Gattopardi, deep state, e pesci fuor d’acqua in salsa gialloverde
di MEGACHIP (Piotr)
Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano ha espresso un’analisi interessante su questa compagine governativa. Alcune affermazioni le vedete in fondo. Vorrei integrarle.
1) Salvini non è un Gattopardo. Salvini è Salvini, cioè il leader di un partito che in Italia e in Europa ha fatto passare tutte le leggi e le norme neoliberiste. Non fa altro quindi che proseguire con una mentalità politica-economica e un sostegno sociale che fa della Lega un buono strumento (benché non perfetto per via di alcune contraddizioni interne alla sua base sociale) del “deep state” italiano nel nuovo governo. Dato che, come scrivevo qualche settimana fa, questo governo grazie all’assist alla Lega fornito dal presidente Mattarella, cioè dal garante del “deep state”, sarà a trazione salviniana, il bilancio che ne traevo è che nel braccio di ferro a tre tra Mattarella, Salvini e Di Maio, il vincitore era stato proprio Mattarella, cioè, per l’appunto, il “deep state”. I “musi duri” salviniani saranno solo l’adeguamento rispetto alla fase di una politica che non ha come obiettivo la rinascita nazionale ma al più il vivacchiamento nazionale.
Travaglio legge ciò, però secondo i suoi parametri, che hanno come orizzonte non la politica ma la legalità: “[Salvini] ricicla tutto il vecchio che è avanzato (idee, persone, lobby, prassi)”.
2) Di Maio, personalmente, non ha gli strumenti politici, scientifici e culturali per contrastare Salvini. Così come molti altri leader ed esponenti del M5S. Questa è la mia triste ma netta sensazione. In realtà io temo anche che Di Maio non abbia un progetto politico opposto a quello del “deep state”. Non ne condivide i mezzi illegali, ma questo non basta.
Ha ad esempio un’idea dei rapporti tra finanziarizzazione, globalizzazione, vincoli europei, società e guerre in corso? Mah!
3) Giustamente Marco Travaglio sottolinea la troppa veloce crescita del M5S e quindi la pochezza e l’opportunismo di molte delle persone che hanno riempito un’improvvisa e urgente richiesta di personale politico. A questa osservazione, che da tempo pongo all’attenzione dei miei interlocutori, aggiungo una postilla: la crescita e il riempimento dei vuoti con uno strumento particolare: la Rete.
Crescere con metodica costanza sul territorio, assieme alle lotte, alle rivendicazioni e all’organizzazione di esseri in carne ed ossa, così come hanno fatto i grandi partiti popolari e crescere all’improvviso grazie a una sorta di Second Life, hanno evidenti esiti differenti anche sul piano dell’antropologia del personale politico.
Nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, il vuoto lasciato dal collasso dei partiti popolari tradizionali e delle loro ideologie fu riempito dalla realtà semi-virtuale di un partito-azienda (e dall’abbrutimento dell’ex PCI). Nel passaggio odierno dalla Seconda alla Terza Repubblica il vuoto sembra essere in gran parte riempito da un partito-Internet alleato a un partito della Seconda Repubblica radicato in una certa misura sul territorio. Non può funzionare.
In conclusione, i tecnici che hanno occupato importanti dicasteri non sembrano aver nessuna intenzione di portare avanti la parte “grillina” del contratto di governo. Stanti le dichiarazione del ministro Tria, ad esempio, la ri-nazionalizzazione della Cassa Depositi e Prestiti, che per me era uno dei punti più importanti e qualificanti del programma, non rientra nell’orizzonte del governo né nel breve né nel lungo periodo, cioè mai. Solo tattica? Temo di no.
Per ora il braccio di ferro con la UE si gioca solo sulla questione migranti. Gioco gratuito, con buoni dividendi di consenso e per giunta gioco facile, visto che gli avversari europei sono degli emeriti ipocriti per nulla meglio di Salvini.
Tutto il resto della “opposizione” del nuovo governo alle politiche europee dipende da cosa vuol fare Trump. E cosa vuol fare Trump? Quello che voleva già fare quattro anni fa Obama: fare pressing sulla UE perché si riequilibri, cosa che può fare solo a spese della Germania.
La minaccia “O dazi o interscambio totalmente liberalizzato”, ovvero o dazi o il famigerato TTIP che sembrava sepolto e che rischia invece di rinascere in forma anarchica, vuol dire esattamente questo.
I pressing sull’Euro e Maastricht seguiranno lo stesso copione.
Il governo Conte non è il governo che ripristinerà la sovranità nazionale, quello ad esempio che privilegerà le nostre norme costituzionali rispetto a quelle europee quando tra di loro entrano in contrasto (cioè molto spesso). E’ un governo tenuto al guinzaglio dal “deep state”, ovvero da forze legate all’establishment neo-liberal-con americano (l’establishment clintonoide, per intenderci), la cui unica autonomia se la ritaglierà se e quando Trump lo consentirà e ne trarrà vantaggio.
A sua volta Trump stesso è tenuto al guinzaglio dal “deep state” statunitense e l’unica autonomia (e fedeltà alle sue promesse) dipenderanno dalla variazione dei rapporti di forza nelle relazioni internazionali.
Insomma, l’esperimento Conte è una copia nella provincia imperiale italiana dell’esperimento Trump nel centro dell’impero.
Magari qualcuno di voi è contento delle contraddizioni e della debolezza del governo Conte. Di sicuro qualcuno lo è per fedeltà a ciò che insiste chiamare “sinistra” con lucciconi nostalgici. Ho amici che sinceramente pensano che l’appoggio del PD ai nazisti ucraini o ai bombardamenti sauditi sulle donne e i bambini yemeniti sia cosa meno grave delle buche romane della Raggi. Non è colpa loro. In fondo quelli non si vedono e queste sì. Quelli a noi non fanno danni, ma le buche ci rompono l’auto. Non è colpa loro. Per loro la politica internazionale è fatta di buoni e cattivi, di cow-boy e indiani e i ruoli li stabilisce la stampa che loro leggono, ovvero la fucina internazionale di fake news coordinate. Che ci si può fare?
Per molti, quindi, mi aspetto che le difficoltà del governo e il suo (non improbabile) fallimento, sarà un sospiro di sollievo.
Veramente? Non vi viene in mente che se questo governo fallisce il prossimo potrebbe essere un monocolore Fratelli d’Italia-Lega?
In condizioni simili, 100 anni fa andarono al governo fascisti e nazisti.
La Storia è maestra?
Forse no.
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