FSI partecipa al torneo in memoria delle vittime dell’Uranio impoverito a Poggibonsi (SI)
Sono 363 i militari italiani morti a causa degli effetti dell’uranio impoverito, o meglio, sono 363 le vittime riconosciute, e 7.500 i malati.
Secondo i dati dell’Osservatorio Militare, dati quindi da prendere con le pinze, tra i militari italiani inviati in missione all’estero si calcolano finora 363 morti che, in qualche misura, potrebbero essere collegati all’inalazione di uranio impoverito nel corso delle attività operative.
Ma molti militari si sono ammalati di cancro e sono morti senza mai aver partecipato direttamente alle missioni di guerra, ma solo operando negli hangar e nei poligoni di tiro e addestramento, zone particolarmente inquinate e che tante vittime stanno ancora mietendo anche fra i civili, gente comune che ha avuto la colpa, o la sfortuna, di abitare in siti molto vicini alle aree militari contaminate.
Per adesso sono 95 le sentenze emesse dalla magistratura nelle poche cause di risarcimento, cause sempre promosse dai famigliari delle vittime, padri e madri, o fratelli, spesso lasciati soli a combattere contro un sistema di omertà, pagando di tasca propria (dopo le cure dei propri cari o i viaggi della speranza) indagini parallele e costosissimi avvocati, sempre passando per i tempi e le modalità della giustizia italiana.
Ed è proprio questo che i ragazzi del comitato degli amici e parenti delle vittime dell’uranio impoverito hanno chiesto al ministro Trenta, e cioè di avere SUBITO il risarcimento, senza che questo passi per via giudiziale.
Lo hanno chiesto davanti ad una platea partecipata, dove anche autorità politiche del territorio, candidati a sindaco, o solo in lista per le comunali, sono state chiamate ad intervenire.
Noi del FSI abbiamo partecipato attivamente all’organizzazione dell’evento, dando una mano, e con un piccolo contributo per le spese legali che gli organizzatori dovranno presto sostenere.
Abbiamo poi partecipato con la nostra squadra, ormai ufficiale, al torneo di calcetto giocato in memoria di tutte le vittime, perdendo al gioco, ma vincendo sul piano dei contenuti, cioè contribuendo alla vittoria della causa ed alla riuscita dell’evento.
Il nostro impegno sarà quello di non lasciarli mai soli, perché la causa dell’uranio impoverito, lungi dall’essere anche una giusta causa, una causa di umanità, è soprattutto una causa politica, di difesa dei valori della Costituzione, e segna un’importante frattura in ambito militare, ambito in cui regna, purtroppo, ancora un clima di omertà e di prevaricazione, ed i cui vertici, spesso, sappiamo non essere dei cultori dei principi costituzionali e della democrazia.
Un esempio di ciò che sto dicendo può essere questo:
in campo internazionale i potenziali rischi dell’uranio impoverito sono noti da molto tempo, esiste anche una circolare del Dipartimento dell’Esercito USA che avvertiva il ministero dell’interno ed alcuni vertici militari italiani dei rischi correlati.
Risale al 16 agosto 1993 l’emanazione del documento del Dipartimento dell’Esercito statunitense, quindi eravamo da tempo avvertiti del pericolo!
In un memorandum ufficiale che raccomandava l’utilizzo di maschere protettive è scritto:
“Quando i soldati inalano o ingeriscono la polvere di uranio impoverito incorrono nel potenziale incremento del rischio di contrarre il cancro […] Gli effetti fisiologici da esposizione all’uranio impoverito includono il possibile aumento del rischio di cancro (ai polmoni o alle ossa)”.
Tutto ciò è inaccettabile, e nient’affatto disconnesso dal problema delle gravissime cessioni di sovranità e della indipendenza nazionale, oltre a mettere in rilievo la necessità di una riforma in ambito militare e l’urgenza di un pensionamento preventivo dei vertici militari.
Se mai ci libereremo… ma ci libereremo!
Andrea Bartalini
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