Di Maio ai sindacati: “Si autoriformino o ci penseremo noi”. Camusso: “Linguaggio autoritario”
di LA STAMPA
Il candidato premier del M5S: serve una manovra choc sul costo del lavoro. Secca la replica del segretario della Cgil: «Non sa di cosa parla»
«Con noi al governo o i sindacati si autoriformano o dovremo fare noi una riforma», ha detto il vicepresidente della Camera e candidato premier del M5S, Luigi Di Maio, intervenendo al Festival del lavoro dei consulenti del lavoro. «Tra i tanti problemi che abbiamo -ha aggiunto- se vogliamo essere competitivi si deve prevedere il cambiamento radicale del sindacato». «Se cambia il lavoro – ha detto – deve cambiare il sindacato, dare la possibilità a organizzazioni più giovani di sedere a tavoli e agli stessi giovani di entrare nel sindacato. Un sindacalista che prende una pensione d’oro e finanziamenti da tutte le parti ha poca credibilità a rappresentare un giovane di 31 anni».
Secondo Di Maio «serve una manovra choc sul costo del lavoro che ci permetta di far riprendere l’economia e dare gettito allo Stato». «Dobbiamo dare possibilità alle imprese e agli studi professionali – ha aggiunto – di assumere, creare economia e dare gettito allo Stato. Così potremo pagare il debito e fare ulteriori investimenti per abbassare il costo del lavoro. Facciamo un po’ di deficit produttivo, investiamo nell’abbassamento del costo del lavoro e nei settori ad alto moltiplicatore per rimettere in moto l’economia».
La replica di Susanna Camusso
«Un linguaggio autoritario e insopportabile»: così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha definito l’attacco di Luigi Di Maio. « Non è il primo che lo dice (di riformare i sindacati, ndr). Ce n’è stato un altro che poi ha fatto il jobs act». Di Maio «dimostra tutta la sua ignoranza ma insieme l’arroganza di chi crede che il pensiero sia solo di chi governa e non riconosce la rappresentanza». La replica all’esponente cinquestelle è arrivata a Roma, a margine della manifestazione della Cgil contro la violenza sulle donne, Camusso ha detto: «Stiamo tornando all’analfabetismo della Costituzione, perché la libertà di associazione è un grande principio costituzionale». E ancora: «dice cose che non sa. Non sa come è fatto un sindacato, non sa che non è un’organizzazione statuale di cui decidi le modalità organizzative, è una libera associazione. Non sa che il sindacato cambia in continuazione, perché a differenza di altri soggetti, è radicato nei luoghi di lavoro ed è composto da decine di migliaia di militanti». Questo – ha affondato – è «il segno è quello di ridurre la partecipazione alla democrazia».
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