S’ode a destra uno squillo di tromba…
di ALDO GIANNULI
“Arrivano i nostri a cavallo di un caval, arrivano i nostri con in testa il general…” Ve la ricordate? E’ una canzone che abbiamo cantato tutti da bambini. Oddio, non proprio tutti, diciamo quelli che hanno almeno ..antanni. Iniziava con il verso che abbiamo usato per il titolo e ci è venuto in mente pensando alle grandi manovre che stanno partendo a destra ed alla reazione simmetrica della “sinistra” (notare che destra è senza virgolette e sinistra si).
Allora, pare che il Cavaliere risorto, in attesa della sentenza strasburghese, stia manovrano per saldare tutto il fonte di centro destra per puntare al 40%. Il progetto è questo: i sondaggi danno un buon 32% alla sommatoria Lega-Fi-FdI,, tenuto conto che manca circa un anno (ormai anche Renzi si è arreso ed ha accettato le elezioni nel 2018, dopo la pugnalata alle spalle di Gentiloni), che c’è tutto il tempo di arrivare la sentenza di Strasburgo che lo renderebbe rieleggibile, e che questo gli permetterebbe di presentarsi come la vittima del complotto, che nel frattempo il Pd starà a rosolare sulla griglia dell’economia eccetera, puntare al 40% non è affatto in sogno irrealizzabile.
Solo che:
1. se la legge elettorale non cambia, per prendere il premio di maggioranza, occorre fare lista unica e, se è già complicato recuperare la Lega all’alleanza, costringerla a perdere visibilità entrando in un listone, magari con Berlusconi a capo, sfiora l’impossibile
2. ci vorrebbe il ripristino delle coalizioni, ma c’è il tempo? Ed il Pd sarà così suicida da fare questo favore al Cavaliere?
3. Se anche la destra mettesse insieme un 40% su loista o su coalizione, c’è il problema del Senato, dove il premio non è nazionale e tende a compensare regione con regione, per cui appare molto difficile che qualcuno possa farcela ed è probabile che si ripeta quel che accadde a Bersani nel 2013.
Ma, nonostante ciò, il tentativo della destra inizia a preoccupare il Pd. Nessuno parla più di prendere il 40%, su lista o in coalizione (coalizione con chi, poi? Con Pisapia ed Alfano? Sino a poco fa sia l’uno dei convitati si ritenevano reciprocamente incompatibili (però: mai dire mai e, soprattutto, non è la faccia che manca). I disegno in questo caso sono tre, quanti sono i candidati alla segreteria. Emiliano, pur confusamente, sogna una possibile alleanza con il M5s per emarginare la destra (anche quella interna al partito), puntando sul desiderio del M5s di andare al governo subito e sul fatto che a capo del Pd non ci sarebbe più Renzi ma un segretario più “digeribile” ad un palato “populista”. I problemi, in questo caso, sono due: in primo luogo Emiliano è quello che ha meno probabilità di vincere la sfida congressuale e, comunque, su questa strada, si troverebbe contro sia Orlando che Renzi che, coalizzati, lo metterebbero in minoranza in direzione. Poi ho l’impressione che, per quanto nel M5s i desideri governisti siano forti (e, ragionando all’estremo, questo potrebbe anche portare ad una scissione) l’avversione al Pd (non solo a Renzi, ma proprio al Pd) sia troppo forte. Dunque, probabilità ridotte al lumicino.
Più consistente è la prospettiva di Orlando che possiamo sintetizzare come “tandem Orlando-Gentiloni e formula Festung Europa”. Cioè: Orlando al partito, Gentiloni candidato a palazzo Chigi, con un governo di “unità europea” insieme a Fi e frattaglie centriste e magari con rientro degli scissionisti di Bersani e d’Alema (su Speranza siamo meno convinti). Il tutto con la santa benedizione dei due Presidenti della Repubblica, Napolitano e Mattarella.
Progetto più realistico dell’altro, ma, anche questo con difficoltà non trascurabili. In primo ruolo, questo presuppone una destra spaccata o che torni a spaccarsi, essendo inimmaginabile che la Lega possa entrare in questo pateracchio. Poi è evidente che Renzi si metterebbe di traverso e, magari in accordo con Emiliano, potrebbe mettere in minoranza Orlando in Direzione. Ma, soprattutto, non appare affatto sicuro che la sommatoria dei seggi Pd-Fi possa bastare, soprattutto al Senato, anche perché bisogna vedere quanti seggi potrebbero esser presi da “Campo progressista” e se, poi, esso sia disposto ad entrare in una coalizione che includa non solo Alfano, ma anche Berlusconi (comunque, mai dire mai). Insomma, anche qui le cose sembrano tutt’altro che scontate.
Infine Renzi che può anche vincere il congresso-plebiscito (anche se ci crediamo poco), ma poi è quello nelle condizioni più disperate. Di prendere il 40% come partito mi pare che non se ne parli, si potrebbe tentare la via della riforma elettorale con il ritorno delle coalizioni, ma, alla fine, con chi potrebbe coalizzarsi?
Il Mdp sembra difficile che possa digerire un ritorno di Renzi ed entrare in coalizione, mettere insieme Alfano e Pisapia abbiamo detto che non sembra facilissimo. Ma anche quando si mettessero insieme Mdp, Campo Progressista e Alfano, mi pare che la coalizione resterebbe sotto il 40% perché, alla fine si tratterebbe di frattaglie con scarso seguito elettorale e la coalizione potrebbe aspirare ad un 30-32%. Insomma meno di quello che potrebbe fare la coalizione di centro destra. Dunque occorrerebbe trovare alleati per fare il governo, e chi? Escludiamo subito il M5s, la Lega e FdI, non resta che un nuovo Nazareno con Berlusconi, ma probabilmente perdendo quasi tutti gli alleati della coalizione e, di nuovo, non è detto che i voti bastino soprattutto al Senato.
Ma, soprattutto, Berlusconi ci starebbe a rifare un accordo con Renzi dopo lo scherzo del gennaio 2015? Unica speranza del fiorentino, una “remontada” lungo un anno: i miracoli a volta avvengono, ma sono rari.
Insomma, strade chiuse per Renzi se non quella ”spagnola” di nuove elezioni entro tre-sei mesi. Quanto al M5s, sembra non discostarsi dal “piano 40%”.
Fonte: http://www.aldogiannuli.it/situazione-destra/
Commenti recenti