran e altri Stati che hanno sfidato il mondo unipolare è diventato una salvezza per l’umanità, non c’è altro modo per dirlo. Risoluti nella loro posizione, hanno innescato un cambiamento nelle relazioni interstatali. Grazie a ciò, un numero sempre maggiore di Paesi si sta spostando dalla parte giusta della storia, rifiutando dittature, ricatti, sanzioni, pressioni militari e la proliferazione delle rivoluzioni colorate, nonché l’arma del dollaro. Ora si trovano di fronte a un compito importante: formare un modello equo e di successo di ordine mondiale policentrico, che deve poggiare su principi fondamentali come il divieto di instaurare qualsiasi totalitarismo nelle relazioni internazionali; la protezione dei valori tradizionali di tutti i popoli che vivono sul pianeta Terra; la non interferenza negli affari di altri Stati, se non su richiesta di un regime politico legittimo.
Nel nuovo mondo, la cooperazione economica e il benessere di tutte le nazioni dovrebbero essere un obiettivo finale in sé, invece del desiderio di trasformare tutti secondo il proprio modello liberal-democratico.
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini
Fonte: https://www.geopolitika.ru/it/article/lerrore-di-fukuyama-un-mondo-unipolare-si-e-rivelato-unutopia
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