La morte di Giulio Regeni non può essere dimenticata dalle istituzioni, deve continuare ad essere oggetto di confronto (e scontro) con le autorità egiziane e deve restare al centro delle attività della magistratura italiana (come sta egregiamente dimostrando la Procura di Roma), perché giustizia deve essere fatta. Ma se è vero, come è vero, che non vi sono mediazioni sul punto, è altrettanto vero che questa dolorosa vicenda non può diventare motivo di scomposta, sgrammaticata e dilettantesca interpretazione della politica estera nazionale.
Ogni riferimento all’iniziativa del presidente della Camera Roberto Fico è naturalmente voluto, meditato e anche messo nero su bianco non senza una certa indignazione. Ma come pensa il presidente Fico che si possa leggere in giro per il mondo (e per il Mediterraneo) la sua iniziativa? È vero o non è vero che alla conferenza di Palermo sulla Libia (disertata dalle massime autorità francesi e tedesche, tanto per essere chiari) è arrivato il presidente Al-Sisi, certamente il Capo di Stato più rilevante presente ai lavori? È vero o non è vero che per la medesima conferenza il sostegno egiziano è stato rilevante per convincere il generale Haftar a partecipare, la cui eventuale assenza avrebbe decretato il fallimento assoluto della riunione? E ancora: è possibile convenire sul fatto che la politica estera di una nazione segue una linea di condotta lineare ed univoca? Oppure dobbiamo arrivare al paradosso (mai venutosi a creare nella storia della Repubblica) di un indirizzo internazionale del governo e poi un secondo del Presidente della Camera cui poi sommare un terzo del presidente del Senato, un quarto di quello della Corte Costituzionale e, infine, un quinto del Capo dello Stato?
Non si può scherzare nel mondo complesso di oggi, perché poi si pagano prezzi politici ed economici che mantengono i loro effetti nefasti per anni. Non si può fare politica interna (c’è un evidente sbandamento nella leadership del M5S) mettendo in discussione gli assetti internazionali con iniziative fuori da ogni logica di comportamento istituzionale. Non viviamo tempi facili e intorno a noi, a poche decine di chilometri dalle nostre coste, c’è un continente in subbuglio. Già l’Europa non riesce a parlare con voce unica, ci manca solo aprire anche il fronte della politica estera italiana “a più velocità”.
No presidente Fico, così non va bene. Lo diciamo con rispetto, ma senza spazi di aggiustamento. Non va bene nemmeno per il povero Regeni: l’Italia è forte se compatta.
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