George Soros e le migrazioni
Nel mondo incantato di George Soros non solo l’Asia e l’Africa nutrono il legittimo desiderio di emigrare in Europa, ma la stessa Europa, ossia il suo settore privato rappresentato da ONG, gruppi religiosi e imprese, e in particolare i suoi paesi in prima linea attendono gioiosi l’arrivo di almeno un milione di migranti l’anno e guardano alla guerra di Siria come a una favolosa opportunità – per avere nuovi cittadini da integrare, ma anche per stabilire una volta per tutte le regole che rendano facile e normale lo spostamento del Sud e dell’Est nel suo territorio. Sono però nati problemi, posti non dalle popolazioni europee che Soros sa in gioiosa attesa, ma dalle burocrazie inefficienti di Bruxelles e dai politici degli Stati membri che, chiusi nel loro egoismo e sordi al vangelo dei diritti umani, non hanno saputo gestire il benefico flusso. È dunque Soros stesso, ferito il cuore nobile da tanta sofferenza, a ricordare ai cinici politici la moralità e a impartire agli inefficienti burocrati le istruzioni con il preventivo allegato.
[PAOLO DI REMIGIO – FSI Teramo]
L’Unione Europea ha bisogno di un piano comprensivo, con al centro i diritti umani
di George Soros
29 settembre 2015
L’Unione Europea deve riconoscere le sue responsabilità per la mancanza di una politica comune di accoglienza; essa ha trasformato il crescente afflusso di rifugiati di quest’anno, da problema gestibile, in un’ennesima crisi politica.
Ogni stato membro si è chiuso nell’egoismo del proprio interesse, agendo spesso contro gli interessi degli altri. Questo ha creato il panico tra i richiedenti asilo, il grande pubblico e le autorità responsabili per la legge e l’ordine. I richiedenti asilo sono state le vittime principali.
La UE ha bisogno di un piano comprensivo per rispondere alla crisi, che riaffermi un’efficace governance sui flussi dei richiedenti asilo, così che prendano posto in modo sicuro, ordinato, e a un ritmo che rifletta la capacità dell’Europa di assorbirli. Perché sia comprensivo, il piano deve estendersi oltre i confini dell’Europa. È meno dirompente e molto meno costoso mantenere i potenziali richiedenti asilo entro o vicino alla loro collocazione attuale.
Poiché l’origine della crisi attuale è la Siria, il destino della popolazione siriana deve essere la prima priorità. Ma non vanno dimenticati gli altri richiedenti asilo e migranti. Allo stesso modo, un piano europeo deve essere accompagnato da una risposta globale sotto l’autorità delle Nazioni Unite e deve coinvolgere i suoi stati membri. Questo distribuirebbe il peso della crisi siriana su un numero più ampio di stati e nel contempo fisserebbe gli standard globali per affrontare i problemi delle migrazioni forzate in generale.
Ecco i sei punti di un piano comprensivo.
Primo. Per il prossimo futuro la UE deve accettare almeno un milione di richiedenti asilo ogni anno. E per farlo deve distribuire equamente il peso — un principio che una maggioranza qualificata ha infine stabilito in un summit del 23 settembre.
È di vitale importanza un finanziamento adeguato. La UE dovrebbe provvedere 15.000 € per ogni richiedente asilo i primi due anni, per aiutare a coprire i costi dell’abitazione, della cura della salute e dell’istruzione — e così da rendere l’accoglienza dei rifugiati più attraente per gli stati membri. Può raccogliere questi fondi emettendo obbligazioni a lungo termine usando la sua capacità di indebitamento valutata AAA largamente inutilizzata, il che avrà il vantaggio aggiuntivo di offrire all’economia europea un giustificato stimolo fiscale.
È ugualmente importante permettere sia agli stati che ai richiedenti asilo di esprimere le loro preferenze, usando la minima coercizione possibile. Collocare i rifugiati dove vogliono andare – e dove sono voluti – è una conditio sine qua non del successo.
Secondo. La UE deve guidare lo sforzo globale per provvedere un finanziamento adeguato al Libano, alla Giordania e alla Turchia, perché sostengano i quattro milioni di rifugiati attualmente viventi in questi paesi.
Finora è stata raccolta soltanto una frazione del finanziamento necessario per un’assistenza appena sufficiente. Se si includono istruzione, addestramento e altre esigenze necessarie, i costi annuali sono almeno di 5.000 € per rifugiato, cioè 20 miliardi di euro. Attualmente l’aiuto della UE alla Turchia, sebbene raddoppiato nell’ultima settimana, ammonta ancora ad appena 1 miliardo di euro. In aggiunta, la UE dovrebbe aiutare a creare nella regione, anche in Tunisia e Marocco, zone economiche speciali con uno status commerciale preferenziale per attrarre investimento e generare lavoro sia per i nativi che per i rifugiati.
La UE dovrebbe assumere un impegno annuale verso i paesi in prima linea di almeno 8 – 10 miliardi di euro, con il saldo che viene dagli Stati Uniti e dal resto del mondo. Questo potrebbe essere aggiunto all’ammontare delle obbligazioni a lungo termine emesse per sostenere i richiedenti asilo in Europa
Terzo. La UE deve immediatamente iniziare a costruire un’unica sua agenzia per l’accoglienza e la migrazione ed eventualmente un’unica sua guardia di frontiera. L’attuale mosaico di 28 separati sistemi di accoglienza non funziona: è costoso, inefficiente e produce risultati del tutto inconsistenti nel determinare chi abbia i requisiti per l’accoglienza. La nuova agenzia snellirebbe gradualmente le procedure, stabilirebbe regole comuni per l’occupazione e l’imprenditoria, come pure vantaggi consistenti, e svilupperebbe una politica di rimpatrio efficace e rispettosa dei diritti per i migranti che non hanno i requisiti necessari per l’accoglienza.
Quarto. Si devono creare canali sicuri per i richiedenti asilo, cominciando con il prelevarli dalla Grecia e dall’Italia verso i loro paesi di destinazione. Questo è urgente per calmare il panico. Il successivo passo logico è estendere le vie sicure verso la regione in prima linea, riducendo quindi il numero dei migranti che intraprendono il pericoloso attraversamento del Mediterraneo. Sebbene i richiedenti asilo abbiano una possibilità ragionevole di raggiungere infine l’Europa, è molto più probabile che restino dove sono. Questo richiederà negoziati con i paesi in prima linea, in cooperazione con l’agenzia per i rifugiati dell’ONU, per stabilirvi centri di smistamento — con la Turchia come priorità.
Le disposizioni operative e finanziarie sviluppate dalla UE dovrebbero essere usate per stabilire gli standard globali per il trattamento dei richiedenti asilo e dei migranti. Questo è il quinto punto del piano comprensivo.
Infine, per assorbire e integrare più di un milione di richiedenti asilo e migranti ogni anno, la UE deve mobilitare il settore privato — ONG, gruppi religiosi e imprese — perché agiscano come promotori. Questo richiederà non solo fondi sufficienti, ma anche le capacità umane e informatiche per sintonizzare migranti e promotori.
L’esodo dalla Siria devastata dalla guerra non sarebbe mai dovuto diventare una crisi. È stato lento nel crearsi, facile da prevedere e perfettamente gestibile dall’Europa e dalla comunità internazionale. Ora il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha anche presentato un piano in sei punti per affrontare la crisi. Ma il suo piano che subordina i diritti umani dei richiedenti asilo e dei migranti alla sicurezza delle frontiere minaccia di dividere e distruggere la UE rinunciando ai valori su cui è stata costruita e violando le leggi che si suppone la governino.
La UE deve rispondere con una politica di accoglienza genuinamente europea che metterà fine al panico e alla sofferenza umana non necessaria.
George Soros è presidente di Soros Fund Management e della Open Society Foundations.
Questo articolo è stato pubblicato con il permesso di Project Syndicate.
L’articolo originale è disponibile qui.
Trovo curioso il fatto che nel documento della Open Society non si attribuisca alcun obbligo morale a quei paesi che della crisi siriana sono i principali responsabili (USA, Israele e paesi del Golfo). Pare che tutto il peso dei disastri causati (principalmente) da altri in Medio Oriente ed in Africa debba ricadere interamente sulle spalle dei paesi appartenenti alla fantomatica unione europea. Rimane poi da capire, e questo è l’interrogativo più inquietante, per quale motivo uno stato sovrano e democratico debba fare ciò che dice un privato cittadino straniero.
I grandi banchieri internazionali hanno sempre nascosto le loro truffe dietro la maschera della filantropia; le chiacchiere delle Open Society Foundations sui diritti umani ne sono un’ultima versione, non particolarmente felice – è infatti incompatibile con il loro odio per lo Stato, proprio per l’unica in realtà in grado di rendere reali i diritti umani. È fatale che quando ci si spacci per ‘buoni’ le manovre più disumane siano spacciate come un dovere morale e chi le disapprova sia calunniato con epiteti moralistici. -Che un privato cittadino straniero detti l’agenda a uno Stato è la verità dell’impero anglosassone, quello in cui la banca centrale, che detiene il potere monetario, è proprietà privata ed è gestita secondo interessi privati.
Il linguaggio è quello di un autentico Capo, l’esperto suggerisce , il capo ordina,la UE DEVE…ecc. . L’Italia per “Sua Eccellenza” Soros dovrebbe dare adeguate risorse direttamente ai richiedenti asilo ( 150.000 x 2 annni x 15.000 €/pro capite anno = 4,5 miliardi € /anno ) più la somma pro quota di una spesa di 30 miliardi €/anno per i paesi dove ci sono attualmente , o dovrebbero essere creati , centri di raccolta e di accoglienza di prima linea. Poi si dovrebbero creare canali sicuri di spostamento ecc. . L’Europa avrà grande lustro da questo atto di generosità, i suoi Paesi sono trepidanti ed in ansiosa attesa, potrebbe costituire quindi uno ” standard” da diffondere a livello mondiale sotto l’alto patrocinio delle Nazioni Unite. Credo che ci dobbiamo attendere il passaggio logico fondamentale, perché non creare apposite agenzie nei Paesi di provenienza e prenotare comodi viaggi aerei? In fondo non sarebbe più logico che i suoi affari il Signor Soros se li pagasse direttamente dopo aver avuto le legittime e democratiche autorizzazioni? Possibile che i popoli debbano investire importanti risorse per la distruzione delle loro organizzazioni e per la perdita delle loro identità?