Il risveglio dell’Asia e la costruzione del polo asiatico
di ITALIA E IL MONDO (Luigi Longo)
L’attualità di Vladimir I. Lenin
A cento anni dalla morte di V.I. Lenin si può sostenere che l’attualità del suo pensiero e della sua azione sono ancora forieri di insegnamento per ripensare il passato, leggere il presente e orientarsi nel futuro.
Le questioni che sono ancora di grande attualità, a mio modo di vedere, possono essere così sintetizzate: 1) l’esempio storico del processo rivoluzionario (cambiare si può!) (1), 2) l’organizzazione delle masse popolari (la forma dell’organizzazione come condizione essenziale), 3) “la […] ripartizione della terra tra le più grandi potenze capitalistiche” (il conflitto egemonico tra le potenze mondiali) (2), 4) il ruolo dell’Asia nella storia mondiale (la costruzione del polo asiatico).
Tratterò qui gli ultimi due punti partendo da alcune riflessioni tratte da due articoli di V.I. Lenin pubblicati sulla Pravda. Il primo è Il risveglio dell’Asia pubblicato il 7 maggio 1913 (dopo la rivoluzione democratica borghese del 1905); il secondo Meglio meno, ma meglio pubblicato il 4 marzo 1923 (dopo la rivoluzione proletaria del 1917) (3).
Riporto uno stralcio dall’articolo Il risveglio dell’Asia:<< E’ forse trascorso molto tempo da quando la Cina veniva considerata il modello dei paesi di completo e secolare ristagno? Ora in Cina ferve la vita politica, un movimento sociale e uno slancio democratico si manifestano vigorosamente. Dopo il movimento russo del 1905, la rivoluzione democratica si è estesa a tutta l’Asia: la Turchia, la Persia, la Cina. Cresce il fermento nell’India inglese. […] Il capitalismo mondiale e il movimento russo del 1905 hanno definitivamente risvegliato l’Asia. Centinaia di milioni di uomini, umiliati, abbruttiti da una stagnazione medievale, si sono destati a nuova vita e alla lotta per i diritti elementari dell’uomo, per la democrazia. […] Il risveglio dell’Asia e l’inizio della lotta del proletariato d’avanguardia d’Europa per il potere segnano l’aprirsi di un nuovo capitolo della storia mondiale agli albori del XX secolo >> (4).
Riprendo uno stralcio dall’articolo Meglio meno, ma meglio: << […] Le potenze capitaliste dell’Europa Occidentale […] hanno fatto tutto il possibile per respingerci indietro, per utilizzare gli elementi di guerra civile in Russia al fine di rovinare il più possibile il nostro paese. […] Ma vi è anche lo svantaggio che gli imperialisti sono riusciti a scindere tutto il mondo in due campi, e che inoltre questa scissione si complica per il fatto che la Germania, paese capitalistico effettivamente sviluppato e colto, incontra estreme difficoltà per rimettersi in piedi. Tutte le potenze capitaliste del cosiddetto Occidente la beccano e non la permettono di rialzarsi. […] Possiamo noi sperare che gli antagonismi e i conflitti interni fra i floridi Stati imperialisti dell’Occidente e i floridi Stati imperialisti dell’Oriente ci diano un periodo di tregua per la seconda volta come ce l’hanno dato la prima volta, allorché la campagna della controrivoluzione dell’Europa Occidentale, volta ad appoggiare la controrivoluzione russa, fallì a causa delle contraddizioni esistenti nel campo dei controrivoluzionari dell’Occidente e dell’Oriente, nel campo degli sfruttatori orientali e degli sfruttatori occidentali, nel campo del Giappone e dell’America? […] L’esito della lotta dipende, in ultima analisi, dal fatto che la Russia, l’India, la Cina, ecc., costituiscono l’enorme maggioranza della popolazione. Ed è appunto questa maggioranza che negli ultimi anni, con una rapidità mai vista, è entrata in lotta per la propria liberazione, sicché in questo senso non può sorgere ombra di dubbio sul risultato finale della lotta mondiale. In questo senso la vittoria definitiva del socialismo è senza dubbio pienamente assicurata. […] Affinché ci sia possibile resistere sino al prossimo conflitto armato tra l’Occidente controrivoluzionario imperialista e l’Oriente rivoluzionario e nazionalista, tra gli Stati più civili del mondo e gli Stati arretrati come quelli dell’Oriente, che peraltro costituiscono la maggioranza, è necessario che questa maggioranza faccia in tempo a diventare civile >> (5).
Noto che ci sono diverse analogie, di cui accennerò dopo, tenendo presente l’analisi sia dello storicamente dato sia del tutto torna ma in maniera diversa, riguardanti l’attuale fase storica mondiale caratterizzata dal conflitto tra la potenza egemone, ma in chiaro declino (USA) e le potenze consolidate (Cina e Russia) e in ascesa (India) che mettono in discussione il monocentrismo statunitense e propongono un multicentrismo dove le diverse potenze mondiali, con le loro alleanze e le loro aree di influenza (polo occidentale a coordinamento USA) e polo asiatico allargato (polo orientale con diversi centri di coordinamento, per ora Cina e Russia), trovano un equilibrio dinamico basato sul confronto, sul rispetto reciproco e sull’autodeterminazione dei popoli. La fase multicentrica è quella che evita la fase policentrica, cioè, la fase della guerra come resa dei conti per l’egemonia mondiale. E’ chiaro che sarà una guerra diversa dalla precedente e che potrebbe essere l’ultima del genere umano per il pericoloso livello tecnologico raggiunto con il nucleare e con le nuove tecnologie (vedi, per esempio, l’Intelligenza Artificiale, IA) sempre più piegate non al benessere della maggioranza delle popolazioni ma al mantenimento delle relazioni di potere e di dominio dei dominanti. Pertanto si pone la domanda: quale è il senso della produzione della scienza e della tecnologia? Per esempio << Se l’accelerazione del tempo umano, nel tentativo di imitare la velocità delle macchine, non rappresenta la migliore soluzione ed è, anzi, controindicata, che fare per non mutarci in appendici stupide di macchine intelligenti? I vantaggi nel trasferire il logos umano alle macchine sono però sempre più evidenti e tangibili. Basti pensare al caso, fra tanti, dei comandi di ordine linguistico per stampanti 3D (algoritmi, sequenze di comandi logici, che possono arrivare a milioni, scritti in linguaggi artificiali: l’analogo dei “pensieri ciechi”, leibnizianamente privi di coscienza), capaci di produrre direttamente l’oggetto fisico, una statua o una casa, senza altre mediazioni, abolendo così virtualmente sia la separazione tra lavoro mentale e manuale, sia quella tra arti liberali e arti meccaniche.>> oppure << Quando avremo vasta disponibilità di “schiavi” robotici e di congegni intelligenti e servizievoli, come si configureranno gli eventuali rapporti di dominio e di sudditanza tra uomini e apparati tecnici? Diventeremo davvero più ottusi a causa dell’abitudine ad appoggiarci a concetti preconfezionati, facilmente e gratuitamente accessibili in rete, grazie ad algoritmi incomprensibili ai più e spesso segreti?>> ancora << Negli esperimenti di simbiosi in corso tra uomo e macchine fornite di IA si avverte un duplice rischio: da un lato, che il logos umano – inteso sia come ragione, sia come linguaggio – venga sminuito dal prevalere del logos artificiale, rappresentato da algoritmi in grado di surrogarlo nell’esecuzione di molti lavori e prestazioni; dall’altro, che anche la volontà umana possa impoverirsi ed essere aggirata, una volta trasferita in macchine capaci di prendere decisioni autonome e istantanee (sebbene prestabilite dagli umani), come già accade nell’automobile senza pilota e, in misura più preoccupante, nei sistemi missilistici d’arma, nei droni killer o negli algoritmi ultraveloci dei mercati finanziari>> (6).
Dicevo delle analogie presenti in questa fase multicentrica. La prima è quella con la lunga crisi del 1873-1895 che potremmo definire una fase multicentrica dove si incomincia a intravedere sia il declino della potenza dominante inglese sia l’ascesa della potenza USA la cui affermazione, come coordinatrice egemonica a livello mondiale (7), ha comportato due guerre mondiali (una lunga fase policentrica) e una “guerra fredda” durata quarantasei anni (1945, accordi di Yalta e 1991, implosione dell’URSS): << Venerdì 6 aprile 1917 gli Stati Uniti d’America, per bocca del loro presidente Woodrow Wilson, dichiarano guerra alla Germania (non ancora, però, agli alleati della Germania). Con l’ingresso nel conflitto degli Stati Uniti d’America, quindicesimo paese belligerante, si determina una cesura storica: anche se sul momento nessuno se ne rende conto, l’Europa comincia allora a ricorrere alla forza degli Stati Uniti d’America per risolvere i suoi conflitti. Il Novecento sarà il secolo dell’ascesa continua e inarrestabile della forza americana nel mondo, e questa ascesa inizia simbolicamente il 6 aprile 1917 >> (8).
La seconda è il risveglio dell’Asia (9): il ruolo della Cina e della Russia nell’aprire la strada per la messa in discussione del dominio statunitense con la costruzione del polo asiatico allargato che costituisce l’enorme maggioranza della popolazione. Prima di parlare del costruendo polo asiatico allargato attraverso un mio scritto leggermente modificato, voglio avanzare la seguente specificazione che riguarda il ruolo aggressivo e pericoloso degli Stati Uniti d’America che non accettano la condivisione del dominio mondiale con altre potenze, rimanendo, così facendo, nella fase multicentrica (così come è già accaduto nella storia mondiale) e, quindi, non avanzando verso la fase policentrica evitando, così, il tutto torna ma in maniera diversa, cioè la guerra tra potenze come resa dei conti per il dominio mondiale.
Gli USA hanno come elemento costitutivo quello di essere una nazione potenza indispensabile al mondo (10) per portare con la forza militare (11) il loro ordine e il loro modello di produzione e riproduzione complessivo della vita (valori, costumi, legame sociale, eccetera) senza considerare le diversità storiche, culturali, territoriali e i diversi modelli di organizzazione sociale delle altre nazioni. Quindi il problema non è solo quello che Pepe Escobar, rispondendo alla domanda “Pur di non perdere, gli USA cosa sono e saranno disposti a fare?”, afferma che: << E’ esattamente questo il nostro grande dilemma, è il dilemma di tutto il pianeta. Perchè abbiamo un attore razionale che è l’attore russo, come lo sono gli attori cinesi, come lo sono gli attori iraniani e – dall’altra parte – abbiamo psicopatici, lunatici, irrazionali di tutti i generi, in tutte queste organizzazioni del sistema di Washington, della Virginia, il complesso industriale militare, l’Accademia, i think tank … la loro è una visione completamente unilaterale, incapace di ammettere errori tattici e strategici enormi che hanno commesso fin dall’inizio del millennio. È questo il problema, adesso sono dei leoni che sono circondati e quindi sono molto più pericolosi. Questo è il vero nostro problema, quello della maggioranza globale, perchè questi leoni possono scatenarsi da un momento all’altro, sono una fazione irrazionale che non ha un calcolo politico, strategico, diplomatico, soprattutto la gente dentro l’amministrazione Biden che ha ancora 6 mesi di potere davanti a sé >> (12), ma il problema è, a mio avviso, nella natura stessa degli Stati Uniti d’America che così Alain Badiou sintetizza con efficacia:<< La potenza imperiale americana nella rappresentazione formale che fa di se stessa, ha la guerra come forma privilegiata, se non addirittura unica, di attestazione della sua esistenza.>> (13). Le continue azioni guerrafondaie statunitensi (tramite NATO e Unione Europea) in Europa Orientale, nel Medio Oriente, in Africa, in Asia, nell’America Latina lo stanno a dimostrare (14). Per queste ragioni gli Stati Uniti d’America sono una potenza pericolosa che va fermata e portata alla ragione di un multicentrismo di dialogo tra territori e mondi differenti, superando le difficoltà del dialogo tra l’Occidente e l’Oriente così ben racchiuse da Franco Cardini:<< E’ la dimensione del ponte tra Europa e Asia, la dimensione propriamente eurasiatica, a sfuggirci; è quell’Oriente “blocco territoriale” proposto dal Behemonth schmittiano contro l’Occidente inteso come Leviathan occidentale padrone di un sistema di acque e di terre, di oceani e di continenti, che si ha difficoltà a prendere in considerazione in quanto entrerebbe in conflitto con la più facile, diffusa, comoda, affermata visione di un Occidente “civile” contro un Oriente “barbaro”, di un Occidente “libero” contro un Oriente “tirannico”, di un Occidente “razionale” contro un Oriente “folle”, di un Occidente “pacifico” contro un Oriente “aggressore” (15).
La costruzione del polo asiatico*
Ritengo interessante la pubblicazione del documento** della Russia “Il concetto di politica estera della Federazione russa” perché indica la strada e gli strumenti (da intravedere nella logica del documento e da leggere con l’altusseriana lettura sintomale) (16) per la costruzione del polo asiatico allargato imperniato, per ora, su due grossi centri di grande valenza nella storia mondiale come la Russia e la Cina. La Russia ha decisamente cambiato le relazioni con l’Occidente non fidandosi più degli Stati Uniti né tantomeno della vassalla Europa dopo la continua aggressione statunitense (via Nato-Europa-Ucraina), il sabotaggio del Nord Stream 1 e 2, le sanzioni europee, il furto delle riserve auree russe depositate nelle banche europee, la trappola dei protocolli di Minsk, eccetera. Ha riallacciato, con strategie tendenti alla cooperazione e al coordinamento che la fase multicentrica impone, la relazione con l’Oriente (soprattutto con la Cina, affermata potenza con una crescita straordinaria negli ultimi trenta anni e con l’India potenza in ascesa), con i Paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’America latina, del Medio Oriente e del mondo islamico. Inoltre, la Russia è la coprotagonista, insieme alla Cina, nella creazione degli strumenti per raggiungere l’obiettivo del costituendo polo asiatico allargato: l’associazione interstatale dei BRICS, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), la Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), l’Unione Economica Eurasiatica (UEE), l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), la RIC (Russia, India, Cina) e di altre associazioni interstatali e organizzazioni internazionali.
Sono pressoché certo che tra dieci anni nel mondo, così affermava nel 2018 il politologo russo Sergej Karaganov, ci saranno due centri economico-geopolitici: la Grande America e la Grande Eurasia. Negli ultimi anni, abbiamo assistito all’emergere di un centro geo economico in Eurasia, sullo sfondo della nuova guerra fredda. Un centro che si sta strutturando attorno a Russia e Cina e che non va visto come una semplice alleanza difensiva, ma piuttosto come un nuovo polo di sviluppo che vuole e può diventare un’alternativa al centro euro atlantico. Per la Russia è inevitabile ritagliarsi il proprio spazio nella grande Eurasia. Al cui centro, certamente, ci sarà la Cina (17). Pepe Escobar, riportando una sintesi dell’intervista a Sergey Glazyev (ministro incaricato per l’Integrazione e la Macroeconomia dell’Unione Economica dell’Eurasia nonché noto politico ed economista russo), così scrive << In sostanza, secondo Glazyev, la Russia, pesantemente sanzionata, non assumerà un ruolo di leadership nella creazione di un nuovo sistema finanziario globale. Questo ruolo potrebbe spettare all’iniziativa di sicurezza globale della Cina. La divisione in due blocchi sembra inevitabile: la zona dollarizzata – con l’eurozona incorporata – in contrasto con la maggioranza del Sud globale che utilizzerà un nuovo sistema finanziario e una nuova valuta commerciale per gli scambi internazionali. A livello interno, le singole nazioni continueranno a fare affari nelle loro valute nazionali. >> (18).
Pier Giorgio Ardeni e Francesco Sylos Labini sostengono che << È vero che la guerra in Ucraina ha evidenziato una “rottura” tra l’Occidente e il resto del mondo che va ben oltre il piano strategico-militare, creando una frattura vieppiù apparente anche sul piano economico. L’Africa, l’Asia e anche l’America Latina hanno rapporti economici sempre più stretti con Cina e India ma anche con la Russia. La leadership dei Pca (Paesi capitalisti avanzati, mia precisazione) è ancora assicurata ma potrebbe essere in un futuro non troppo lontano messa in discussione >> (19).
Il documento della Federazione russa è chiaro nel delineare il percorso della costruzione del polo asiatico allargato e nello stesso tempo mantenere aperto il confronto con l’Occidente (al contrario del rapporto “Nato 2030.Uniti per una nuova era” degli Usa-Nato aggressivo, arrogante e di chiusura verso l’Oriente) per un mondo multicentrico in equilibrio dinamico a patto che a) gli Stati Uniti saranno pronti ad abbandonare la loro politica di dominio del potere e a rivedere la loro linea anti-russa a favore di un’interazione con la Russia sulla base dei principi di uguaglianza sovrana, di mutuo beneficio e di rispetto degli interessi reciproci; b) ci sia la consapevolezza da parte degli Stati europei che non esiste alternativa alla coesistenza pacifica e alla cooperazione paritaria reciprocamente vantaggiosa con la Russia, l’aumento del livello di indipendenza della loro politica estera e la transizione verso una politica di buon vicinato con la Federazione Russa avranno un effetto positivo sulla sicurezza e sul benessere della regione europea e aiuteranno gli Stati europei a prendere il loro giusto posto nel Grande Partenariato Eurasiatico e in un mondo multipolare.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti è difficile che rinuncino al dominio mondiale assoluto ammantato di democrazia, diritti e menzogne varie considerata la loro storia che dal 4 luglio 1776 (anno della dichiarazione di indipendenza) sono stati in pace solo 18 anni su 246 anni nei quali si sono gradualmente evoluti. Da una neo-nazione in lotta per l’indipendenza dalla Gran Bretagna (1775–1783), passando attraverso la monumentale Guerra civile americana (1861–1865) fino a trasformarsi, dopo aver collaborato al trionfo durante la Seconda Guerra Mondiale (1941-1945), nella più grande potenza rimasta al mondo dalla fine del XX secolo ad oggi anche se, per nostra fortuna, in chiaro declino relativo (20). Per questo, per dirla con lo storico Daniele Ganser, gli Usa e la Nato sono un pericolo per la pace del mondo. Essi hanno ignorato molte volte il divieto dell’uso della forza stabilito dalle Nazioni Unite. Negli ultimi settant’anni sono stati in massima parte i paesi della Nato, la maggiore alleanza militare del mondo, guidata dagli Stati Uniti, ad avviare guerre illegali, riuscendo però sempre a farla franca. (21).
Per quanto concerne l’Europa (ricordo sempre che non è un soggetto politico) è impensabile, in questa fase, che possa avere una politica autonoma se prima non si libererà dalla servitù volontaria statunitense che l’ha portata ad un livello di stupidità (nell’accezione dello storico Carlo Maria Cipolla) impensabile come quella di applicare le sanzioni inefficaci alla Russia contro i suoi stessi interessi economici, politici, sociali e territoriali, per tacere sulla occupazione militare dei suoi territori (22).
Al termine di questa riflessione voglio sottolineare la questione della regione artica (trattata nel paragrafo V Binari regionali della politica estera della Federazione Russa del documento e sarà oggetto di attenzione e di approfondimenti successivi) che riguarda la rotta artica, sempre più libera dai ghiacci, che aprirà una nuova e più breve via di comunicazione tra l’Estremo Oriente e l’Europa (23). Questo passaggio marittimo a Nord-Est, sviluppato dalla Russia, è destinato a rivoluzionare le relazioni mondiali che libererà la Cina dalle strettoie militari e logistiche statunitensi dell’Oceano Pacifico (i vari Stretti: Luzon, Mindoro, eccetera) oltre a gestire con flessibilità le strozzature presenti nell’Oceano Indiano e nel Mediterraneo (il canale di Suez). Una rotta che sposta gli equilibri geoeconomici ma, soprattutto, quelli geopolitici tra le potenze a favore della Russia e della Cina mettendo seriamente in discussione le strategie militari e territoriali degli Usa sia nel Pacifico sia nell’Atlantico. Sarà uno scenario mondiale molto delicato e pericoloso (più di quello della guerra in Ucraina) e potrebbe significare il passaggio dalla fase multicentrica a quella policentrica, cioè la terza guerra mondiale.
Fonte: Karin Kneissl, 2023. Il Passaggio a Nord-Est aggira le rotte marittime globali degli ultimi due secoli.
Fonte: Limes, 2018
* Lo scritto è stato pubblicato su: www.italiaeilmondo.com., 11/4/2023.
**La traduzione del documento è a cura della redazione così come le parti evidenziate in grassetto e in corsivo.
NOTE
- […] dalla rivoluzione del 1848, più che da quella del 1789, fino al crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, abbiamo assistito al tentativo di realizzare il progetto, nobilmente grandioso nelle intenzioni e, per molti aspetti, tragico nei risultati: quello di estendere l’emancipazione degli schiavi, compresi quelli “salariati”, alla liberazione di tutti gli “umiliati e offesi” e, perfino, dell’intera “futura umanità”. Gli “uomini nuovi” che sarebbero scaturiti dalla realizzazione di questo ideale avrebbero dovuto essere “non più servi, non più padroni”, pronti all’ascolto non solo della voce tonante della ragione […] ma anche di quella più delicata del cuore, che sprona a “raccogliere le lacrime dei vinti e sofferenti” […] in Remo Bodei, Dominio e sottomissione. Schiavi, animali, macchine, intelligenza artificiale, il Mulino, Bologna, 2019, pag. 19.
- I. Lenin, L’imperialismo, Editori Riuniti, Roma, 1974, pag.128; si legga anche Gyorgy Lukacs, Lenin. Teoria e prassi nella personalità di un rivoluzionario, Einaudi, Torino, 1970, pp.47-72; sulla attualità dei cinque principali punti avanzati da V.I. Lenin nel definire l’imperialismo si rimanda a Gianfranco La Grassa, L’imperialismo. Teoria ed epoca di crisi, Editrice CRT, Pistoia, 2003, pp. 26-34.
- Gli articoli di V.I. Lenin, Il risveglio dell’Asia e Meglio meno, ma meglio sono apparsi sulla Pravda e sono stati raccolti rispettivamente in V.I. Lenin, Opere complete, volume 19, Editori Riuniti, Roma, 1967, pp. 68-69 e in V.I. Lenin, Opere complete, volume 33, Editori Riuniti, Roma, 1967, pp. 445-459. I citati due articoli sono stati pubblicati nel libro curato da Enzo Santarelli, Il risveglio dell’Asia, Editori Riuniti, Roma, 1970. Gli stralci dei suddetti articoli fanno riferimento a quelli presenti nel libro di Enzo Santarelli.
- I. Lenin, Il risveglio dell’Asia in Enzo Santarelli, a cura di, op. cit., pp.73-74.
- I. Lenin, Meglio meno, ma meglio in Enzo Santarelli, a cura di, op.cit., pp.175-178.
- Remo Bodei, Dominio e sottomissione. Schiavi, animali, macchine, Intelligenza Artificiale, il Mulino, Bologna, 2019, pp.22-23.
- Sulle transizioni egemoniche delle potenze mondiali si rimanda ai lavori di Giovanni Arrighi, Gianfranco La Grassa, Costanzo Preve e David Harvey.
- Massimo Bontempelli, Il respiro del Novecento. Percorso di storia del XX secolo, Volume I (1914-1945), Editrice CRT, Pistoia, 2002, pag.56.
- Si veda l’intervento di Luciano Canfora al convegno organizzato dalla Fondazione Lelio e Lisli Basso su “Lenin, a cento anni dalla morte” pubblicato su ilcomunista23.blogspot.com, del 9/4/2024; Domenico Moro, A cento anni dalla morte, perchè Lenin è ancora attuale, www.comedonchisciotte.org, 12/5/2024; Salvatore A. Bravo, L’inquietudine di Lenin. L’attualità del suo pensiero a cento anni dalla sua morte, www.sinistrainrete.info, 19/4/2024.
- […] In base alla dottrina della Grande Area (che fu elaborata durante la seconda guerra mondiale e comprendeva l’emisfero occidentale, l’Estremo Oriente e l’ex impero britannico con le sue risorse energetiche mediorientali) l’intervento militare è legittimato ad libitum. Lo mise in chiaro anche l’amministrazione Clinton, la quale proclamò che gli Stati Uniti avevano il diritto di usare la forza militare per assicurare “l’accesso illimitato ai mercati, alle forniture energetiche e alle risorse strategiche”, e che avrebbero dispiegato “in posizioni avanzate” corposi contingenti militari in Europa e in Asia “al fine di plasmare l’opinione popolare a nostro favore” e “dare corpo agli eventi che servono al nostro sostentamento e alla nostra sicurezza” in Noam Chomsky, Chi sono i padroni del mondo, Ponte alle Grazie, Milano, 2016, pp.59-60.
- Piero Bevilacqua, Gli USA e il “metodo Giacarta”: il massacro delle popolazioni come politica estera, sinistrainrete.info ,28/4/2024.
- Jacopo Brogi, Alessandro Fanetti e Konrad Nobile, a cura di, con la collaborazione di Fabio Bonciani, intervista a Pepe Escobar su Raisi aveva costruito un esercito fortissimo, gli americani non se lo aspettavano, comedonchisciotte.org , 22/5/2024.
- La citazione di Alain Badiou è tratta da Alain de Benoist, L’impero del “bene”. Riflessioni sull’America d’oggi, Edizioni Settimo Sigillo, Roma, 2004, pag. 107.
- Manlio Dinucci, Il tramonto rosso sangue dell’Occidente, voltairenet.org, 19/5/2024; Pepe Escobar, Russia e Cina ne hanno abbastanza, www.comedonchisciotte.org , 26/5/2024; Mike Whitney, Attacco ucraino a un elemento chiave della difesa nucleare russa, www.sinistrainrete.info 31/5/2024; Pepe Escobar, L’Occidente è deciso a trascinare la Russia in uno scontro aperto, www.comedonchisciotte.org, 31/5/2024.
- Franco Cardini, Introduzione in Guy Mettan, Mille anni di diffidenza, Sandro Teti Editore, Roma, 2016, pag.17; per il Behemonth schmittiano si rimanda a Carl Schmitt, Terra e mare, Adelphi Edizioni, Milano, 2002; si legga anche Salvo Ardizzone, Medio Oriente: geopolitica di un conflitto, www.ariannaeditrice.it, 14/5/2024.
- Maria Turchetto, Leggere non è semplice, aperure-rivista.it, 1999.
- Orietta Moscatelli, a cura di, Occidente addio. La Russia ha scelto Pechino, conversazione con Sergej Karaganov, in Limes11/2018, pag. 277.
- Pepe Escobar, Sergey Glazyev: “la strada verso il multipolarismo finanziario sarà lunga e irta di ostacoli”, comedonchisciotte.com, del 15/3/2023. Per un approfondimento su questi temi si rimanda a Pepe Escobar, Lo zar russo della geoeconomia Sergey Glazyev introduce il nuovo sistema finanziario globale, www.comedonchisciotte.com, del 22/4/2022 e a Sergev Glazvev, L’ultima guerra mondiale, Knizhny Mir, Mosca, 2016, (traduzione russo-inglese).
- Pier Giorgio Ardeni-Francesco Sylos Labini, Mondo senza pace la responsabilità delle grandi potenze e la necessita di un nuovo equilibrio-economico, left.it, 30/3/2023, pp.7-9.
- Redazione, La storia militare degli Stati Uniti sembra un gioco ma non lo è, infodata.ilsole24ore.com, 20/2/2020; Giovanni Viansino, Impero romano, impero americano. Ideologie e prassi, Edizioni Punto Rosso, Milano, 2005.
- Daniele Ganser, Le guerre illegali della Nato, Fazi editore, Roma, 2022, pp. 22-23.
- Sulla robustezza dell’economia russa e sul PIL come indicatore insufficiente per misurare la forza di un Paese con grandi risorse di materie prime come la Russia si rimanda a Pier Giorgio Ardeni e Francesco Sylos Labini, Mondo senza pace, op.cit.
- Karin Kneissl, La Russia e la rotta artica: le frontiere commerciali si spostano sempre più ad Est, comedonchisciotte.org, 16/1/2023.
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