“No a corsi di laurea solo in inglese”: Consiglio di Stato boccia Politecnico
di IL GIORNALE
Insegnamenti di laurea specialistica e corsi di dottorato da tenersi solo in lungua inglese.
Era la decisione del Politecnico di Milano per attrarre studenti anche a livello internazionale e tenersi al passo con i tempi nelle discipline scientifiche. Un’idea che però non è piaciuta agli oltre centro docenti dell’istututo che hanno portato l’ateneo in tribunale.
Ora il Consiglio di Stato ha messo fine alla diatriba bocciando la delibera del Politecnico di Milano: ogni corso deve prevedere un corrispettivo in italiano, salvo singoli e specifici insegnamenti.
La proposta del Politecnico non è stata mai applicata fino in fondo, ma l’offerta didattica in italiano è costantemente diminuita tanto che oggi l’istituto milanese ha tutti i corsi di dottorato in inglese e, su 45 indirizzi magistrali, appena 3 solo in italiano e 15 bilingui. L’italiano è rimasto solo per i corsi di laurea triennale.
L’iter giudiziario
Come ricorda Il Messaggero, il 21 maggio 2012, il Senato accademico decide di attivare, a partire dal 2014, corsi di laurea magistrale e di dottorato esclusivamente in inglese, organizzando anche un piano per la formazione dei docenti e il sostegno agli studenti. Ma un gruppo di professori non ci sta e il Tar della Lombardia dà loro ragione annullando la decisione dell’ateneo.
A introdurre la possibilità delle lezioni in lingua inglese era stata la riforma Gelmini. E a quella legge del 2010 il Politecnico fa riferimento per difendere la sua posizione davanti ai giudici del Consiglio di Stato, affiancato anche dal ministero dell’Istruzione. Ma il Consiglio di Stato, richiamando, tra l’altro, una sentenza della Corte costituzionale del 2017, ha bocciato i corsi di laurea unicamente in inglese.
La Crusca
“Finalmente, una volta tanto, è arrivata la pronuncia definitiva che dà ragione totalmente e integralmente alla lingua italiana. Una bellissima vittoria“, ha commentato il presidente dell’ Accademia della Crusca Claudio Marazzini. “La lingua italiana non potrà più essere estromessa completamente dall’insegnamento universitario, ma l’inglese potrà sostituire l’italiano nei casi legittimi e realmente utili”.
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