Migranti, il numero di partenze non dipende dal caos libico: il resto è propaganda
di TODAY (Andrea Maggiolo)
Le milizie che controllano il traffico agiscono indipendentemente dai conflitti. Dati alla mano “l’instabilità non ha alcuna correlazione con il numero di chi tenta la disperata traversata verso l’Europa” spiega Matteo Villa, ricercatore Ispi. Le parole di Serraj (“800mila pronti a partire”) servono solo a mettere pressione su tutta la comunità internazionale, Italia in primis
La tensione in Libia è altissima, si combatte sul terreno. “Ringrazio l’Italia, per aver tenuto aperta la sua ambasciata, per mantenere in funzione l’ospedale da campo a Misurata, per il supporto politico che il governo Conte ci sta offrendo. Ma siamo di fronte a una guerra di aggressione che potrà diffondere il suo cancro in tutto il Mediterraneo. C’è bisogno che l’Italia e l’Europa siano unite e ferme nel bloccare la guerra di aggressione di Khalifa Haftar, un uomo che ha tradito la Libia e la comunità internazionale”. Parole dure quelle del presidente libico Fayez Serraj. L’allarme che lancia è rivolto in particolare all’Italia: “Non ci sono solo gli 800 mila migranti potenzialmente pronti a partire, ci sarebbero i libici in fuga da questa guerra”.
Ma i numeri sui migranti che potrebbero partire dalla Libia nel caso la situazione precipitasse sono campati per aria. Come sottolinea l’Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), l’agenzia delle Nazioni Unite per le Migrazioni, “è impossibile prevedere il numero di persone che potrebbe partire dalla Libia. La decisione di partire, e la possibilità di poterlo fare, dipendono da dinamiche mutevoli e non quantificabili. In questo momento la preoccupazione è per la sicurezza dei civili e dei migranti nel paese”. Chiaro quindi che le parole del presidente libico sono volte a mettere pressione sulla comunità internazionale e in particolare sui Paesi del Mediterraneo. Ma fare stime del genere è un azzardo. Sullo stesso numero, 800mila persone, torna anche Di Maio: “Non permetteremo mai che arrivino 800mila migranti in Italia e questo non si può fare solo con la politica che abbiamo adottato finora come Italia. Lo si deve fare intervenendo come Europa, con una politica di ridistribuzione che deve valere sempre, con una cooperazione per stabilizzare la Libia” dice il vicepremier a proposito delle tensioni in Libia.
Libia, le stime su 800mila migranti in partenza non sono credibili
Le milizie che hanno il pieno controllo sul traffico di esseri umani in partenza dalla Libia agiscono indipendentemente dai conflitti in corso. “L’instabilità in Libia non ha alcuna correlazione con il numero di chi tenta la disperata traversata verso l’Europa” scrive su Twitter Matteo Villa, ricercatore dell’Istituto di studi politici italiano (Ispi).
“Se invece confrontiamo le partenze con un anno base (il 2014), l’instabilità sembra avere addirittura l’effetto contrario a quello che suppone chi paventa “invasione”. A maggiore instabilità corrispondono MINORI partenze” sottolinea Villa. Insomma, la percezione secondo cui l’attuale pantano libico possa portare a una “invasione” di migranti non trova riscontri secondo gli esperti.
Non è tutto. Ci sono altre ragioni per le quali ventilare l’ipotesi di partenze in massa degli stessi libici verso l’Italia non ha attinenza con la realtà. “I libici non vengono in Italia su barconi” dice a Nuove Radici Michela Mercuri, docente universitario e analista, “tranne per alcune eccezioni. In Tunisia hanno amici, conoscenti, familiari, soci in affari. A meno che la Tunisia chiuda le frontiere per timore di trovarsi coi profughi anche jihadisti, come sta facendo. E se ci sarà una guerra a bassa intensità, è più logico pensare che fuggano da Tripoli verso Sud o, come ho già detto, in Tunisia per aspettare che la situazione si stabilizzi, anche se relativamente”.
Fonte: http://www.today.it/mondo/migranti-partenze-libia.html
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