Seminario del Fronte Sovranista italiano a Martano (Le) con video
Venerdì 22 giugno 2018 il socio Salvatore Scrascia della sezione leccese del Fronte Sovranista Italiano ha organizzato un evento/seminario dal titolo “Perché riconquistare l’Italia?” nella sede sala conferenze del comune di Martano, una bellissima cittadina sita al centro del basso Salento. Lo scopo dell’evento era quello di promuovere la conoscenza del nostro partito ai concittadini di Salvatore e soprattutto di proporre un’analisi alternativa ma obiettiva alla narrazione mainstream sulle cause del crescente disagio economico e sociale che il popolo italiano da molti anni ha iniziato a subire, e che sinteticamente può essere ricondotto all’insanabile conflitto esistente tra i principi fondanti l’Unione europea, attraverso i suoi trattati, e quelli derivanti dall’applicazione integrale della parte politica ed economica della Costituzione italiana del ‘48 (al netto delle riforme denaturanti cui è stata costretta a subire negli ultimi 40 anni).
Quindi l’ evento, al quale sono intervenuti da altre città della provincia di Lecce e delle provincie limitrofe anche altri soci, oltre che un folto numero di concittadini interessati, è stato introdotto e moderato dallo stesso Salvatore Scrascia cui sono seguiti gli interventi del socio Andrea D’Agosto, poi del socio Michele Piccoli e per finire del socio e membro del direttivo nazionale Pierluigi Bianco.
La presentazione è stata impostata dai relatori su tre diversi livelli di analisi, attraversati e legati trasversalmente in un insieme logico da continui riferimenti all’evidente disapplicazione dei principi del secondo comma dell’art. 3 cost. e dell’art. 41. Cost., corroborata dall’utilizzo di piccoli video trasmessi tra una relazione e l’altra, funzionali a rimarcare l’ipocrisia sostanziale tra l’uguaglianza formale propagandata e l’uguaglianza sostanziale dettata dalla carta costituzionale ma ampiamente disattesa.
Salvatore introduce la serata presentando brevemente il Fronte Sovranista, i suoi obiettivi e i principi ispiratori: l’intento di giungere alla piena applicazione della Costituzione del 48, al recupero pieno della sovranità nazionale che non può prescindere dal prioritario recupero della “sovranità di pensiero”, ossia di quella capacità di critica (che il fronte si propone di stimolare) all’ormai pervasiva ideologia del liberalismo, incompatibile con il modello socialdemocratico costituzionale.
Il primo livello di analisi affrontato da Andrea D’Agosto è stato relativo al tema della narrazione (liberale) della realtà da parte del mondo dell’informazione. I media ci trasmettono dei dati non neutri e filtrati dalla notizia, che è per definizione il racconto di un fatto che manifesta un’opinione. E l’opinione prevalente trasmessa è quella secondo cui i valori costituzionali, come quello cardine secondo cui il controllo dell’economia da parte della politica debba avvenire per fini di giustizia sociale e per fini d’interesse pubblico, sono un qualcosa di obsoleto, antiquato e quindi contrari al progresso. La brillante dialettica di Andrea, fatta anche di tecnicismi economici, ha contribuito a rivelare l’imbroglio narrativo cui si è continuamente sottoposti, il cui fine è quello di far accettare un modello (liberale) capitalistico di società fondata sul principio economico anticostituzionale della competitività. Imbroglio narrativo rivelato per esempio dallo smascheramento mediante dati precisi di alcune fakenews, tra le quali quella più in voga dei debiti sovrani europei, tipo quello greco in realtà costituito da debito privato, a sua volta alimentato dalla disfunzionalità stessa del costrutto europeo che impoverendo il popolo greco trasferisce ricchezza dall’economia greca al sistema PRIVATO bancario franco-tedesco anche con l’intermediazione degli aiuti di Stato (PUBBLICI) dei paesi membri, e per un valore di molto superiore alla loro reale esposizione .
Tanti altri esempi sono stati fatti: tipica la fakenews dello spread dal cui andamento deriverebbe la messa in pericolo dell’economia e quindi dei risparmi dei cittadini di uno Stato sovrano. Come non ricordare il monito del nostro presidente: “il capitale fa ciò che gli fa fare lo Stato.”?
Il secondo livello di analisi affrontato dal socio Michele Piccoli, operaio Ilva in cassa integrazione e dottore in scienze politiche , si è focalizzato sul conflitto insanabile tra i trattati europei e la Costituzione italiana. Michele ha dettagliato come tale conflitto abbia subdolamente cambiato i destini e la vita di tutti noi, in peggio, in quanto i trattati europei, rappresentando i principi del capitalismo, hanno disinnescato il grosso pericolo dell’applicazione sostanziale dei diritti sociali segnando una importante vittoria in suo favore nell’eterna lotta tra capitale e lavoro.
Il relatore si chiedeva come mai tutto ciò sia potuto accadere, come mai l’Italia abbia potuto credere (come Pinocchio) alla favola dei mercati (il gatto e la volpe) che accettando di cedere la propria sovranità (le monetine) in favore dell’eurozona (campo dei miracoli) e degli stessi mercati il proprio benessere economico e sociale, cresciuto grazie ai principi del “capitalismo regolato”, sarebbe potuto crescere ulteriormente. L’epilogo infatti è stato simile. Metafora efficacissima.
I trattati europei abolendo il principio del “capitalismo regolato”, ossia abolendo l’intervento dello stato (quindi della politica) nell’economia, abolendo il principio dell’economia mista, mettendo al centro dei propri obiettivi di politica monetaria la stabilità dei prezzi e quindi rendendo strutturale di fatto un certo tasso (alto) di disoccupazione, in violazione del principio costituzionale della piena occupazione, hanno modificato geneticamente le fondamenta socialdemocratiche su cui si è voluto basare la società italiana nel trentennio post bellico, determinando di fatto una sostanziale riduzione delle libertà individuali.
Il principio di libertà, sottolinea Michele, va di pari passo con il principio di uguaglianza (negato dai trattati): non può esserci libertà, e quindi democrazia, se non c’è uguaglianza sostanziale la quale si ottiene rispettando i principi dell’articolo 3 della costituzione, ossia attraverso l’impegno della politica di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all organizzazione politica, economica e sociale del paese.”
Andrea quindi ha fatto una carrellata storica delle fasi che hanno portato l’Italia a perdere gradualmente livelli sempre più consistenti di sovranità economica e giuridica, che individua come causa di: svalutazione del lavoro, chiusura di aziende, tragedie individuali come suicidi ecc. E sul finale del suo intervento cita le strade giuridiche che l’Italia ha il dovere costituzionale di intraprendere per poter recedere dai contratti stipulati con il “gatto e la volpe”.
Il terzo livello dell’analisi che si è voluto proporre alla platea, è forse quello che appare più ostico, sfuggente, invisibile ad occhi superficiali, impalpabile, inodore, poco affrontato nei dibattiti politici pubblici i quali concentrano le proprie speculazioni unicamente sugli aspetti tecnico-economicistici, ma proprio per queste ragioni molto pericoloso e utile da trattare: le implicazioni filosofiche del liberalismo e quindi le ragioni filosofiche del declino nazionale.
Pierluigi Bianco ha brillantemente esposto i punti cardine della dottrina ideologica su cui si fondano i trattati europei e quindi l’Unione europea, che è quella del liberalismo. Essendo una dottrina filosofico e politica completamente impostata sull’attesa dei DIRITTI INDIVIDUALI, individuati come naturali e indicati come unica giustificazione dell’esistenza di un autorità pubblica, tale dottrina politica propone una struttura istituzionale fondata esclusivamente sulla difesa dei diritti individuali, sullo scetticismo nei confronti del potere politico e sulla conseguente necessità di opporsi a qualsiasi limitazione dei diritti individuali da parte di un’autorità pubblica che agisce sotto la direzione di una maggioranza politica: quindi è una dottrina che si propone la limitazione della democrazia sostanziale. Tutto ciò che limita il diritto individualistico all’egocentrismo (ossia alla libertà di poter far tutto, di soddisfare qualsiasi desiderio dell’individuo anche se si lede l’interesse collettivo) viene tacciato di fascismo. Tale ideologia divenendo l’unico orizzonte politico accettato e promosso sia da partiti di destra che di sinistra, rende superflua e secondaria la distinzione politica tra destra e sinistra. Nasce quindi l’imperativo di costruire prima di tutto un’alternativa ideologica al liberalismo, che si contrapponga alle sue implicazioni pratiche e che realizzi la piena libertà dell’individuo all’interno di una comunità che cresce nel segno dell’interesse collettivo. Il Fronte Sovranista Italiano nasce con questa missione, porre un freno ad un ideologia (liberalismo) dalle implicazioni antidemocratiche, pauperistiche e neofeudali delle società. È necessario che il popolo si organizzi e militi all’organizzazione di un partito come il nostro il cui primo obiettivo per rimettere al centro i principi costituzionali è “Riconquistare l’Italia”.
L’evento può dirsi riuscito per la partecipazione del pubblico e soprattutto per l’interesse e curiosità manifestati da una giovane spettatrice che ha particolarmente apprezzato il nostro partito ed in particolare la relazione di Pierluigi sul liberalismo.
CI LIBEREREMO!
Antonio Di Donfrancesco.
Video:
https://youtu.be/vabTUqIxfoQ
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