E’ un errore terribile la manifestazione antifascista di Macerata.
di ROBERTO BUFFAGNI
E’ un errore terribile, la manifestazione antifascista di Macerata. E’ un errore terribile sul piano politico, perchè alimenta la contrapposizione nella polis e inasprisce sino al calor bianco un conflitto già rovente tra le autorità e il popolo, ed è un errore infinitamente più terribile sul piano spirituale, perchè manifesta clamorosamente una esiziale cecità di fronte a quel che realmente sta accadendo. Un drammaturgo greco riconoscerebbe al volo di che si tratta: peste.
Il fatto che “le intenzioni dei manifestanti siano buone” è ininfluente, anzi semmai una conferma del carattere tragico della situazione e dell’errore. Si noti poi che “le intenzioni erano buone”, ma nel corso della manifestazione alcuni, temo non pochi manifestanti, hanno inneggiato a una strage di civili, (le foibe) cioè a dire allo stesso identico atto (perpetrato in forma infinitamente più grave e sanguinosa) contro il quale dicevano di manifestare. Sono imbecilli ideologizzati, certo, ma minimizzare è un grave errore, perchè l’invocazione di un massacro di civili è, logicamente e inevitabilmente, l’EVOCAZIONE di un nuovo massacro di civili.
La bandierina appiccicata sul massacro di civili, rossa o nera, ideologica o razziale, non credo proprio importi alle Erinni che passeggiano per Macerata, che non sono iscritte a nessun partito e semmai li usano “come taxi”, secondo l’immortale formula di Enrico Mattei. Quos vult perdere, amentat. Nelle tragedie classiche, la peste non consegue a un’infrazione della legge positiva, consegue a un’infrazione della legge sacra, e si manifesta proprio come un accecamento generale.
Terra terra: nessuna delle autorità ufficiali ci capisce niente, in quel che sta accadendo, nessuna reagisce come sarebbe suo compito e dovere, lo smembramento della polis si aggrava, il sacro dionisiaco infuria e contagia, possono accadere (Deus avertat!) cose in confronto alle quale Macerata sembrerà cosa da poco. A peste fame et bello libera nos Domine.
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