La Costituzione minacciata
La Costituzione minacciata
di Luciano Del Vecchio
Dal secondo dopoguerra i ceti dirigenti dei paesi occidentali contrapposero politicamente lo stato interventista in economia al modello sovietico del socialismo reale. In quel periodo di guerra fredda i politici, preoccupati di disinnescare i conflitti sociali e per tener lontani i lavoratori dalle suggestioni collettiviste dei regimi d’oltre cortina, si convertirono all’intervento statale sia negli investimenti produttivi sia a fini redistributivi del reddito. Tuttavia, nel caso italiano non fu solo la paura della propaganda sovietica a indurre il ceto politico a concepire e programmare la presenza della Stato in economia (esistevano l’IRI e il Ministero delle Partecipazioni Statali), ma anche una tradizione ideale in cui confluivano tanto il socialismo quanto la dottrina sociale della Chiesa, e che ispirò anche la stesura della Carta Costituzionale. Quel modello di sviluppo che rincorreva la piena occupazione, sostenuta dall’intervento statale tramite la spesa pubblica, cominciò a essere messo in discussione dai liberisti fin dagli inizi degli anni ’70. Ma fu con la crollo del Muro che le classi dirigenti, affrancatesi da quella paura, cominciarono a realizzare un disegno liberista di costruzione economica volta a instaurare la società del libero mercato che esautorasse – progetto in corso di attuazione – la sovranità costituzionale degli Stati democratici.
Le Costituzioni, affermatesi nel dopoguerra e, in alcuni paesi del sud, dopo il crollo delle dittature militari, furono dettate sotto l’ispirazione di principi volti a rimuovere gli ostacoli soprattutto economici alla piena partecipazione di tutti i cittadini alla vita e all'organizzazione dello Stato, e dunque ad affermare i diritti sociali. Fra queste la Costituzione Italiana può senz’altro essere considerata, pur all’interno di una visione keynesiana del capitalismo, la più avanzata per quanto riguarda la disciplina dei rapporti economico-sociali. A giusta ragione la nostra Carta è invisa come un nemico da abbattere da parte degli eurocrati che, nello scrivere i trattati europei, si sono ispirati alle teorie liberiste e monetariste di Von Hayec e Friedmann. Di queste dottrine l’Unione europea è l’odierna realizzazione storico-politica, al servizio e alle direttive della quale la legione straniera che ci governa ha messo mano allo stravolgimento della Carta che dà fastidio più di ogni altra perché è la più contraddistinta dalla democrazia sociale. Non risulta, infatti, che i governi degli altri stati dell’Europa meridionale, non meno proni di quello italiano all’oligarchia eurounionista, abbiano sollecitato i parlamenti o incaricato commissioni per riscrivere le loro costituzioni, pur essendo queste etichettate da una banca americana come fortemente influenzate da idee socialiste (1).
Un’apposita commissione di trentacinque “saggi” teorici del diritto, trasversale agli schieramenti, è stata nominata dal governo del Centrodestrasinistracentro per stracciare la Costituzione. Questi saggi che, all’apparenza con funzioni consultive, tracceranno il percorso di riforma dell’impianto costituzionale, sono in gran parte esperti in diritto internazionale o europeo: fatto non insignificante né trascurabile, che induce a sospettare il loro incarico come espressione di una volontà demolitoria della Costituzione del 1948, non solo nella sua parte di ordinamento dello Stato, ma anche nella parte iniziale enunciante i principi fondamentali e le norme programmatiche a tutela di una società lavorista e solidale. Stante la totale inconciliabilità dei compiti costituzionali e sociali assegnati alla Repubblica con gli obiettivi istituzionali e contabili dei trattati europei, resisteranno i saggi alla tentazione di riscriverla da cima a fondo con un copia-incolla dei trattati e di trasformarla in un codicillo dell'elefantiaco trattato di Lisbona? Introdurranno la parola “mercato”nel testo della Costituzione Italiana? Non c’è, per ora; ma nel trattato di Lisbona ricorre 65 volte e “mercati” 12 volte). “…non vogliono colpire solo la forma di governo, ma anche e soprattutto la parte relativa ai rapporti economici. Prepariamoci a lottare”. (2).
Il governo quisling ha assunto come punto del suo programma la modifica della Costituzione da attuare entro 18 mesi dal suo insediamento: limite temporale posto, pena le sue dimissioni, dallo stesso ri-Presidente della Repubblica al percorso delle riforme: “Diciotto mesi sono un tempo appropriato per le riforme”. La strana fretta di Napolitano e Letta, espressa con toni impazienti “Il processo è complesso, si tratta di tenere il ritmo”(3), lascia intuire che il vero programma della compagine collaborazionista, oltre alla svendita delle industrie strategiche nazionali, si riduca in definitiva a un unico e solo punto: cancellare la Costituzione del 1948, per venire incontro ai desiderata delle oligarchie straniere. “L'aristocrazia finanziaria internazionale ci dice chiaramente che se vogliamo tenerci l'euro dobbiamo rinunciare alla Costituzione. I sistemi politici della periferia meridionale sono stati instaurati in seguito alla caduta di dittature, e sono rimasti segnati da quell'esperienza. Le costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste”.(4)
La nostra Costituzione è stata già manomessa con l'inserimento del pareggio di bilancio, che il partito unico Pd-PdL-TerzoPolo ha approvato con un quorum sufficiente e necessario a evitare il referendum popolare confermativo; “equilibrio tra le entrate e le spese” è stata la formula eufemistica ed edulcorante. Ma dai nostri apolidi governanti sono state tentate altre oscene cosucce, fra le quali la più inquietante e che conferma il sospetto di un’intenzione distruttiva non limitata soltanto all’architettura dello Stato ma puntata ad alzo zero sui principi fondamentali, è la proposta di un onorevole pidielle per cancellare dall’art 1 il comma 2: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”(5). Le minacce che, in questi ultimi tempi, si sono ripetute contro la Costituzione sono troppe per non suscitare allarme e la preoccupazione che, dopo la riscrittura dei 35 saggi e dei 40 parlamentari unipartitici del Centrodestrasinistracentro, possa restare ben poco del primigenio testo del '48. La Costituzione del 1 gennaio 1948 è il testo sacro che fonda la sovranità e la democrazia del Popolo italiano e che i sovranisti, contrapponendolo ai trattati europei, dovranno essere determinati a recuperare e a riconfermare come irrinunciabile, allorquando lo scontro politico con i potentati stranieri diventerà inevitabile.
(2)http://il-main-stream.blogspot.it/2013/06/cosa-hanno-in-mente-di-fare.html
(3)http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/napolitano-governo-e-a-termine-e-sul-presidenzialismo-pd-diviso-20130603_074249.shtml
(4)http://il-main-stream.blogspot.it/2013/06/jp-morgan-lo-dice-chiare-lettere-il.html#more
(5) http://www.lacostituzione.it/approf/proposta_modifica_ceroni_2011.php
Napolitano: "Presidenzialismo? Io naturalmente non dirò nulla né stasera né successivamente sui contenuti delle riforme istituzionali, a maggior ragione su quelle che riguardano il capo dello Stato. Io resterò assolutamente neutrale."
Mai come in questo caso la neutralità è sinonimo di schieramento.