Cyberspace: il prossimo G7 e la nuova “rivoluzione spaziale”
di LOOKOUT NEWS (Emilio Minniti)
Al pari della rivoluzione spaziale che diede avvio al mondo moderno, quella cibernetica sembra essersi sviluppata al di fuori di un qualsiasi quadro giuridico di riferimento. È tempo di rimediare.
Le recenti polemiche sulla presunta ingerenza russa nelle elezioni presidenziali americane hanno evidenziato, al massimo livello, la questione della sicurezza informatica e posto il tema del cyberspazio al centro del dibattito politico internazionale. Le notizie fatte trapelare lo scorso ottobre dalla CIA (la Central Intelligence Agency americana) circa l’eventualità di un attacco cibernetico quale «reazione» ai tentativi russi di interferire nelle ultime fasi della campagna elettorale USA, potrebbero segnare paradossalmente un’accelerazione nel processo di normalizzazione dei rapporti nello spazio cibernetico.
In occasione del prossimo G7 in programma il 26 e 27 maggio a Taormina, spetterà al governo italiano proporre la condivisione di un «codice di condotta sul comportamento degli Stati nel Cyberspace», strumento ritenuto più utile rispetto a un classico trattato internazionale, in quanto non necessita di tempi lunghi per l’eventuale ratifica. In base a quanto emerso dalle prime dichiarazioni ufficiali, il consesso tenterà di articolare un impianto normativo che definisca regole condivise dagli Stati, al fine di evitare pericolose escalation nel cyberspazio, nonché conseguenze dirette al di fuori di esso.
La determinazione di nuove “linee di confine” che dovrebbero circoscrivere la possibilità di azione all’interno del cyberspazio entro margini concordati, potrebbe sancire il passaggio da un modello anomico, caratterizzato dall’assenza di regole e dalla più ampia libertà di conquista e di manovra, a uno regolamentato, in linea con le normali dinamiche della diplomazia, della geopolitica e delle politiche di difesa militare degli Stati.
Tale transizione, che appare gravida d’implicazioni e frutto di un più generale processo di riaffermazione della sovranità statale, riporta alla luce concetti più compatibili con il datato Carl Schmitt (giurista e filosofo tedesco della metà del secolo scorso), che non con la recentissima ideologia della globalizzazione e della modernità liquida, ancora preminente presso una larga parte di analisti e commentatori contemporanei.
Affermazione ed espansione della cibernetica
L’affermazione e l’espansione della cibernetica, infatti, ha determinato l’avvio di una vera e propria “rivoluzione spaziale”, il cui carattere di straordinarietà presenta interessanti analogie con quella che segnò l’inizio del mondo moderno, ossia la scoperta del continente americano. Nella prima fase successiva alla scoperta dell’America si affermò, infatti, una concezione secondo la quale il mare doveva rimanere inaccessibile al diritto in quanto rappresentava uno spazio libero, destinato all’incondizionato e al conflittuale misurarsi delle forze.
Le cosiddette linee di amicizia – amity lines – definivano l’inizio di un ambito di libertà nel quale ogni vincolo giuridico, morale e politico vigente “al di qua” della linea, lasciava spazio al diritto del più forte e alla competizione più spietata. In sostanza, ciò che accadeva beyond the line non produceva alcuna conseguenza nei rapporti tra le potenze nazionali “al di qua” della linea. Nel periodo successivo alla pace di Utrecht del 1713, viceversa, i governi cominciarono a porre dei limiti alle incursioni (fino ad allora incentivate e sostenute) delle navi corsare appartenenti ai propri sudditi, sebbene le zone di alto mare continuassero a restare libere dall’ordinamento statale della terraferma.
In questa prospettiva, inoltre, è evidente un’altra interessante analogia, ossia quella tra il ruolo ricoperto dai corsari e dalle compagnie di navigazione nella prima fase dell’era delle scoperte geografiche, e quello esercitato attualmente da gruppi di hacker e compagnie private di cyber-security, che appaiono tra i protagonisti indiscussi della nuova realtà e sembrano rappresentare un fondamentale e imprescindibile interlocutore per i governi. Dunque, al pari della rivoluzione spaziale che diede avvio al mondo moderno, quella prodotta dalla cibernetica sembra essersi sviluppata al di fuori di un qualsiasi quadro giuridico di riferimento, dando vita a un ungoverned space.
I più clamorosi cyber attacchi
Un’idea abbastanza precisa e concreta delle dinamiche proprie delle prime fasi ci è fornita da alcuni tra gli episodi più noti e significativi: nel 1999 e nel 2003, due vasti attacchi informatici denominati rispettivamente Moonlight Maze e Titan Rain – di supposta provenienza russa il primo e cinese il secondo – hanno forzato l’accesso di numerose reti informatiche USA, incluse quelle del Dipartimento della Difesa, della NASA e di aziende militari tra le quali la Lockheed Martin.
Nel 2007, anche l’Estonia si è trovata al centro di una massiccia offensiva informatica, della quale Tallinn ha accusato apertamente il governo russo. Mentre nel 2010, un attacco cibernetico di probabile matrice israeliana ha colpito le centrali nucleari iraniane: più di trecento centrifughe sono state danneggiate irreparabilmente, determinando un significativo rallentamento nello sviluppo del programma nucleare iraniano.
Un primo importante momento di svolta rispetto alla tendenza iniziale è rappresentato dal vertice NATO del settembre 2014, che ha incluso la difesa cibernetica tra i fondamentali compiti dell’Alleanza Atlantica, ammettendo il possibile ricorso dei singoli membri all’Art.5 (che richiede agli Stati membri di venire in aiuto di qualunque membro oggetto di un attacco armato) in caso di un attacco informatico. In sostanza, quello che fino ad allora era tollerato in quanto situato beyond the line, ossia confinato nella «quinta dimensione della conflittualità», comincia a produrre effetti anche nelle dimensioni ordinarie, impattando sulla totalità dei rapporti tra gli Stati.
Il G7 di Taormina
L’imminente G7 di Taormina potrebbe rappresentare un evento importante nel solco di questo processo, contribuendo alla definizione di un nuovo equilibrio tra le dimensioni ordinarie e quella cibernetica. Quanto agli elementi di fondo di questo nuovo possibile assetto, il fatto stesso che ad assumere l’iniziativa sia un organismo quale il G7 e non invece un’organizzazione internazionale come l’ONU, evidenzia il ruolo di primo piano assunto dal soggetto statale, fino a poco tempo fa ritenuto declinante proprio in rapporto ai processi della globalizzazione.
Dunque, come la “rivoluzione spaziale” ha accompagnato l’affermazione dello Stato moderno in Europa, allo stesso modo oggi una nuova rivoluzione sembra stia accompagnando una riaffermazione della sovranità statale contemporanea. Se il prossimo G7 potrebbe porre le basi per un attenuamento di questa distinzione, questo processo di “ritorno dello Stato”, che si lega al fondamentale tema dello spazio e dei confini (siano essi cibernetici o relativi alla dimensione ordinaria), impone anche un’analisi critica della categoria di “populismo” accostata a leadership quali quella di Donald Trump in America o di Vladimir Putin in Russia, oppure a processi quali la Brexit inglese. Il G7 di Taormina potrebbe assumere, dunque, una duplice rilevanza: rappresentare un momento chiave nella definizione di processo storico e un momento di svolta nella comprensione del processo stesso.
Fonte: http://www.lookoutnews.it/cyberspace-g7-taormina-rivoluzione-spaziale/
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