Pace ingiusta
DA LA FIONDA (Di Andrea Balloni)
La “pace giusta”, spesso invocata durante le discussioni intorno a una possibile fine delle ostilità in terra ucraina, costituisce una locuzione assai strana: si compone di due parole che appartengono allo stesso ambito, quello positivo, del bene, e che tuttavia insieme costituiscono quasi un ossimoro.
La pace è un concetto astratto, un’espressione metafisica e, quasi come il presente sospeso e inafferrabile tra il passato e un eterno futuro, si manifesta in apparizioni istantanee, qua e là, come lampi di serenità nella storia dell’uomo, come i ricordi tra le braccia della mamma: la pace è solo un attimo tra due conflitti e non è mai giusta di per sé, perché porta con sé dolore, rancori, punizioni da applicare e vendette ancora da consumare.
Troppo facile qui citare Tacito: “Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant”1, d’altronde, anche il concetto di giusto e di giustizia dipendono sempre dal punto di vista di chi detiene il potere e lo esercita in quel momento e questo almeno finché un qualche dio non volesse illustrarcene un criterio interpretativo universale.
Nonostante l’inconsistenza del concetto di pace quando unito a quello di giustizia, la pace è sempre desiderabile e urgente. Ma proprio perché inafferrabile, deve essere pensata e costruita coscientemente, come situazione artificiale all’interno di una condizione naturale, almeno nella nostra parte di mondo, di continua belligeranza, che, come scriveva Kant, “[…] è piuttosto uno stato di guerra, ossia anche se non sempre si ha uno scoppio delle ostilità, c’è però la loro costante minaccia […]”2.
La cultura occidentale vive, dall’ultimo dopoguerra, nell’illusione di una pacificazione che in realtà non è mai avvenuta, in una condizione di pace apparente e di costante menzogna, di oblio dell’orrore e di cancellazione dalla coscienza dei continui conflitti innescati con regolarità per motivi politici ed economici, lontano dal nostro territorio e dagli occhi del popolo.
In altre parole, l’Occidente non ha mai smesso di fare la guerra, piuttosto l’ha esportata, l’ha fatta lontano dalle proprie sponde, nell’irrefrenabile istinto di sopraffazione che distingue il guazzabuglio di culture che animano l’Europa e l’antistante sponda dell’Atlantico e nel suprematismo che le informa e le unisce come unico collante, tenendo il resto del mondo sotto minaccia.
E così vediamo pattuglie di intellettuali, giornalisti, storici, musicisti, poeti, e tutta un’orda decerebrata estratta dalla società civile, partecipare a nuove adunate, tutti cooptati non più con il bastone e l’olio di ricino, ma con nuove forme di ricatto sociale. Tutti con gli occhi bendati e le orecchie tappate quando, anche distrattamente, la storia racconta che già nel 1999, in barba a ogni diritto internazionale, la NATO e noi italiani in primis, disattendendo le risoluzioni ONU, abbiamo bombardato e umiliato la Serbia, provocando migliaia di morti, dividendo territorialmente un Paese al solo e malcelato fine di consolidare l’egemonia angloamericana ed espandendo l’alleanza militare atlantica fino alla costruzione in Kosovo della più grande base militare americana d’Europa; o quando qualche refolo di vento prova a suggerire che dopo breve tempo abbiamo invaso l’Afghanistan e poi l’Iraq senza alcun motivo reale, anzi con accuse false, provocando milioni di vittime; quindi la guerra alla Libia, provocando la distruzione politica, sociale e civile di quel paese, fino a renderci complici delle più orrende brutture degli ultimi decenni, in Siria e in Medio Oriente in genere.
Si parla di principi e di valori europei, di giustizia e democrazia; i principi tuttavia più li tieni in bocca, più diventano morbidi e malleabili, fino a riplasmarsi in qualcosa di diverso, addirittura contrario. Quando ascoltiamo cantori di regime ammettere, come accaduto sul Corriere della Sera lo scorso due aprile3, che, al fine di conservare l’“impalcatura europea”, dei valori europei, può in pratica venire meno ogni salvaguardia di giustizia e di democrazia, viene da chiedersi quale sia il significato residuo di queste parole in nome delle quali si fomentano e si giustificano guerre e odio, o si alimentano regimi politici slegati dalla volontà popolare, in nome delle quali si distribuiscono o si sottraggono risorse ai popoli, a cosa siano ridotti i valori europei se non a un mero ornamento linguistico, ormai svuotato di ogni sua aderenza a una realtà fattuale.
Di quale pace e di quale giustizia dunque andiamo ancora blaterando?
Qualcuno parla addirittura di giustizia divina, della liceità della guerra, citando le Sacre Scritture. Non c’è un limite che ancora non si sia oltrepassato. Come si può mascherare con tanta ipocrisia il male e la difesa dei propri interessi, a discapito della vita di popoli interi? Come si può citare il divino, il sacro, parlando di guerra?
A trovarsi di fronte a esempi umani di tale ipocrisia, alla sublimazione del male in figure di una incomprensibile complessità morale come Von der Leyen o come Kurtz di “Cuore di tenebra”4, viene da interrogarsi sugli abissi della paura. La loro discesa agli inferi, il nutrirsi di orrore è la necessità della loro stessa essenza di malvagi.
Rimane in tutto ciò, però, qualcosa di incomprensibile, di inestricabile e di remoto come la giungla africana, e una domanda di fondo: magari nascostamente, talvolta anche da sé stessi, questi personaggi non si scoprono mai a temere la reazione di un dio vendicatore?
Era chiaro che le oligarchie euroatlantiche volevano fare la guerra alla Russia, il progetto era chiaro, il fine era chiaro: lo smembramento della Russia e la suddivisione delle sue immense ricchezze era il sogno più grande delle grandi multinazionali e forse l’unico modo che il Sistema occidentale morente avesse per tenersi ancora in vita, per tentare di procrastinare la data di una fine ormai ineluttabile e già iniziata.
Rileggiamo il documento partorito dalla Rand Corporation nel 2019, “Extending Russia”5.
Pensatoio con quartier generale a Washington, la Rand Corporation è ufficialmente finanziata dal Pentagono, da Agenzie di sicurezza nazionale americane e di altri paesi, nonché da altre organizzazioni non governative.
Ecco, in sintesi, i punti del documento “Extending Russia”:
– attaccare la Russia sul lato più vulnerabile, cioè la dipendenza della sua economia dall’export di gas e petrolio: utilizzo di sanzioni commerciali e finanziarie e diminuzione dell’importazione di gas naturale russo, sostituendolo con gas naturale liquefatto statunitense.
– Foraggiare e incoraggiare le proteste interne.
– Distruggere l’immagine della Russia all’esterno.
– Accrescere le forze militari dei paesi europei della Nato, in funzione anti-Russia.
– Investire in bombardieri strategici e missili da attacco a lungo raggio diretti contro la Russia; schierare in Europa nuovi missili nucleari a raggio intermedio puntandoli sulla Russia.
– Gli Stati Uniti e i loro alleati dovranno investire grosse risorse sottraendole ad altri scopi.
Vi ricorda qualcosa questo?
Non c’è diritto internazionale in tutto ciò.
Non c’è giustizia; non c’è giustizia verso la Russia, una Nazione libera e sovrana. Non c’è giustizia verso i cittadini europei e dei paesi NATO che vedono distrarre immensi capitali da scopi pacifici e di utilità sociale, dirottandoli verso scopi di distruzione e di morte e a solo vantaggio del grande capitale internazionale.
Già Henry Kissinger (Kissinger, figuriamoci…) il 05 marzo 2014 sul Washington Post diceva “[…] se l’Ucraina deve sopravvivere e prosperare, non deve essere l’avamposto di una delle due parti contro l’altra, dovrebbe fungere da ponte tra di loro.”6
Non si può invocare una pace giusta quando si continua a fomentare una guerra che già dieci anni fa era il chiaro epilogo dei tentativi di un Occidente disperato di restare in vita. Non si può farlo quando si tenta in tutti i modi di boicottare il processo di cessazione delle ostilità in favore degli affari delle oligarchie produttrici di armi; quando si invoca e si costruisce per anni l’ingiustizia e la morte attraverso la menzogna, la propaganda, il ricatto, l’orrore, il furto, l’abbrutimento umano e l’ignoranza.
La pace non sarà giusta, come non lo è mai stata.
Perché la pace è solo un attimo, un lampo tra due conflitti, uno sprazzo di sereno in un cielo sempre tempestoso.
Note
1 -Publio Cornelio Tacito – Agricola
2 -I. Kant – Per la pace perpetua, 1795
3 –https://www.corriere.it/…/a-differenza-dell-italia-in…
4 -Joseph lConrad (Józef Teodor Korzeniowski, 1857-1924) – Cuore di tenebra
5 -RAND CORPORATION EXTENTING RUSSIA https://www.rand.org/…/RR3000/RR3063/RAND_RR3063.pdf
FONTE: https://www.lafionda.org/2025/04/09/pace-ingiusta/
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