Erdogan e l’Europa ai ferri corti
di LOOKOUT NEWS (Alfredo Mantici)
Dopo lo scontro con la Germania, il presidente turco lancia pesanti accuse anche al governo olandese per il divieto di organizzare comizi a favore del sì in vista del referendum costituzionale del 16 aprile. Sempre più critici i rapporti con l’UE e la NATO
Non si era ancora spenta l’eco delle polemiche tra Recep Tayyip Erdogan e le autorità tedesche, sbrigativamente definite «naziste» lo scorso 5 marzo dal presidente turco per aver vietato a esponenti politici turchi di tenere comizi in Germania, che nel week end tra l’11 e il 12 marzo una nuova fiammata di tensione ha agitato i già precari rapporti tra Ankara e l’Europa.
Tutto è iniziato sabato 11 marzo quando le autorità olandesi hanno rifiutato il permesso di atterraggio all’aereo che trasportava a Rotterdam il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, il quale intendeva tenere un comizio di propaganda davanti a una folla di lavoratori turchi emigrati in Olanda a favore del “sì” al referendum costituzionale, in programma in Turchia il prossimo 16 aprile. Il rifiuto di permettere l’ingresso nel Paese a un importante esponente del governo turco ha provocato disordini e violenze di fronte al consolato turco di Rotterdam, dove numerosi emigrati turchi si sono scontrati con la polizia olandese nella serata dell’11 marzo.
Il giorno dopo, domenica 12 marzo, durante un comizio a Istanbul Erdogan ha reagito duramente definendo le autorità olandesi «timide e codarde» e aggiungendo che «non sono altro che residui del nazismo e del fascismo». Commenti inaccettabili per un popolo come quello olandese che ha sofferto duramente per l’occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale.
Poche ore dopo questi insulti il sindaco di Rotterdam, Ahmed Aboutaleb, un musulmano di origini marocchine, per motivi di ordine pubblico ha proibito alla signora Fatma Betul Sayan Kaya, ministro della Famiglia del governo turco, di tenere un comizio nella sua città e, sotto scorta della polizia, l’ha fatta accompagnare alla frontiera tedesca. Mentre attraversava il confine con la Germania, la Kaya ha gettato ulteriore benzina sul fuoco delle polemiche dichiarando che «il mondo deve reagire contro queste azioni fasciste».
(Al centro Fatma Betul Sayan Kaya, ministro della Famiglia del governo turco)
Il primo ministro di Ankara, Binali Yldrim, ha emesso un comunicato nel quale afferma che la Turchia risponderà duramente al «trattamento inaccettabile» riservato dalle autorità olandesi a due ministri del suo governo, aggiungendo che «vi saranno reazioni inevitabili, visto che i nostri cosiddetti amici europei che parlano tanto di democrazia, di libertà di espressione e di diritti umani hanno mostrato una vera e propria caduta di stile».
Yldrim ha approfittato dell’incidente per esortare i turchi che vivono in Europa – un milione e mezzo in Germania e diverse centinaia di migliaia tra Olanda, Austria e Danimarca – a votare compatti per il “sì” al referendum del 16 aprile, destinato a trasformare la Turchia in una Repubblica presidenziale a forte impronta autoritaria. Erdogan conta molto su una vittoria in questo referendum che non solo gli consentirebbe di restare al potere fino al 2029, ma gli darebbe poteri praticamente dittatoriali, abolendo in Turchia quella separazione dei poteri alla base di tutte le democrazie occidentali. Con la nuova Costituzione, infatti, il presidente avrà il controllo diretto del sistema giudiziario e dell’apparato legislativo e ciò comporterà una trasformazione in senso autoritario della democrazia parlamentare turca.
Le elezioni in Olanda
L’incidente diplomatico tra Turchia e Olanda è avvenuto a pochi giorni dalle elezioni politiche olandesi che si terranno il prossimo 15 marzo. Elezioni che vedono in campo il Partito della Libertà (PVV), formazione di destra anti europeista e xenofobo guidato da Geert Wilders, contrapposto al Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia dell’attuale premier Mark Rutte. Wilders ha tentato immediatamente di sfruttare le tensioni con la Turchia in chiave elettorale, dichiarando a caldo che «grazie alle forti pressioni del PVV il nostro governo non ha permesso al ministro degli Esteri turco di atterrare da noi».
(Il leader del Partito della Libertà Geert Wilders)
Il premier Rutte, dal canto suo, ha sottolineato più sobriamente che «i comizi di propaganda (per il referendum turco, ndr) debbono svolgersi secondo le regole. Debbo sottolineare, al riguardo, che il governo turco non sembra intenzionato a rispettare le nostre regole».
Stando agli ultimi sondaggi, comunque, il partito di Wilders non sembra essere riuscito a capitalizzare le tensioni con la Turchia, restando fermo al 20% circa dei potenziali consensi, mentre il partito del premier Rutte avrebbe invece tratto vantaggio dall’atteggiamento di fermezza nei confronti di Ankara, assestandosi intorno al 25%.
I rischi della strategia di Erdogan
Anche Erdogan potrebbe trarre profitto dalle polemiche con l’Europa, facendo leva sui sentimenti nazionali dei cittadini turchi “offesi” dai governi di Germania, Austria e Olanda che hanno proibito nei loro territori le attività di propaganda di esponenti del governo di Ankara. Gli “insulti” contro la Turchia hanno infatti suscitato la reazione solidale anche degli avversari politici del presidente turco, il cui consenso popolare è indubbiamente cresciuto sulla scia di questi scontri dialettici.
Se la vittoria al referendum appare sempre più probabile, Erdogan si sta però allontanando in modo forse definitivo non solo dall’Europa ma anche dai suoi alleati della NATO, in uno scenario che lo vedrà sicuramente più forte all’interno ma, senza dubbio, più debole a livello internazionale.
Fonte: http://www.lookoutnews.it/turchia-olanda-erdogan-accuse-nazismo/
Commenti recenti