Il piano d'azione USA per balcanizzare la Siria
di SINISTRARETE (Pepe Escobar)
La prova della vera agenda dell’Impero del Caos in Siria è in un documento del 2012 della Defense Intelligence Agency: un atto di fondazione del ‘Califfalso’
Dimenticatevi di queste interminabili riunioni tra Sergei Lavrov e John Kerry; dimenticatevi lo sforzo della Russia per evitare che il caos regni in Siria; dimenticavi la possibilità che un autentico cessate il fuoco possa essere attuato e rispettato dai subordinati jihadisti degli Stati Uniti.
Dimenticatevi che il Pentagono indaghi su quel che è davvero accaduto in merito al suo bombardamento ‘per errore’ di Deir Ez-Zor.
La prova definitiva del vero ordine del giorno dell’Impero del Caos in Siria può essere trovata in un documento del 2012 della Defense Intelligence Agency (DIA), declassificato nel maggio dello scorso anno.
Mentre scorrete verso il basso il documento, ecco la pagina 291, sezione C, in cui si legge (in maiuscolo, nell’originale):
“L’Occidente, i Paesi del Golfo, e la Turchia [CHE] sostengono l’opposizione [SIRIANA] … c’è la possibilità di creare un PRINCIPATO salafita dichiarato o non dichiarato nella Siria orientale (Hasaka e Deir Ez-Zor), e questo è esattamente ciò che vogliono le potenze che sostengono L’OPPOSIZIONE, al fine di isolare il regime siriano, che è considerato come la profondità strategica dell’espansione sciita (Iraq e Iran)”.
Il rapporto della DIA è un documento precedentemente classificato con il rango di SECRET/NOFORN che ha fatto il giro di quasi tutto il minestrone alfabetico dei servizi segreti statunitensi, dal CENTCOM alla CIA, e poi FBI, DHS, NGA fino al Dipartimento di Stato.
Esso rende un punto fermo il fatto che già oltre quattro anni fa l’intelligence USA stava già coprendo le proprie scommesse tra la ben insediata al-Qa’ida in Siria, alias Jabhat al-Nusra, e l’emergente ISIS/ISIL/Daesh, alias lo Stato islamico.
È già di dominio pubblico che per via di una decisione volontaria – fatta trapelare dall’attuale consulente di Donald Trump, il tenente generale Michael Flynn – Washington ha permesso l’emergere dello Stato Islamico (ricordate quei convogli di Toyota di un bianco luccicante che attraversavano il deserto aperto?) come la più conveniente risorsa strategica degli Stati Uniti, e non come il nemico nella versione remixata dell’infinita GWOT (Global War On Terra, trad: Guerra Globale sulla Terra).
È chiaro come ci si arriva: un “principato salafita” è da incoraggiare come un mezzo che assicura il divide et impera su una Siria frammentata in perenne caos. Che sia instaurato da Jabhat al-Nusra (cioè i c.d. “ribelli moderati” secondo il gergo usato nel giro della Beltway washingtoniana) o dal “Califfalso” di Al-Baghdadi è solo un tedioso dettaglio.
Diventa sempre più curioso il fatto che Hasaka e Deir Ez-Zor siano nominati nel rapporto della DIA: e poi direttamente presi di mira dal bombardamento ‘sbagliato’ del Pentagono.
Non c’è da stupirsi che il capo Pentagono, Ash-‘Impero-del-piagnisteo’-Carter non abbia fatto prigionieri nel sabotare direttamente ciò che Kerry aveva concordato con Lavrov.
Nessuno potrà mai vedere i grandi media privati statunitensi fare questi collegamenti, come – ad esempio – presso il clan neocon che imperversa nelle pagine editoriali del Washington Post. Ma il meglio della blogosfera non delude.
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