Ora è scontro nel governo. La Lega frena sull’accordo con la Cina
di GLI OCCHI DELLA GUERRA (Lorenzo Vita)
Il governo vacilla sullo scontro fra Cina e Stati Uniti. E anche in questo caso, le spaccature all’interno della maggioranza sono evidenti. L’idea che Roma entri a far parte del progetto della Nuova Via della Seta, con la possibile firma del Memorandum of Understanding, preoccupa e non poco il governo americano. E queste tensioni si riflettono anche sulla maggioranza di governo, che è fortemente divisa su quello che può essere fatto da parte di Palazzo Chigi.
L’amministrazione Trump non è mai stata così esplicita come in questi giorni. Dal governo Usa sono arrivati avvertimenti molto netti sul fatto che l’Italia non debba entrare a far parte della grande iniziativa cinese. E ha già fatto capire che, in caso contrario, il governo giallo-verde potrebbe ricevere nuovi moniti, peraltro già fatti pervenire a Roma, a cominciare dal settore delle partnership sulla Difesa.
E queste preoccupazioni sono arrivate non solo al Quirinale, ma anche a Palazzo Chigi. E in particolare in ambito Lega ci sono molte perplessità sul ruolo dell’Italia nel piano di investimenti di Pechino. Un piano che non è soltanto economico, ma che ha chiarissimi risvolti politici e strategici su cui il blocco occidentale a guida Usa ora deve dare una risposta chiara. E proprio per questo motivo, i funzionari del Pentagono hanno parlato di “rischi” nel ruolo dell’Italia all’interno della Nato.
Il sottosegretario Michele Geraci, uno dei più convinti sostenitori del progetto cinese, ha detto a La Stampa che la firma non dovrebbe avere valore geopolitico. Ma questa prospettiva non convince per niente l’alleato americano, che anzi continua a dire che “è l’esatto opposto. Non c’è alcun significato economico, perché la Cina investirebbe comunque in Italia e in Europa […] La motivazione è solo geopolitica. La ragione per cui vuole che l’Italia firmi è ottenere una vittoria politica per una iniziativa che sta perdendo legittimità ovunque, anche nella stessa Cina”.
E i dissidi all’interno dell’esecutivo non mancano. Geraci è un uomo molto vicino a Matteo Salvini ma che ha anche ottimi rapporti con il Movimento Cinque Stelle. Lui è convinto che l’inserimento del nostro Paese nell’iniziativa cinese possa portare solo benefici. E lo ha confermato anche in una recente intervista a Il Messaggero con cui ha definito l’accordo fra Roma e Pechino un modo per definire “una cornice di standard, per esempio di trasparenza, sostenibilità economica ed ambientale, che protegga le nostre aziende che fanno affari con controparti cinesi. Le imprese potranno godere di un maggiore supporto del governo nella strategia commerciale con Pechino. E anche una maggiore spinta alle esportazioni”.
Ma se Geraci spinge per questo MoU, all’interno del Carroccio sono molti ad avere dei dubbi. Dubbi sollevati dallo stesso Salvini che, a margine della scuola di formazione politica a Milano della Lega, ha detto che su questo tema è fondamentale “che venga tutelato l’interesse nazionale soprattutto quando si parla di telecomunicazioni e dati sensibili, perché mettere i dati e le informazioni di milioni di italiani in mano ad altri è cosa molto delicata e quindi bisogna pensarci cinque volte”.
In sostanza, un primo assist verso l’alleato americano sul caso Huawei. Che è quanto hanno già fatto capire i servizi americani alla nostra intelligence, così come i rappresentanti Usa al sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Lo stesso sottosegretario Guglielmo Picchi, sempre in quota Lega, ha espresso recentemente delle perplessità sul punto. E il Carroccio vorrebbe prendere tempo.
L’idea di molti è che l’Italia possa firmare questo memorandum con la Cina in concomitanza con la visita di Xi Jinping in Italia. La Lega vorrebbe innanzitutto conoscere nei dettagli il testo dell’accordo con cui il governo vuole legarsi all’iniziativa asiatica. Ma soprattutto vuole garantire quegli interessi del blocco occidentale su cui il Carroccio punta per blindare l’asse con Donald Trump in un momento in cui l’Unione europea non vede di buon occhio l’esecutivo. L’asse Roma-Washington ha bisogno di garanzie e gli Stati Uniti, per continuare a investire a livello politica sull’alleanza Lega-Cinque Stelle, vogliono che l’esecutivo inizi a darle.
Il Movimento Cinque Stelle, fino a questo momento, è il partito di governo che è apparso più incline a un’intesa fra Cina e Italia. Luigi Di Maio, sulla scia dei precedenti governi, ha già fatto tappa nel Paese asiatico ed è stato lui a voler evitare qualsiasi tipo di bando contro l’ingresso di Huawei nella rete 5G italiana. Il problema è che non sembra essere particolarmente interessato ai risvolti politici, che al contrario appaiono dirimenti. E non a caso il Copasir ha chiesto un incontro proprio con il ministro dello Sviluppo economico e con Giuseppe Conte. L’impressione è che anche in questo caso il dissidio interno sia forte.
Fonte: http://www.occhidellaguerra.it/governo-cina-italia-lega/
Commenti recenti