Capita che si organizzino volantinaggi con giorni se non mesi di anticipo, pensando ad ogni dettaglio e autorizzazione possibile e immaginabile. Capita che arrivino occasioni e si colgano. É quindi capitato che qualche giorno fa ho saputo che il 18 aprile ci sarebbe stata a Firenze l’anteprima nazionale di “PIIGS” di cui avevo sentito parlare e ho pensato che sarebbe stata una buona idea andarlo a vedere e magari dare in giro qualche volantino del FSI. Ho avvisato altri soci toscani ma con troppo ritardo. Alla fine sono andato al Teatro Verdi da solo; Leonardo, un simpatizzante, mi avrebbe raggiunto più tardi. Arrivo con più di un’ora di anticipo, teatro chiuso. Studio la situazione. Non facile. Il teatro ha quattro ingressi, ne posso presidiare solo uno. Aspetto. Ancora sono indeciso sul da farsi. Volantino o non volantino stasera? Mi allontano un attimo, torno. Il teatro è aperto. Poche persone sono già entrate. Esce un signore che si accende una sigaretta. Mi avvicino e gli chiedo se posso lasciargli un volantino. Si presenta, è Federico Greco uno dei registi. Mi presento. Conosce il FSI. Tra le altre cose accenno che è molto forte in Abruzzo. Parliamo di sale, in Abruzzo, per la proiezione. Mi lascia il biglietto da visita per segnalargliene qualcuna. Dai, si parte. Comincio a distribuire alle poche persone che cominciano ad affluire. Con tutte riesco a scambiare qualche battuta. Tutti ringraziano, quasi tutti lo leggono subito, qualcuno è ammirato dalla qualità della carta e della grafica. Un ragazzo auspica unione tra le frazioni sovraniste, un altro crede ancora nell’Europa unita ma un sospiro di rassegnazione tradisce la disillusione montante. Mezz’ora all’inizio e la cosa comincia a farsi difficoltosa. Avevo sottovalutato la peculiarità del volantinaggio davanti a un teatro prima di una proiezione. Apro quindi una parentesi che può chiamarsi “Manualetto del volantinaggio prima di proiezioni e spettacoli”. Davanti a un teatro non c’è un flusso di persone per cui ti metti in un punto girato in una direzione e porgi il volantino a chi passa. No. Uno entra e gli dai il volantino. Poi esce e va a farsi una sigaretta. Nel frattempo lo raggiungono due amici e insieme entrano. Poco dopo uno degli amici esce lui a prendersi una boccata d’aria e magari si allontana. Poi torna con un’ altra amica. Nel mentre gli altri sono rientrati e il primo esce una seconda volta… Insomma… O sei molto fisionomista o sei morto. Essere soli riduce il numero di volantini consegnati, ma in un certo qual modo aiuta. Perché le persone entrano e escono anche da porte differenti e tu puoi essere fisionomista quanto vuoi, ma come fai a sapere a chi ha consegnato il volantino il tuo collega? Fine del manualetto. Leonardo alla fine è arrivato. Quattro chiacchiere, mi aiuta a dare qualche volantino anche lui, poi il film comincia. Io scappo dentro, lui deve tornare a casa. Breve presentazione da parte dell’organizzatore della serata, Stefano Stefani e dei tre registi Adriano Cutraro, Federico Greco e Mirko Melchiorre. Poi il film. Un bel film. E qui comincio la breve e umile recensione.
É un bel film con un bel ritmo, ottima grafica e lodevole bilanciamento tra il filo narrativo (la storia di Claudia e della cooperativa Il Pungiglione, strozzata dalle regole europee di pareggio di bilancio ribaltate sugli enti locali) e la parte documentaria che contiene tutti gli elementi per portare il messaggio politico di rifiuto del liberismo, dell’Unione Europea e dell’Euro. C’è divulgazione macroeconomica, ma ci sono anche richiami alla sovranità nazionale, alla Costituzione violentata e disattivata dai trattati europei, alla totale mancanza di democrazia nelle istituzioni UE e una critica netta al liberismo e alla distruzione delle conquiste rappresentate dallo stato sociale. I personaggi che si susseguono sullo schermo portano ciascuno uno o più contributi nello sviluppo di questi punti. E non dobbiamo, noi che conosciamo più degli altri il ruolo anche negativo, che alcuni di questi personaggi hanno avuto nella critica all’UE, formalizzarci poi troppo della loro presenza in questo film. C’è Varoufakis, ma non sentirete il Varoufakis dubitoso, sentirete parole nette di chi ha vissuto un’esperienza rivelatrice sull’UE. C’è Rampini, ma non sentirete il Rampini solito, ma una critica netta al liberismo. C’è Fassina, ma non sentirete l’ondivago Fassina e non sentirete nulla da lui sulla UE da cambiare dall’interno. In questo film tutto è coerente e il pubblico avrà un messaggio coerente. Poi non ci sono le conclusioni. Manca la risposta alla domanda “E adesso? Cosa facciamo?”. Secondo me è corretto che il film non la dia. Il film è uno stimolo a crescere nella consapevolezza e lascia aperta la questione a cui magari il FSI deve offrire la risposta politica ai tanti che usciranno dal cinema con una consapevolezza nuova, nuovi dubbi e con quella domanda ancora senza risposta. All’uscita trovo un altro storico simpatizzante, Leandro. Altra chiacchierata, un caffè insieme. Diamo i volantini agli altri registi. Poi a casa. E’ mezzanotte passata ed è bene andare. Domani si lavora.
Iacopo Biondi Bartolini
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