Amazon, stretta delle authority Il mistero sulle vendite italiane
di CORRIERE DELLA SERA (Federico Fubini)
Il faro dell’Agenzia delle Entrate sulla «succursale» di Milano e il pressing dell’Agcom sui servizi
Il più grande mistero dell’economia italiana inizia per A e si pronuncia in sei lettere: «Amazon». Di quello che è diventato il maggiore rivenditore del Paese non un solo numero complessivo dei fatturati, utili o volumi è noto. Uno dei più grandi gestori di dati al mondo ne lascia trapelare pochissimi sui suoi affari nell’ottavo Paese industriale.
Eppure Amazon in Italia è ormai un protagonista tale da attrarre su di sé l’attenzione di realtà più tradizionali: le agenzie di controllo. Nelle prossime settimane l’Agcom prenderà una decisione che si spiega proprio con il carattere imperscrutabile delle sue attività nel Paese. In dicembre l’Autorità delle comunicazioni aveva inviato al gruppo di Jeff Bezos una diffida a «regolarizzare la propria posizione». Il problema riguarda la sua natura di società di servizi postali, dato i volumi di pacchi che fa circolare. Solo il 24 novembre scorso su Amazon in Italia sono stati ordinati due milioni di prodotti, quasi il quadruplo rispetto allo stesso giorno del 2015. Il gruppo di Seattle dovrebbe dunque sottoporsi agli obblighi sui contratti o i contributi indicati dalle leggi nazionali e europee per i servizi postali. La prima reazione di Amazon è stata di non rispondere. Non entro le due settimane indicate dall’Agcom. Poi è partito un dialogo «complesso» – le parti lo chiamano così – che sembra proprio poter portare a una multa entro un mese, se Amazon non si piegherà. […]
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