Libia, colpo di mano di Serraj sulla NOC per prendere il controllo del petrolio
di LOOKOUT NEWS (Alfredo Mantici)
Mentre l’Italia continua ad appoggiare il governo di Tripoli, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite diffida Serraj dal requisire la compagnia petrolifera nazionale
Lo scorso 24 marzo il Governo di Accordo Nazionale (GNA), istituito sotto gli auspici delle Nazioni Unite nel dicembre del 2015 e retto da Fayez Al Serrraj, ha tentato con una mossa a sorpresa di assumere il controllo amministrativo della produzione di petrolio in Libia. Con un secco comunicato stampa, il capo nominale di un governo che non riesce a controllare neanche la capitale Tripoli ha reso nota la sua decisione di sciogliere il ministero del petrolio e di assumere il controllo diretto della Libyan National Oil Corporation (NOC).
La NOC, lungo tutti i sei anni di guerra civile seguiti all’abbattimento del regime del colonnello Gheddafi, è riuscita a mantenersi al di sopra delle parti e a garantire la produzione di una certa quantità di petrolio dividendone i profitti tra le principali parti in causa, rappresentate dai “parlamenti” di Tripoli e Tobruk-Bengasi, anche dopo che le truppe della Libyan National Army sotto il comando del generale Khalifa Haftar erano riuscite ad assicurarsi, all’inizio di quest’anno, il controllo dei principali terminal petroliferi di Es Sider e Ras Lanuf.
La neutralità della NOC è stata difesa e garantita dal suo potente presidente, Mustafa Sanalla, che ha reagito con un duro comunicato alla decisione di Serraj chiedendo al GNA di ritirare la sua decisione di assumere il controllo del petrolio libico immediatamente, in quanto «travalica la sua autorità, perché solo i corpi legislativi (e cioè i parlamenti di Tripoli e di Tobruk che ancora non hanno riconosciuto il governo Serraj, ndr) hanno il potere di fare cambiamenti di questa portata».
Stando alla decisione del GNA, l’ufficio del primo ministro dovrebbe assumere il ruolo di esclusivo regolatore di tutto il settore petrolifero, mentre il NOC dovrebbe vedere fortemente ridimensionate le sue funzioni, essendo ridotto a semplice organo operativo alle dirette dipendenze del primo ministro. La mossa di Serraj, che mirava con un colpo di mano amministrativo ad assumere il controllo della parte più importante dell’economia libica, per poi privare dei proventi del petrolio i suoi avversari dentro Tripoli e a Tobruk, non è andata a buon fine.
(Il presidente della NOC, Mustafa Sanalla)
L’intervento del Consiglio di Sicurezza ONU
Il 25 marzo, infatti, a sole ventiquattrore dalla decisione di Serraj, gli ambasciatori dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Usa, Gran Bretagna, Francia, Cina e Russia) hanno diffuso dal Palazzo di Vetro di New York un comunicato congiunto dove veniva manifestato esplicito appoggio alle posizioni del capo della NOC, Samalla, e s’invitavano «tutte le parti in causa alla moderazione in quanto le infrastrutture petrolifere e i proventi dell’esportazione del greggio appartengono a tutto il popolo libico e debbono rimanere sotto il controllo della NOC». Secondo gli ambasciatori, infatti, il NOC deve restare un «organo apolitico».
Si tratta di affermazioni molto dure che mettono in discussione il ruolo e le funzioni di Al Serraj, perché di fatto riconoscono che il suo Governo di Accordo Nazionale non è più il solo interlocutore istituzionale delle Nazioni Unite. In definitiva, la fuga in avanti di Serraj e il suo tentativo di assumere il controllo diretto delle risorse petrolifere del Paese si sono dimostrati un vero infortunio politico, che indebolisce ulteriormente un esecutivo finora incapace di controllare la sua stessa capitale.
(Il premier Serraj con il ministro degli esteri russo Lavrov)
Mosca fa un passo avanti, Europa assente
Il Cremlino ha immediatamente approfittato dell’imbarazzo di Serraj diffondendo un comunicato il 30 marzo, dopo un incontro in Giordania tra lo stesso Serraj e il vice ministro degli esteri della Federazione russa Mikhail Bogdanov, nel quale si afferma che «la Russia sottolinea la necessità di dare corso a un negoziato a tutto campo tra tutte le parti in causa in Libia per raggiungere un accordo sostenibile che porti il paese fuori dalla sua crisi. In questo contesto, Mosca si adopererà per facilitare il dialogo politico tra tutte le differenti forze in campo».
In sostanza, con una sola avventata e controproducente mossa (politicamente suicida), Fayez Al Serraj è riuscito non solo a perdere l’appoggio dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU – che è l’unico organismo dal quale il GNA finora ha tratto la sua legittimità – ma anche a rilanciare il ruolo della Russia come principale mediatore nella crisi libica, ben sapendo che il Cremlino sostiene il suo avversario Haftar.
L’Unione Europea – e in particolare l’Italia, che sostiene sin dall’inizio il governo di Al Serraj – non sembrano essersi accorte di questo cambiamento di clima in Libia, mentre la Russia, che sostiene anche militarmente il governo di Tobruk con un programma di assistenza militare alla Libyan National Army di Haftar, sta progressivamente assumendo un ruolo centrale nel presente e, probabilmente, anche nel futuro della Libia.
(Tripoli, quartier generale della NOC)
La versione degli USA
Gli Stati Uniti, dal canto loro, stanno a guardare. Il generale americano responsabile delle operazioni in Africa, Thomas Waldhauser, in merito alla presenza russa in Cirenaica, ha dichiarato alla Reuters : «loro (i russi, ndr) sono sul terreno nell’area […] credo che ormai sia un fatto noto che i russi tentano di influenzare lo sviluppo degli eventi in Libia. Il legame tra la Russia e Haftar è ormai un dato di fatto innegabile».
Il generale della Cirenaica è indubbiamente uscito rafforzato dall’infortunio di Al Serraj sul petrolio e, mentre continua a stringere accordi con una serie di tribù libiche, ha mandato un messaggio molto esplicito anche agli abitanti di Tripoli, dopo le dimostrazioni popolari di metà marzo contro lo strapotere delle milizie in città: «le vostre forze armate non vi abbandoneranno e noi saremo al vostro fianco finché Tripoli non si riunirà alla madrepatria» ha affermato in un’intervista a una rete televisiva libica. Un messaggio preciso che rende ancora più precaria la posizione di Al Serraj e pone una seria ipoteca sul futuro del suo Governo di Accordo Nazionale.
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