Macron, l’europeista a parole che pensa solo agli interessi della Francia
di LINKIESTA (Alberto Negri)
Nel discorso all’Europarlamento ha sostenuto che con l’attacco in Siria ha «salvato l’onore dell’Europa». In realtà, la Francia pensa solo al suo interesse. Che quasi sempre, dall’intervento in Libia alla missione in Niger, è contrario a quello italiano
Ha gonfiato il petto il presidente francese Emmanuel Macron nel suo discorso all’Europarlamento, ben sapendo che con la prossima uscita della Gran Bretagna dall’Unione resterà l’unico Paese membro che siede al Consiglio di Sicurezza Onu e ha un notevole potenziale atomico. Ribadisce che il suo intervento in Siria con quello americano e britannico “ha salvato l’onore dell’Europa”. Per la verità gli occidentali hanno salvato la faccia dopo avere perso la guerra in Siria dove Russia e Iran sono riusciti a tenere in piedi il regime di Bashar Al Assad. Adesso inizierà probabilmente un nuovo capitolo con lo scontro tra Iran e Israele.
È un dato trascurabile che sin dall’inizio della rivolta sette anni fa la Francia abbia cercato in tutte le maniere di dire la sua nella ex colonia: prima ha puntato sulla caduta di Assad, appoggiando persino i jihadisti, poi nel 2013 voleva bombardare Damasco, quindi con gli attentati in Francia nel 2015 Hollande chiese al dittatore siriano di sorvolare il Paese per vendicarsi e colpire l’Isis. Memoria corta e non solo dei francesi.
Lo stesso Macron parla di “dibattito avvelenato” ma chi si è se è arrogato il diritto di mandare i poliziotti francesi in territorio italiano a Bardonecchia contro ogni regola: Parigi non ha ancora fatto le sue scuse e probabilmente non le farà mai
L’astuto Macron qualche settimana fa promise pure di proteggere i curdi siriani da Erdogan ricevendo una delegazione curda e spedendo 150 soldati dall’Iraq ma nei fatti non ha combinato nulla, come del resto Trump che ha venduto i suoi alleati contro il Califfato alla Turchia.
Quando si parla di onore qui bisogna stare attenti a non inciampare nelle contraddizioni.
Macron predica bene e razzola male, specialmente nei confronti dell’Italia. Stanno venendo a galla gli egoismi nazionali e il fascino illiberale del populismo, dice il giovane presidente francese. Bene. Tanto per cominciare dovrebbe chiedere scusa all’Italia per quanto ha fatto il suo predecessore Nicolas Sarkozy bombardando Gheddafi senza neppure farci una telefonata. Dal 2011 l’Italia è precipitata in una fase di destabilizzazione dovuta a ondate di migranti, un fenomeno che ha costituito uno degli aspetti centrali delle ultime elezioni da cui è uscito ribaltato il quadro politico.
Lo stesso Macron parla di “dibattito avvelenato” ma chi si è se è arrogato il diritto di mandare i poliziotti francesi in territorio italiano a Bardonecchia contro ogni regola: Parigi non ha ancora fatto le sue scuse e probabilmente non le farà mai.
Così come non ha mosso un dito Macron per dare una mano all’Italia a fermare i traffici dei migranti. Anzi. La missione italiana in Niger è stata rinviata e probabilmente annullata proprio per le pressioni della Francia che considera il Paese africano una sorta di giardino privato dove estrarre l’uranio: gli italiani, è vero, non servivano alla battaglia contro i jihadisti condotta da Parigi e dai suoi alleati africani, ma forse dopo quanto è successo ha almeno il diritto di cercare di proteggere le sue frontiere dalle ondate migratorie provocate dall’intervento militare del 2011 al quale colpevolmente si adeguò il governo italiano di allora.
Ma veniamo alle cose serie, fuori dalla retorica della grandeur francese. Ovvero la riforma dell’eurozona da presentare al consiglio europeo di inizio estate. Qui il presidente Macron ha usato tanto pathos ma poche proposte concrete ben sapendo di trovarsi davanti il muro del Nord Europa, in più gli unici che potrebbero appoggiarlo, Italia e Spagna, sono più deboli che mai
Cosa fa la Francia per stabilizzare la Libia? Ha sostenuto insieme all’Egitto e alla Russia il generale Khalifa Haftar mettendosi di traverso al già debole governo di Tripoli di Al Sarraj. Non solo. Forse qualcuno qui se lo è dimenticato ma proprio Macron nell’estate scorsa aveva annunciato che avrebbe aperto degli hot spot in Libia per frenare i flussi migratori: che fine hanno fatto? Non se ne ha più notizia.
Ecco perché la proposta di Macron sulla riforma delle politiche migratorie europee finanziando le comunità locali che accolgono i rifugiati appare interessante per superare le chiusure dei Paesi dell’Est ma non sarebbe male che venissero aumentati anche i contributi all’Italia che i rifugiati li ha già accolti: si danno molti più soldi a Erdogan, che propriamente un democratico non è, ma fa tanto comodo al cancelliere tedesco, la signora Angela Merkel.
Ma veniamo alle cose serie, fuori dalla retorica della grandeur francese. Ovvero la riforma dell’eurozona da presentare al consiglio europeo di inizio estate. Qui il presidente Macron ha usato tanto pathos ma poche proposte concrete ben sapendo di trovarsi davanti il muro del Nord Europa, in più gli unici che potrebbero appoggiarlo, Italia e Spagna, sono più deboli che mai. E qui bisogna dire grazie alla Francia di Macron: si prenderà un porta in faccia evitando che ci andiamo a sbattere noi. Magra consolazione.
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