Stati Uniti: Corte Suprema conferma il “travel ban” di Trump
di SICUREZZA INTERNAZIONALE (Alice Barberis)
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato, martedì 26 giugno, il “travel ban” elaborato dal presidente Trump, riconoscendo in questo modo il potere del presidente di modellare la politica di sicurezza nazionale.
La prima proposta di “travel ban” era stata delineata dal presidente Trump nel gennaio 2017, a distanza di una settimana dal suo insediamento presso la Casa Bianca. A seguito della ferma opposizione di numerose corti d’appello federali che ritenevano tale ordine esecutivo incostituzionale, il “travel ban” è stato modificato ed è entrato formalmente in vigore nel dicembre 2017.
L’attuale “travel ban”, approvato dalla Corte Suprema, prevede il divieto o la limitazione all’ingresso negli Stati Uniti di cittadini provenienti da cinque Paesi a maggioranza musulmana, ovvero Iran, Libia, Somalia, Siria e Yemen. Tale ordine esecutivo, inoltre, ha previsto restrizioni di viaggio per alcuni funzionari di governo e per i loro familiari provenienti dal Venezuela e dalla Corea del Nord.
I principali oppositori del “travel ban” ritenevano che si trattasse di un tentativo del presidente Trump di impedire ai cittadini di religione islamica di entrare negli Stati Uniti e, per questo motivo, avevano definito l’ordine esecutivo del presidente come un’azione politica fondata sulla discriminazione religiosa.
Sebbene alcuni giudici della Corte Suprema abbiano riconosciuto una certa retorica anti-islamica nella politica del presidente Trump, i giudici John Roberts e Anthony Kennedy hanno dichiarato di essere riluttanti nello sfidare apertamente l’autorità del presidente su una questione ritenuta di stretta sicurezza nazionale.
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