Maduro si difende dalle minacce degli USA: “Il Venezuela è campione mondiale di ribellione all’imperialismo”
di LA FIONDA (Paolo Cornetti)

Il Presidente venezuelano Nicolás Maduro ieri ha tenuto una conferenza stampa parlando per due ore e quindici minuti al mondo rispetto alla situazione di minaccia presentata dagli Stati Uniti nei confronti del suo paese, davanti a oltre 390 movimenti sociali e media locali e internazionali in presenza e collegati online, tra i quali La Fionda.
Maduro ha intrecciato passato e presente per denunciare “la più grande minaccia militare al continente negli ultimi cento anni”: la presenza di otto navi da guerra, 1200 missili e un sottomarino nucleare statunitensi davanti alle coste venezuelane. Una “minaccia ingiustificabile, criminale e immorale”.
Il presidente del Venezuela ha aperto l’incontro evocando la memoria dei popoli indigeni e delle lotte pre-indipendentiste, da Guaicaipuró a José Leonardo Chirino, fino a Simón Bolívar. Una narrativa che intende legittimare l’attuale resistenza del Venezuela come parte di una “ribellione millenaria” contro colonizzatori e imperialisti. Ha ribadito che il progetto bolivariano, rilanciato da Hugo Chávez, incarna oggi valori di uguaglianza, democrazia partecipativa e socialismo umanista.
Ha, inoltre, rivendicato la capacità del paese di sopravvivere a oltre mille misure coercitive e sanzioni economiche imposte negli ultimi anni. Ha celebrato la dissoluzione del cosiddetto Gruppo di Lima – alleanza di governi ostili a Caracas – e ha presentato il Plan de la Patria 2025-2031 come base di una nuova fase di sviluppo. In questo contesto, ha respinto con forza l’etichetta di “regime”, sostenendo che il Venezuela resta una repubblica costituzionale e democratica.
Al centro del discorso, la denuncia della strategia statunitense: “È immorale e criminale puntare armi nucleari contro il Venezuela”, ha dichiarato Maduro. Come risposta, ha annunciato il consolidamento di 8,2 milioni di miliziani e riservisti, sottolineando come alla “massima pressione militare il Venezuela risponde con la massima preparazione”.
Maduro ha paragonato l’attuale situazione a precedenti “menzogne imperiali” – dall’incidente del Maine (pretesto per la guerra ispano-statunitense) a Cuba fino alle armi di distruzione di massa in Iraq – sostenendo che Washington cerchi, come sempre, una scusa per giustificare un intervento armato.
Interessante anche l’accusa verso Marco Rubio, e la distinzione tra Rubio e Trump, verso il quale Maduro dichiara di non provare rancore personale, malgrado le diverse visioni del mondo, e mettendolo proprio in guardia dalle azioni del suo Segretario di Stato.
Il presidente ha accusato la “mafia di Miami”, incarnata proprio da Marco Rubio, definito “il Signore della Guerra” che si vuole sporcare le mani con il sangue dei venezuelani, di orchestrare una strategia di “cambio di regime”.
Nonostante i toni duri, Maduro ha riaffermato la disponibilità al dialogo con Washington, pur criticando la “diplomazia delle cannoniere” che avrebbe compromesso i canali di comunicazione avviati negli anni scorsi. Ha fatto appello all’ONU affinché condanni la minaccia militare che viola la Carta delle Nazioni Unite, e ha ribadito la visione di un mondo multipolare, lodando fortemente l’ascesa di Cina, Russia e India e ribadendo la forte amicizia che lo lega ai leader di queste nazioni. Ha annunciato inoltre l’adesione del Venezuela all’ “Iniziativa per la governance globale” proposta da Xi Jinping.
Chiudendo il suo intervento, Maduro ha evocato il principio di Bolívar secondo cui “i popoli liberi vincono gli imperi potenti”. La sua dichiarazione finale ha riassunto l’intera impostazione del discorso: “Il Venezuela sceglierà sempre l’indipendenza, mai la sottomissione”.





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