La “cura Andreatta” è diventata un accanimento terapeutico.
Avere la pazienza di cercare e sfogliare un quotidiano a distanza di quasi 30 anni riserva sempre qualche sorpresa. Ad esempio può capitare di leggere le stesse identiche "ricette" o in questo caso "cure" di politica economica.
Poca importanza ha se a suggerirle sono soggetti divisi da più di una generazione. Quello che importa è il filo conduttore che lega le due generazioni a confronto.
Con questa chiave di lettura appare assolutamente normale, e quindi non sorprendente, che Beniamino Andreatta ed Enrico Letta, a distanza di quasi 30 anni l'uno dall'altro, dicano e propongano esattamente le stesse cose. D'Altronde Enrico Letta è stato il pupillo di Andreatta e grazie ad Andreatta, Enrico Letta divenne il più giovane ministro della Repubblica Italiana durante il 1° governo Prodi. A sua volta Prodi è stato assistente universitario del Prof. Andreatta e fu lo stesso Andreatta che spinse la DC a indicare la nomina di Romano Prodi a capo dell'IRI nel 1982, per smantellarla, ma questo si scoprì successivamente.
Cosa lega Beniamino Andreatta, Romano Prodi ed Enrico Letta oltre ai loro rapporti personali? Beh, la risposta è semplice: l'amore per il liberismo, il globalismo e per l'Unione Europea che è la massima espressione delle prime due.
Sono ormai più di trenta anni che, da Andreatta in poi, il governo dell'economia volge nella direzione "euroliberista". Le prove ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. Basta cercarle. Eccone una che risale al 27 luglio 1986 da un articolo di La Repubblica:
<<Alla fine del ciclo della "grande inflazione mondiale" si apre un periodo di incertezza. E per l' Italia ora la partita si gioca su più fronti: disavanzo pubblico, costo del lavoro, liberalizzazione del mercato dei capitali. Beniamino Andreatta, intervenuto ieri mattina alla presentazione dell' Osservatorio congiunturale Tessile e abbigliamento, ha indicato una serie di misure di pronto intervento, tali da impostare comunque anche un piano di rientro dal deficit a maggior respiro. Secondo Andreatta lo Stato dovrebbe procedere ad alienazioni del proprio patrimonio per 4-5 mila miliardi ogni anno, ridurre gli investimenti. Le aziende pubbliche dovrebbero aumentare le tariffe dei servizi, mentre le Partecipazioni statali non dovrebbero compiere più acquisizioni. Gli incentivi alle industrie dovrebbero essere diminuiti, anche quelli per la ricerca. La scure dovrebbe cadere anche sulla fiscalizzazione degli, oneri sociali, sulla sanità, sulla scuola (il personale dovrebbe scendere del 10 per cento). Al termine di questa cura da cavallo, "il debito pubblico – ha detto Andreatta – si ridurrebbe al doppio di quello francese, mentre oggi è il quadruplo". […]. Per contenere il costo del lavoro si potrebbe invece far partecipare i dipendenti agli utili mentre, per Andreatta, la liberalizzazione del mercato dei capitali "porterebbe a un governo più tecnico dell' economia".>>
La "cura Andreatta" è il cancro da estirpare. I principi economici contenuti nella nostra Carta Costituzionale sono la medicina contro questo cancro.
* link all'articolo di La Repubblica del 23/07/1986
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