FSI incontra il gruppo studentesco Rethinking Economics a Bologna
Giovedì 2 marzo 2017 ho partecipato al seminario organizzato dal collettivo universitario “Rethinking Economics Bologna” , presso la locale Facoltà di Economia, dal titolo “Le politiche di bilancio e monetarie dell’Unione Europea dalla nascita ad oggi”. Il principale e unico relatore è stato il prof. Massimo Pivetti, che il FSI conosce bene per aver avuto il piacere di averlo come relatore ad un suo recente seminario sovranista. L’interlocutore, e “avversario” nel dibattito, prof. Luigi Marattin (consigliere economico di Renzi), si è assentato all’ultimo per ragioni di salute. L’occasione è stata dunque utile per seguire una lezione di macroeconomia del prof. Pivetti, che si è in particolare soffermato su alcune implicazioni perverse del controllo del rapporto Debito/Pil imposto dall’UE, facendo notare come il tutto faccia parte di un disegno più ampio e di lungo periodo avente come obiettivo quello di “spezzare la schiena ai lavoratori in Europa” (citando le parole di Pivetti). Un altro punto che ho trovato molto interessante è stato il riferimento al fatto che le teorie (e le politiche) economiche alternative, pur se esistenti nelle “teste” di chi le studia e le sviluppa, non possono manifestarsi a livello accademico se non sostenute, all’esterno delle Università, da adeguati rapporti di forza: è proprio quello che è successo negli ultimi anni: se la sinistra (vera) scompare nella società civile, nei luoghi di lavoro, nella politica, non ci si può stupire se le teorie e le politiche economiche che sostengono la sua azione scompaiono dagli insegnamenti universitari (dato il prevalere, anche in questa sfera sociale, di quegli interessi contrari alla diffusione di certe idee “scomode” presso le future leve della professione economica). Il seminario è durato un paio d’ore e, al termine, avrei voluto salutare il professore e lasciargli il nuovo volantino FSI, ma per ragioni di tempo (doveva prendere il treno) è mancata l’occasione. Ho colto però l’opportunità per fare la conoscenza di alcuni ragazzi del collettivo di Rethinking e per presentargli sinteticamente il nostro progetto politico ed economico. Rethinking Economics ha come scopo di promuovere un insegnamento realmente pluralista in fatto di teoria economica all’interno delle Università, dove nella grandissima parte dei casi gli approcci eterodossi alla scienza economica vengono insegnati (SE vengono insegnati) da pochi docenti, considerati quasi “eretici” nel contesto dell’economia mainstream (che, di fatto, promuove il liberismo dentro e fuori i confini nazionali, lo Stato minimo, l’indipendenza delle banche centrali dalla politica, e, in Europa, le “magnifiche sorti e progressive” dell’integrazione economica). Data la vicinanza delle analisi e delle proposte degli economisti eterodossi ai punti di vista del FSI un incontro con questi ragazzi era opportuno, e ho notato, parlando con un paio di loro, la grande curiosità per il nostro progetto. Sono stato invitato a partecipare ad altri loro incontri, e mi è stato detto che ci sono senz’altro punti di contatto tra le nostre idee e le loro (per quanto il loro approccio, in quanto collettivo, non sia politico ma accademico, e dunque volto essenzialmente all’approfondimento di punti di vista differenti, nella convinzione, a mio avviso sacrosanta, che un economista debba avere un approccio il più possibile critico e dunque aperto a tutte le possibili contaminazioni del suo pensiero rispetto al funzionamento della società). Il prossimo passo è continuare a conoscerli (e farci conoscere) e avviare un dialogo che però, data la loro simpatia per autori come Brancaccio, Pivetti e Cesaratto, giudico promettente. Come si dice: “se son rose fioriranno”. Nel frattempo fa piacere incontrare giovani economisti che non si accontentano della versione stardard degli insegnamenti economici attuali e cercano di andare più a fondo, finendo inevitabilmente per toccare temi politici scottanti come la critica economica dell’UE e dell’Euro, temi che una decina di anni fa nella stessa facoltà erano ritenuti quasi dei tabù.
Antonio Gisoldi
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