Nuovo crollo dell’economia tedesca: ordini industriali in picchiata e stime al ribasso
di L’INDIPENDENTE (Giorgia Audiello)
Ancora dati negativi per l’economia tedesca: dopo una prima recessione tecnica che ha colpito la Germania soprattutto in seguito all’interruzione di tutti i rapporti commerciali con la Russia, si è registrato un altro crollo relativo agli ordini industriali nel settore manifatturiero. L’Ufficio federale di statistica (Destatis) ha reso noto che ad agosto i nuovi ordini sono stati inferiori del 5,8% rispetto al mese precedente e del 3,9% rispetto allo stesso mese del 2023. Secondo l’autorevole media economico Bloomberg, si tratta del calo maggiore da gennaio e di gran lunga peggiore rispetto alle previsioni degli analisti, tanto che anche le stime di crescita sono state riviste al ribasso. Süddeutsche Zeitung (SZ) – uno dei più importanti quotidiani tedeschi d’impostazione liberale – ha riferito che le previsioni economiche indicano una contrazione dello 0,2% quest’anno. SZ ha inoltre citato il vicecancelliere Robert Habeck, secondo il quale «la situazione economica è difficile». Dal canto suo, la Bundesbank (la banca centrale tedesca) ha riferito il mese scorso che il Prodotto Interno Lordo (PIL) potrebbe essere rimasto stagnante o addirittura diminuito nel terzo trimestre dell’anno, dopo un leggero calo nei tre mesi precedenti. Una nuova recessione tecnica potrebbe, dunque, essere alle porte.
Da parte sua, Destatis ha cercato di ridimensionare il crollo della domanda degli ordini industriali spiegando che l’andamento negativo di agosto è dovuto, tra le altre cose, al notevole aumento nel mese precedente di ordini nel settore delle costruzioni di veicoli quali aerei, treni, navi e veicoli militari. Al netto di questi grandi ordini, secondo l’istituto di statistica tedesco, la domanda del settore manifatturiero è stata inferiore “solo” del 3,4% rispetto al mese precedente. In un confronto trimestrale meno volatile, invece, gli ordini (eccetto quelli di grandi dimensioni) del periodo giugno-agosto 2024 sono stati dello 0,7% più alti rispetto al trimestre precedente. Nonostante il tentativo di sdrammatizzare i dati macroeconomici, la tanto attesa ripresa economica di quello che era considerato il cuore economico europeo non si è verificata e non ci sono per ora previsioni in questo senso.
Berlino era entrata in una prima recessione tecnica nel primo quarto del 2023, quando il PIL tedesco aveva segnato il secondo arretramento consecutivo, pari al -0,3%, dopo il -0,5% del quarto trimestre 2022. Sempre secondo Destatis, già a partire dal 2023 tutti i più importanti settori industriali tedeschi avevano subito contrazioni, con un crollo preoccupante delle esportazioni, che costituiscono il cardine della strategia economica tedesca. Nel 2023, infatti, le esportazioni erano diminuite del 4,6% a dicembre rispetto al mese di novembre, mentre le previsioni si aspettavano un calo del 2%. A questo scenario negativo, si aggiunge ora anche la crisi del settore automobilistico che era l’unico a non essere ancora stato colpito nell’anno precedente: segno inequivocabile della difficoltà del settore è stata la proposta della più grande casa automobilistica europea per vendite, la Volkswagen (VW), di chiudere per la prima volta nella sua storia le fabbriche tedesche e di abolire le garanzie occupazionali in vigore da decenni nei suoi stabilimenti, mettendo così a rischio migliaia di posti di lavoro. L’annuncio dell’azienda automobilistica ha provocato tensioni con i sindacati, mentre le proteste tra i lavoratori tedeschi sono in aumento in tutti i settori. In generale, la produzione automobilistica delle principali case europee sta registrando una contrazione senza precedenti a causa della perdita di competitività delle nazioni del Vecchio Continente.
Le difficoltà economiche tedesche si inseriscono nel contesto più ampio della guerra tra Russia e Ucraina e alla relativa strategia americana di disaccoppiare l’economia europea (in particolare tedesca) da quella Russa attraverso l’uso delle sanzioni economiche. La Germania è stata la Nazione che più ha risentito di tale disaccoppiamento, in quanto importava più della metà del suo fabbisogno energetico da Mosca, all’interno di un modello industriale che faceva del gas russo a basso costo l’elemento vincente del suo sistema economico, basato sulle esportazioni. Non a caso, la produzione è diminuita maggiormente nelle industrie ad alto consumo energetico dove è calata del 5,8% a dicembre 2023 rispetto a novembre 2023 e del 4% rispetto a dicembre 2022.
A complicare ulteriormente lo scenario economico si aggiunge anche l’impossibilità di fornire sussidi statali alle industrie – al contrario di ciò che accade in altri Paesi del mondo compresi gli Stati Uniti – e l’aumento dei tassi d’interesse decisi dalla BCE negli ultimi anni. Le politiche monetarie restrittive di Francoforte, infatti, hanno l’effetto di contrarre la domanda inasprendo il rischio di recessione. Non si vedono al momento prospettive di miglioramento per l’economia tedesca, anche perché il governo del cancelliere Scholz non pare intenzionato a cambiare strategia né tantomeno a riallacciare i rapporti con quello che era uno dei suoi maggiori partner commerciali: la Russia. Allo stesso tempo, lo stato dell’industria teutonica ha già fatto sentire i suoi effetti negativi sull’intera economia dell’eurozona.
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