Ministro, perché non possiamo sorprendere tutti una volta?
di PAOLO BARNARD
“Quello che sta accadendo è lo sbattere assieme di due industrie come non è mai accaduto prima nella Storia”. Lo ha detto di recente Erik Fairbairn, CEO di Pod Point Ltd. che è l’azienda di punta inglese per le stazioni di ricarica dei veicoli elettrici (auto, scooter, camion, bus ecc., di seguito: EV). Una frase lapidaria per descrivere uno dei fenomeni più impensati ed eclatanti dell’economia globale: la forzata fratellanza dei colossi del petrolio con quelli dell’elettricità a fronte della rivoluzione mondiale degli EV, nella consapevolezza che il futuro del motore a combustione è segnato. Big Oil e Big Utilities si sono lanciati insieme con acquisizioni miliardarie per non perdere una grossa fetta dell’industria dei trasporti di domani, che sarà sempre più a ‘carburante’ elettrico, cioè un business globale da trilioni di dollari, euro, Yuan, yen ecc.
E l’Italia qui, Ministro, potrebbe avere un’idea dirompente che la proietterebbe ai primi posti al mondo nella Disruption delle nuove tecnologie, assieme alla sua economia e all’occupazione.
Eni ed Enel, Big Oil e Big Utility in Italia, si lanciano in una joint venture ben oltre il solito mercato delle stazioni di ricarica per EV: uniscono le loro imponenti forze di tecnologie avanzate, di risorse e di knowhow per sbarcare sul mercato dei produttori di auto elettriche (scooter, camion, bus ecc.) in diretta competizione coi leader mondiali come Volkswagen, BMW o Tesla, per anche superarli e divenire protagonisti di quello che è destinato a essere il più ricco mercato globale dei trasporti su terra: gli EV appunto. Eni, Enel e Ministero del Tesoro sono sorelle, quindi le ricadute fra meno di vent’anni per lo Stato, per l’economia, per il lavoro e per l’ambiente in Italia, bè… “Il va sans dire”. Un picco verso l’alto di PIL fra meno di vent’anni non è futurismo, è l’occupazione e la società dei nostri figli alle elementari o alle medie adesso, ma anche di molti di noi, e con ricadute essenziali sui pensionati per ovvi motivi. Eni+Enel = Disruption Automobiles, senza Sergio né John.
Ma cosa sta accadendo di così dirompente da offrire credito a un’idea del genere?
A) La Royal Dutch Shell ha calcolato ormai con certezza che il settore perderà oltre 10 milioni di barili di petrolio al giorno per il consumo nei trasporti entro il 2040, a favore dell’elettricità.
B) La Cina ha stabilito per legge la più alta quota obbligatoria al mondo di EV sul suo mercato, e nelle aziende, entro il 2030. Il governo ha stanziato 50 miliardi di dollari d’incentivi pro EV per i prossimi due anni. Pechino sarà il maggior mercato di veicoli EV del pianeta entro 12 anni, con una richiesta da far impallidire il resto del mondo. La Volkswagen l’ha capito da un pezzo e ha sborsato subito un anticipo di 10 miliardi per arrivare per prima in Cina (poi la gente si chiede perché la Germania vince).
C) Per i prossimi sette anni Volkswagen, BMW, Ford, Toyota hanno investito un totale di 165 miliardi di dollari negli EV, e non solo perché gli idrocarburi stanno distruggendo il clima e saranno man mano banditi, ma anche (più cinicamente) perché la tecnologia ha già oggi superato i due ostacoli maggiori allo sviluppo degli EV, che erano l’autonomia (oggi siamo oltre i 500 km con una carica) e i tempi per le ricariche (le batterie Toshiba ricaricano un’auto in 6 minuti), e poi c’è il mercato cinese…
D) Le stime della maggiori Consultancies internazionali danno il mercato globale degli EV in crescita del… 8.600%, ottomilaseicento per cento, nei prossimi 22 anni.
Nelle maggiori potenze economiche c’è dunque una corsa dei giganti petroliferi a gemellarsi con i giganti delle utilities, da noi sarebbero Eni ed Enel. Ma mentre il fenomeno si concentra sulla distribuzione del nuovo ‘carburante’ elettrico – sono joint ventures tutte dedicate alle stazioni di ricarica degli EV – non mi risulta che nessuno di loro abbia ancora pensato di usare il proprio strapotere economico e tecnologico per entrare nel mercato dei veicoli, non solo rifornirli. E c’è un buon motivo: nella quasi totalità dei casi studiati – USA, GB, Svezia, Giappone, Germania, Francia, Cina – i giganti esteri di petrolio e utilities risiedono in Paesi con industrie automobilistiche già in prima linea negli EV. Noi no. La sparpagliata anglo-olandese-italiana Fiat Chrysler Automobiles ha annunciato, con l’evidente riluttanza di Marchionne ben espressa alla Reuters nel gennaio 2018, un misero investimento di 9 miliardi di dollari negli EV, che è quasi un decimo di quello della Volkswagen. Ecco il perché della proposta per l’Italia di un marchio automobilistico Eni+Enel+EV (col Tesoro).
Si tratta di saper vedere avanti, cioè di avere la cosiddetta Vision. Sono certo che almeno all’ENI esiste una conoscenza approfondita dei mercati cosiddetti South Asia, China and Southeast Asia, e dell’esplosivo potenziale d’acquisto che stanno sviluppando, tale da umiliare tutto l’occidente fra una manciata d’anni. Quindi un’impresa come quella delineata qui non nascerebbe certo senza un mercato, anzi. Ma va anche considerato, vedendoci nella vicina epoca in cui le vendite internazionali di Ev saranno a 9 zeri e straripanti, quale indotto di lavoro l’industria automobilistica Eni+Enel+EV creerebbe nell’Italia prima nazione proprio per densità di piccole medie imprese, oltre all’impiego nei suoi stabilimenti principali in Italia e nella costruzione delle infrastrutture sul territorio per le colonne di ricarica in strada, nei domicili o nei posti di lavoro. Ma c’è di più.
Come ho spiegato qui con autorevoli fonti e dettagli, l’Artificial Intelligence di Machine Learning sta cambiando tutto, e in questo tutto una delle applicazioni più studiate e su cui sono stati investiti enormi capitali sono le auto Driverless. E’ solo una questione di quando arriveranno, non se. Un’Italia con due colossi tecnologici nazionali, Eni+Enel, già lanciati nel settore automobilistico e dei trasporti con gli EV, come indico in questa proposta, diverrebbe anche leader delle Driverless, con gli sbocchi economici e d’occupazione che si possono immaginare.
Se dunque è vero, e lo è, che il mondo sta assistendo oggi a uno “sbattere assieme di due industrie come non è mai accaduto prima nella Storia”, e sono i giganti del petrolio e i giganti delle utilities; e se è vero, e lo è, che chiunque conti nell’industria automobilistica sta gettando centinaia di miliardi negli EV, allora non vedo perché il nostro gigante del petrolio, Eni, e il nostro gigante utility, Enel, non possano unire le loro grandi tecnologie per non solo competere nel settore rifornimenti, ma proprio per ridare all’Italia un marchio dell’auto del futuro. Per la felicità del Tesoro a Roma, del PIL e dell’occupazione.
Ministro, il lavoro per gli italiani non si crea con Decreti a mo’ di cerotti occupazionali appiccicati di qua e di là in quello che è un bagno di sangue di disoccupazione a due cifre. Il vero lavoro duraturo, a vita e remunerato bene si crea solo con una Vision di grande respiro, fra cui una potrebbe essere proprio questa, oltre ad altre da me già scritte.
Ministro, perché non possiamo sorprendere tutti una volta?
Fonte: http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=2089
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