Quale sicurezza è di sinistra
di ALESSANDRO GILIOLI
Esiste ormai una letteratura scientifica ampia, approfondita e fondata che riguarda la stretta correlazione tra tasso di criminalità da un lato e disuguaglianze-scarsa coesione sociale dall’altro.
Non voglio annoiare i presenti di citazioni, ma chi ne ha voglia può leggersi in merito, ad esempio, questa ricerca dell’università di Chicago del 2002 (in particolare su rapine e omicidi), questa di Morgan Kelly di due anni prima, questa sul rapporto tra disoccupazione-bassi salari e reati, questa sugli effetti criminogeni delle crisi finanziarie, fino al celebre, monumentale e “obbligatorio” libro di Wilkinson e Pickett, “La misura dell’anima”.
Detta in soldoni: ferme restando tante altre concause, ci sono pochi dubbi sul fatto che rapine, omicidi e scippi crescano in misura direttamente proporzionale all’allargamento della forbice sociale, all’abisso crescente tra base e vertice della piramide, alla progressiva atomizzazione e individualizzazione della società, cioè alla distruzione delle reti sociali (pensate che perfino l’aumento del traffico automobilistico in una strada urbana, rarefacendo la socialità di quartiere, ha un effetto di incremento del crimine).
Tutto ciò ha molto a che fare con le campagne securitarie della destra italiana (quella che va a festeggiare uno scontro a fuoco in cui una persona è morta) ma anche con l’ultima crociata culturale e legislativa del nostro nuovo ministro degli Interni, Marco Minnitti, secondo il quale «la sicurezza è di sinistra».
Perché forse bisogna intendersi prima sulla parola “sicurezza”.
La sicurezza è sicuramente “di sinistra” se è prima di tutto – almeno un po’ – sicurezza sociale.
Se le persone hanno un minimo di possibilità di costruirsi una vita decente. Se hanno la fondata percezione di non essere abbandonate, perché c’è un welfare che protegge tutti. E se c’è un ceto medio talmente ampio e robusto da lasciare sopra e sotto di sé niente o quasi.
Se invece la cifra della politica e dell’economia è quella dell’arrangiatevi, del ciascuno per sé, dell’individualismo, del si salvi chi può, del tutti-contro-tutti, della competizione sfrenata, dello sfarinamento verso il basso del ceto medio, beh: allora diventa tutto più difficile.
Tranne spararsi addosso, naturalmente.
La sicurezza è “di sinistra”, certo. O meglio, la sicurezza è un fondamentale valore per tutti. Ma se è sicurezza sociale. Sicurezza di una rete attorno a sé, sicurezza di un lavoro o di un reddito, sicurezza di una casa e di un quartiere, sicurezza di scuola e sanità pubblica, sicurezza di pensioni decenti quando si sarà vecchi.
Se si continua da andare nella direzione opposta rispetto a questi obiettivi, ci si allontana sempre di più anche dall’altra sicurezza, l’unica che intendono Minnitti e Salvini, inseguendosi in demagogia bugiarda per acchiappare un po’ di consensi di pancia.
fonte: http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/03/14/quale-sicurezza-e-di-sinistra/
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