Il canto di Natale di Poletti
di L’INTELLETTUALE DISSIDENTE (Savino Balzano)
La politica non riconosce più alcun ruolo all’opinione pubblica e il Ministro Poletti è l’emblema di questo tragico epilogo.
Natale non è uno e uguale per tutti. Ognuno vive il proprio e per qualcuno è meno felice che per qualcun altro. Ognuno ha le sue robe per la mente e poi si avvicina la fine dell’anno e tutti devono fare un po’ il bilancio su quanto hanno combinato. In fin dei conti, sospirando con una certa rassegnazione, possiamo dirci che – se si scavasse a fondo – ognuno di noi avrebbe almeno un motivo per essere malinconico a Natale: a tutti manca qualcuno o qualcosa, sempre. I nonni dicono spesso Il Natale lo fanno i bambini! E quanto è vero! Probabilmente è perché i bambini riescono a vivere certi momenti guardandoli con stupore per quello che sono, nella loro essenza, nella loro purezza, senza filtri sovrastrutturali. Col tempo, purtroppo, questa capacità si perde e tutto diviene più stoltamente complicato e scioccamente difficile. E allora, per riassaporare un po’ quel sublime che vivevano da bambini, molti hanno l’abitudine di mettersi sul divano con la coperta di pile a guardare vecchi cartoni animati della Disney: non c’era Natale senza il cartone animato Disney. Ce n’è uno però, in particolare, che è sempre bello guardare durante questo periodo ed è Il canto di Natale di Topolino. Qualcuno si chiederà dove voglia andare a parare tutto questo rimestare. Ebbene, se guardate quel cartone animato, rimarrete impressionati dalla somiglianza tra il Ministro Poletti e lo spirito del Natale presente: sono uguali. Il personaggio Disney richiama molto il nostro Ministro anche come ambientazione: ce lo si vede bene, Poletti, che si crogiola vicino al camino, circondato da leccornie di ogni genere: prosciutti, formaggi, frutta, dolci. È divertente.
Si ma le risate durano poco perché ci si ricorda subito che gli spiriti dei Natali di Dickens avevano intenti positivi e bonari, insegnandoci che l’unica cosa che davvero mai nessuno potrà portarci via è ciò che abbiamo donato agli altri. Per carità, non che il nostro Ministro del lavoro (ci teniamo a ricordare che Poletti sia un perito agrario) non sia animato dagli stessi intenti, eppure recentemente si è lasciato andare ad un’esternazione che ricordava molto più il vecchio Scrooge. Quando i due gentiluomini si recarono nell’ufficio dell’aggrottato Ebenezer per chiedergli una donazione a sostegno dei più indigenti, questi ricordò loro di provvedere regolarmente al pagamento delle imposte necessarie al mantenimento di istituzioni quali leprigioni e gli ospizi di mendicità. Richiama un po’, si scherza ovviamente, il tono assunto da Poletti qualche giorno fa, quando in merito alla fuga di cervelli avrebbe ricordato che non è affatto detto che i migliori siano andati via, come pure non è un male che alcuni di quelli fuggiti si siano levati dai piedi. È evidente, e pare anche imbarazzante doverlo sottolineare, che tale esternazione sia assolutamente sufficiente a che il Ministro rassegni le sue dimissioni, un po’ come lo fu per quel Ministro, che non vale la pena ricordare, il quale dovette dimettersi per aver detto che Marco Biagi, appena ucciso dalle BR, fosse un rompicoglioni, lo stesso Ministro al quale poi comprarono una casa a sua insaputa. E allora proviamo a immaginare la notte inquieta del nostro Poletti, al quale vanno a far visita gli spiriti del Canto di Natale.
Prima dei tre spiriti, però, Scrooge ricevette la visita del suo ex socio in affari Jacob Marley, che gli preannunciò quanto sarebbe accaduto. Ebbene, sarà lo spirito del suo ex socio politico Renzi a far visita a Poletti, ricordandogli che certe esternazioni, tipo la personalizzazione di un referendum costituzionale, possano costare la poltrona. Lo spirito del Natale passato è il primo a far visita a Poletti: gli mostra il mondo di tutele che c’era prima, con uno Statuto del lavoratori che prevedeva il diritto al reintegro in caso di licenziamento illegittimo e il divieto di controllo a distanza dei lavoratori. Lo spirito gli mostra un mondo del lavoro serio, tutelato, dignitoso: un mondo del lavoro dove lavoratrici e lavoratori vivono serenamente la loro condizione, consapevoli del loro importante ruolo e contributo, non vittime di squallidi ricatti da parte del padrone di turno. Nella dissolvenza delle ore, si palesa al Ministro lo spirito del Natale presente: gli mostra il mondo del lavoro che ha creato col poco rimpianto ex Presidente del Consiglio. Lo Spirito gli mostra un mondo del lavoro dove la gente licenziata illegittimamente non può riavere il posto di lavoro e deve sobbarcarsi cause dinanzi al Giudice del lavoro, e relative spese processuali, nella speranza di un mero indennizzo economico; gli mostra un mondo del lavoro dove la gente viene controllata a distanza dal suo ufficio mediante dispositivi elettronici e software installati nei pc di lavoro; gli mostra un mondo dove chi non lecca il culo al capo viene demansionato in maniera totalmente indiscriminata; gli mostra le migliaia e migliaia di lavoratrici costrette a lavorare con i voucher.
E dopo questa seconda visita, proprio mentre il nostro Ministro simpaticamente grassoccio e dalle guanciotte rosa sta addormentandosi, arriva lo spirito dei Natali futuri. Questi gli mostra solo le ombre delle cose che potrebbero accadere: un referendum abrogativo promosso dalla CGIL, i forconi che gli punzecchiano i piedoni, le dimissioni, i governi che cadono, i lavoratori affamati e incazzati. E il Ministro, lo stesso Ministro che per evitare il referendum era disposto ad andare a elezioni anticipate, madido di sudore chiede all’ultimo spirito se le visioni che gli si parano davanti siano modificabili, se il futuro che ha contribuito a realizzare, un futuro senza futuro per tanti giovani da lui offesi, sia modificabile o no. A parte le favole, che nella vita di tutti i giorni accadono di raro, davvero lascia esterrefatti soffermarsi a riflettere su quanto dichiarato dal Ministro:vengono in mente i tanti ricercatori che prestano la loro opera all’estero rendendo orgogliose le loro famiglie. Ma ha ragione il Ministro: non ci sono solo i cervelloni. C’era anche quella musicista che, disperata dal non riuscire a trovare lavoro, decise di recarsi a Londra a fare la cameriera in un ristorante piuttosto famoso. Questo locale, come molti altri nella capitale inglese, aveva un problema con i topi e lei era costretta a spargere nelle sale ogni sera decine di trappole. Al mattino, alla riapertura, piangendo le toccava raccogliere queste trappole con i topi ancora vivi intrappolati sopra e nel farlo pensava a quanto le mancasse la sua vita a Roma. A ognuno di noi il genitore affida ciò che di più caro abbia: noi stessi. E per un genitore vedere il figlio costretto ad andare via per trovare un lavoro e costruirsi un futuro lontano da casa è un dolore immenso.
Il Ministro con le sue parole ha mancato di rispetto non solo a chi va all’estero per lavorare non riuscendo a trovare il suo posto qui in Italia, nonostante la Costituzione riconosca il diritto al lavoro e l’art. 1 reciti che la Repubblica sia fondata sul lavoro, ma anche a tutte le famiglie coinvolte da un fenomeno dai tratti spesso dolorosi. Poletti non risponderà di quanto ha affermato: dopotutto la Boschi è ancora al Governo e, se regge la sua poltrona, allora c’è davvero speranza per tutti. La politica non riconosce più alcun ruolo all’opinione pubblica e il Ministro Poletti è l’emblema di questo tragico epilogo: i dati sul mercato del lavoro sono drammatici, la gente ha bocciato la politica del governo anche sfruttando lo strumento referendario, ma lui continua a stare in sella imbarazzando il paese con le sue esternazioni. Dopotutto, perché dovrebbe dimettersi Poletti se il ministro degli esteri è Angelino Alfano? Il Ministero dell’Istruzione è nelle mani di una signora che a malapena ha conseguito la maturità e ci preoccupiamo di Poletti? Il 2016 volge al termine. È stato un anno importante: ricordiamo solo che Donald Trump è alla guida della Casa Bianca, che l’Inghilterra ha deciso di lasciare l’Unione Europea e che l’Italia centrale ha tremato tanto a causa di un sisma che ci ha terrorizzati e commossi tutti. Il 2016 volge al termine. Ognuno di noi porterà nel cuore qualcosa di quest’anno: gioie e dolori che contribuiranno alla creazione del nostro vissuto. E adesso è il momento dei bilanci. È bello però ricordare quest’anno anche nella sua dimensione pubblica di partecipazione e consapevolezza: in fondo è l’anno in cui gli italiani hanno deciso di regalarsi di nuovo la stessa Costituzione, hanno deciso di riprovarci, di richiederne finalmente l’applicazione e l’attuazione.
Non ci resta che sperare per questo 2017, nonostante Monicelli ricordasse quanto pericolosa sia la speranza dal momento che essa, proprio come la rassegnazione, comporti immobilismo. Chissà quante sorprese ci attendono e quante cose accadranno che ancora non possiamo prevedere: auguriamoci che smetta di scorrere il sangue tra le macerie di Aleppo, che i governanti si decidano finalmente a rispondere delle proprie scelte ai propri popoli e che questi siano più consapevoli del loro ruolo e partecipino attivamente alla determinazione del proprio futuro. Dopotutto lo stesso Scrooge
«Non ebbe più nulla a che fare con gli spiriti, ma visse sempre secondo i dettami della temperanza integrale e sempre si disse di lui che sapeva festeggiare degnamente il Natale, se mai creatura vivente può attribuirsi questo vanto. Che altrettanto possa dirsi di noi, di tutti noi. E così, come augurò Tiny Tim, il Signore ci benedica tutti quanti».
Fonte:http://www.lintellettualedissidente.it/italia-2/il-canto-di-natale-di-poletti/
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