Ucraina: nella guerra a bassa intensità a rischiare di più è Kiev
di LOOKOUT NEWS (Rocco Bellantone)
Incursioni di droni e attacchi improvvisi stanno consentendo ai filorussi di mantenere il terreno finora conquistato nel Donbass. Intanto la NATO continua a schierare truppe al confine con la Russia. La soluzione diplomatica si allontana
La guerra a bassa intensità nell’est dell’Ucraina continua a mietere vittime e feriti, rendendo di fatto vani i tentativi diplomatici di far rispettare gli accordi di Minsk per il mantenimento del cessate il fuoco nelle regioni separatiste di Donetsk e Luhansk nel Donbass. A fare notizia negli ultimi giorni non sono stati però i ripetuti scontri a fuoco tra le milizie filorusse e l’esercito ucraino, quanto piuttosto due episodi avvenuti a Kramatorsk, nell’Oblast di Donetsk, a Balakleya, nell’Oblast di Kharkov.
L’elicottero ucraino precipitato a Kramatorsk
Ieri, domenica 26 marzo, nei pressi del villaggio di Malynivka situato circa 40 chilometri a sud rispetto a Kramatorsk, un elicottero militare si è schiantato a terra dopo che le eliche del velivolo, un Mi-2 di fabbricazione sovietica, sono andate a sbattere contro dei cavi elettrici. Questa è la versione ufficiale fornita dal portavoce dell’esercito ucraino Oleksandr Motuzianyk, il quale ha spiegato che nello schianto sono morti tutti i passeggeri a bordo dell’elicottero, cinque militari di vario grado. Sarebbe dunque da scartare, almeno per ora, l’ipotesi dell’abbattimento dell’elicottero. Anche se negli ultimi tre anni le “sorprese” in questo conflitto non sono mancate, e diversi sono stati i casi di episodi descritti inizialmente come incidenti ma rivelatisi poi conseguenza di attacchi militari.
Attacco con drone alla base di Balakleya
Secondo le autorità ucraine è stato invece sicuramente un drone a colpire nella notte tra giovedì 23 e venerdì 24 marzo intorno alle 3 un deposito di armi dell’esercito situato a Balakleya, nella regione di Kharkov. Situata a circa 100 chilometri dalla linea del fronte dei combattimenti, la base di Balakleya si estende in un’area di oltre 350 ettari di terreno. Si tratta di una base strategica, utilizzata come principale centro per il rifornimento di tank, missili e munizioni (all’interno prima dell’esplosione ve n’erano 140.000 tonnellate) dalle forze armate ucraine dispiegate nell’area. Le esplosioni a catena hanno costretto migliaia di persone ad abbandonare le loro case. Sin da subito il ministro della Difesa ucraino Stepan Poltorak non ha avuto dubbi nell’indicare come certa l’ipotesi che a bombardare la base possa essere stato un drone decollato da una zona limitrofa a Balakleya controllata dai filorussi. L’altra ipotesi che resta ancora in piedi è quella secondo cui la prima detonazione potrebbe essere stata causata da una bomba a orologeria introdotta all’interno del deposito.
Per impedire nuovi attacchi dall’alto, lo spazio aereo entro un raggio di 50 km attorno alla base di Balakliya è stato chiuso. Già nel dicembre del 2015 un drone aveva provato a colpire la struttura senza però riuscirvi. Proprio sui droni l’esercito ucraino ha puntato molto negli ultimi tempi con l’obiettivo di migliorare le proprie capacità di difesa aerea. Il modello più utilizzato dall’esercito ucraino è il PD-1, il cui costo è di 30.000 dollari e che viene utilizzato principalmente per compiti di sorveglianza. Secondo diversi analisti, gli ucraini non avrebbero però risorse sufficienti per neutralizzare la minaccia di droni che sono in grado di sganciare bombe, come quello che ha ridotto in cenere buona parte del deposito di Balakliya.
Gli episodi di Kramatorsk e Balakleya si sommano alle offensive subite dall’esercito ucraino negli ultimi giorni soprattutto nella regione di Donetsk. Nei pressi della base militare di Avdiivka, circa 12 chilometri a nord rispetto a Donetsk, i separatisti utilizzando lanciarazzi Grad hanno ucciso tre ufficiali di Kiev. A Zaytseve, 40 chilometri a nord-est di Donetsk, sono morti due civili. Scontri si sono registrati anche nella città portuale di Mariupol, a Vodiane, Hnutove, Lebedynsky, Novotroitske, Shirokine, Verkhniotoretske e Troitske.
Con i riflettori puntati nell’ultima settimana prima sull’omicidio a Kiev dell’ex deputato russo Denis Voronenkov, ucciso secondo il governo ucraino da un killer assoldato dai servizi segreti russi per informazioni sensibili che era pronto a svelare sui rapporti tra Putin e l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich, gli scontri nell’est del Paese sono finiti in secondo piano. Ma è qui che si combatte ed è qui che si decideranno le sorti della guerra.
(Il cadavere dell’ex deputato russo Denis Voronenkov, ucciso a Kiev il 23 marzo 2017)
Oggi, prima di incontrare a Mosca il ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano, il ministro degli Esteri del Cremlino Sergei Lavrov è tornato a chiedere all’Europa di esercitare le pressioni necessarie per garantire il rispetto della tregua. Ma Bruxelles non sembra avere né la forza né l’intenzione per far valere una posizione netta in merito alla questione ucraina, lasciando che di fatto sia la NATO a condurre la partita con la Russia. E il continuo stanziamento di uomini e mezzi nei Paesi alleati dell’est Europa lungo i confini russi ha obiettivamente poco a che fare con un tentativo di dialogo.
La NATO schiera altre truppe nell’est Europa
Nei giorni scorsi circa 1.350 soldati americani, britannici e romeni sono stati spostati dalla Germania in territorio polacco nella città di Orzysz, 220 chilometri a nord-est rispetto a Varsavia. Una mossa giustificata dal tentativo dichiarato dal colonnello americano Patrick Ellis di «scoraggiare azioni aggressive da parte della Russia». Negli stessi giorni Francia e Regno Unito hanno fornito mezzi militari all’esercito dell’Estonia. L’esercito transalpino ha inviato carri armati Leclerc, veicoli blindati da combattimento di fanteria VBCI e veicoli blindati VAB. Il Regno Unito è invece pronto a fornire carri armati Challenger 2, Titan e Trojan, semoventi d’artiglieria AS90 e droni da ricognizione. I battaglioni di Francia e Regno Unito saranno di stanza nella città di Tapa dove convergeranno entro i primi di aprile 800 soldati britannici e 300 francesi 300. Nel complesso la NATO sta svolgendo le manovre per presidiare con battaglioni multinazionali i confini che Polonia, Estonia, Lituania e Lettonia condividono con la Russia, come stabilito l’8 e 9 luglio 2016 in occasione del vertice NATO di Varsavia. A ciò si aggiungono la presenza americana nella base di Deveselu, in Romania, dove gli USA con un investimento di 800 milioni di dollari hanno ristrutturato il vecchio aeroporto per installare il sistema di difesa missilistico Aegis Ashore, e la presenza di navi NATO nel Mar Nero.
Il livello di tensione nell’est dell’Europa ha raggiunto picchi che non si registravano da trent’anni, come aveva sottolineato sempre Lavrov alla Conferenza sulla sicurezza del 17-18 febbraio a Monaco. L’Ucraina, con i suoi 9.700 dall’inizio del conflitto nella primavera del 2014, non è più l’epicentro ma solo uno dei tasselli di una crisi diplomatica tra i due blocchi sempre più profonda. Se non ci sarà un’inversione di tendenza, i rischi per l’Europa non potranno che aumentare.
Fonte: http://www.lookoutnews.it/ucraina-drone-russia-esplosione-deposito-armi-balakleya/
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