Napolitano, il proporzionale e la modifica della Costituzione
La reazione di Napolitano alla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato la illegittimità del sistema elettorale è vergognosa e testimonia la deriva di questo politico, ormai privo di ogni rispetto per la Costituzione e per il ruolo istituzionale che svolge.
La scelta della legge elettorale dovrebbe avvenire in Parlamento, essendo un bene che essa sia estranea all'indirizzo politico del Governo. Tuttavia, se è difficile che il Parlamento o, al limite, i partiti riescano ad imporre al Governo questa sacra direttiva, almeno sarebbe opportuno che il Presidente della Repubblica tacesse e non esprimesse un suo indirizzo. Invece no. Napolitano è stato perentorio: nessun ritorno al proporzionale, che è stato “superato”. Un indirizzo di tipo negativo, dunque – no al proporzionale -, ma pur sempre un indirizzo.
Che vuol dire superato? Ecco la spiegazione di Napolitano: “Diventa ormai imperativa quella espressione di volontà attenta a ribadire il già sancito dal 1993 superamento del sistema proporzionale, e a ribadirlo insieme all'introduzione di modifiche costituzionali riguardanti almeno il numero dei parlamentari e il superamento del bipolarismo paritario”.
Argomento capzioso, invocato per propri fini, o meglio per il proprio indirizzo politico. Infatti, è agevole replicare: che venti anni sono tanti; che abbiamo fatto esperienze di altri sistemi elettorali i quali hanno rivelato limiti e difetti notevoli; che una legislatura della “seconda Repubblica” è già durata due anni (2006-2008) e che questa durerà, probabilmente, ancora meno (nella prima repubblica” una sola legislatura durò due anni e fu l'ultima, in realtà già legislatura di transizione – 1992-1994); che il Parlamento non ha nessun vincolo costituzionale – nemmeno discendente da prassi costituzionale – che vieti di reintrodurre un sistema simile a quello abrogato dal referendum popolare venti anni fa; che in moltissime altri casi e materie il Parlamento, dopo un referendum che aveva abrogato una norma, ha introdotto norme molto simili a quelle abrogate, persino (inopportunamente o illegittimamente) nell'immediatezza del referendum; che quindi basterebbe una soglia di sbarramento, anche modesta, per superare ogni obiezione, che è comunque infondata e pretestuosa. Da un referendum del 1993 non deriva nessun vincolo per il Parlamento, anche alla luce della disastrosa esperienza ventennale che è seguita all'abbandono del proporzionale. Il popolo avrebbe sempre a disposizione lo strumento del referendum abrogativo, per eliminare di nuovo il sistema proporzionale, eventualmente reintrodotto.
Si noti che la critica di Napolitano non è rivolta contro il proporzionale puro, bensì contro “il proporzionale”, quindi anche contro un proporzionale con soglia di sbarramento, più o meno alta. Ebbene, fermo restando che Napolitano doveva tacere, sono anche io contrario, in questo momento storico, alla reintroduzione del proporzionale puro, che impedirebbe il fortificante processo di selezione tra i nuovi movimenti politici che stanno facendo capolino e che nei prossimi anni insorgeranno. Invece, la scelta del proporzionale con sbarramento al 4%, da un lato eviterebbe che entrino in Parlamento gruppuscoli insignificanti, impazienti, fanatici, guidati da narcisi, incapaci di aggregare oltre una misura minima, dall'altro consentirebbe in breve tempo l'approdo in Parlamento di quelle due, tre forze politiche nuove, che affiancheranno il M5S, e che getteranno nella pattumiera della storia il partito unico delle due coalizioni che ha governato durante il secondo ventennio della storia italiana.
Ma Napolitano è andato oltre. Al fine di perorare le riforme costituzionali che dovrebbero combinarsi con la nuova legge elettorale antiproporzionale, ha ricordato che la Corte Costituzionale nel dispositivo ha già annunciato che il Parlamento può legiferare,.
La precisazione della Corte, sulla legittimità della futura attività legislativa del Parlamento, opportunamente anticipata, è ovvia, perché la Corte segue la teoria secondo la quale le norme costituzionalmente illegittime sono efficaci ma da annullare con effetto “retroattivo”, effetto che non si estende ai rapporti non più pendenti (ma a rigore nemmeno i sostenitori della teoria della nullità, come Onida, si spingono fino a voler travolgere i rapporti non più pendenti). Insomma non si potrà più votare con il Matterellum, perché le norme dichiarate incostituzionali non si possono più applicare, mentre è persino incerto che sia stata illegittima la proclamazione (comunque ormai avvenuta), la quale a rigore non deriva dall'applicazione delle norme dichiarate costituzionalmente illegittime (la proclamazione accerta fatti verificatisi in applicazione della legge elettorale) e la medesima considerazione potrebbe vale anche per la convalida (ma confesso di non conoscere minimamente questo istituto).
Tuttavia, se il Parlamento, come è ovvio, può legittimamente legiferare, è almeno dubbio che sia opportuno che esso proceda all'approvazione di norme che modifichino la Costituzione. E proprio il dubbio sulla opportunità avrebbe dovuto spingere Napolitano a tacere sul tema delle modifiche costituzionali o, addirittura, a ipotizzare un ripensamento. Tanto più che, con la fine delle “larghe intese”, l'inopportunità è paradossalmente maggiore. Infatti, la disciplina speciale di modifica della costituzione, da molti contestata, prevede il ricorso al referendum confermativo a prescindere dal fatto che le modifiche vengano approvate con meno dei due terzi dei voti in ogni camera. Ora, invece, ricorrendo all'art. 138 Cost., si corre il rischio che la Costituzione sia modificata con i due terzi dei voti in modo da evitare il referendum confermativo. Dobbiamo sperare in un sussulto di dignità di Napolitano, perché garantisca almeno lo svolgimento del referendum? Ormai non ci credo. Per quanto sia paradossale, è più facile che la sovranità popolare sia difesa, assieme ai pentastellati e, spero, a SEL, da Berlusconi, Lega, Fratelli d'Italia e Pippo Civati. L'augurio, comunque, è che il Parlamento non sia in grado di realizzare nessuna modifica della Costituzione.
Commenti recenti