Nuovi ostacoli per la fine della guerra commerciale
di SICUREZZA INTERNAZIONALE (di Maria Grazia Rutigliano)
L’ambizioso progetto di sottoscrivere un accordo commerciale di “fase due” tra gli Stati Uniti e la Cina è sempre meno probabile, a causa delle difficoltà riscontrate già nella “fase uno” dei colloqui, secondo quanto riferiscono i funzionari di Washington e Pechino.
La notizia è stata riferita il 25 novembre dal quotidiano Al-Jazeera English, che sottolinea l’importanza di tali accordi per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. “È Trump che vuole firmare questi accordi, non noi. Noi possiamo aspettare”, ha affermato un funzionario cinese, secondo il quotidiano. Un rappresentante dei democratici statunitensi, Jim Costa, che fa parte di 2 importanti comitati agricoli, ha dichiarato al Congresso che fonti cinesi “pragmatiche” gli hanno detto la stessa cosa. La principale priorità di Trump è quella di assicurarsi la conclusione della prima fase nei negoziati, una vittoria importante per la sua campagna elettorale. Tuttavia, la Cina sembra non voler collaborare su tale punto. Il 20 novembre è stata diffusa la notizia che la firma di un accordo di fase uno potrebbe essere rimandata al prossimo anno, poiché i due Paesi non riescono ad accordarsi sulla richiesta di Pechino di tagli più importanti alle tariffe punitive che gli Stati Uniti hanno imposto contro i prodotti cinesi. Tuttavia, il 2020 è anche l’anno in cui sono previste le elezioni presidenziali degli Stati Uniti.
Il principale risultato ottenuto fino ad ora è stato quello di ridurre alcune delle tariffe reciproche, con un accordo concordato il 12 ottobre, in quella che è ancora considerata la “fase uno” dei colloqui. In tale contesto, i negoziatori avevano concordato una “cancellazione graduale” degli aumenti delle tariffe, secondo quanto aveva affermato un portavoce del ministero del Commercio, Gao Feng. L’accordo del 12 ottobre è stato accolto come un segno di progresso verso la fine della guerra commerciale, ma i risvolti positivi sono ancora limitati. Trump aveva accettato di posticipare un aumento delle tariffe, poichè la Cina aveva accettato di acquistare fino a 50 miliardi di dollari in beni agricoli americani. Secondo i rapporti di Pechino, la Cina vuole la soppressione delle tariffe del 15% imposte su 125 miliardi di dollari di importazioni cinesi prima di prendere un impegno formale.
Le importazioni cinesi di soia americana e altri beni sono crollate del 26,4 per cento nei primi 9 mesi del 2019 a seguito di aumenti delle tariffe. L’accordo del 12 ottobre ha contribuito a mitigare i nervosismi dei mercati finanziari, ma le due parti non hanno ancora segnalato i progressi su importanti disaccordi tra le due potenze commerciali. Trump e il presidente cinese, Xi Jinping, avrebbero dovuto incontrarsi alla riunione dei leader dell’area Asia-Pacifico in Cile, ma l’evento è stato cancellato a causa delle proteste. Tuttavia, i funzionari degli Stati Uniti affermano che i due governi stanno cercando un posto diverso dove tenere l’incontro.
La guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti è cominciata il 23 marzo 2018, quando Washington ha imposto dazi del 25% e del 10% sulle importazioni rispettivamente di acciaio e alluminio. Tale decisione ha direttamente colpito la Cina. Lo stesso giorno, Trump ha annunciato un piano di tariffe e sanzioni commerciali sui beni importati per un valore stimato intorno ai 60 miliardi di dollari. Pechino ha risposto il giorno seguente, annunciando tasse nei confronti di 128 prodotti americani per un valore di 3 miliardi di dollari. Il 6 luglio 2018 gli Usa hanno imposto dazi addizionali del 25% su altri prodotti cinesi, per un valore di altri 34 miliardi di dollari, dando avvio, secondo Pechino, alla “più grande guerra commerciale della storia economica”.
Un’ulteriore trance di tariffe è stata implementata da entrambi i Paesi alla mezzanotte del 23 agosto 2018, tariffe del 25% su beni dal valore complessivo di altri 16 miliardi di dollari. Le tariffe americane si applicavano a 279 categorie di prodotti cinesi, inclusi prodotti chimici, attrezzature ferroviarie, materie plastiche e semiconduttori. Quelle cinesi, invece, sono dirette contro 333 categorie di prodotti americani, tra cui carbone, rame, prodotti in acciaio, combustibili e attrezzature mediche. Oggi dopo più di un anno di guerra commerciale, i dazi americani sono arrivati a colpire quasi la totalità dei prodotti cinesi esportati negli Stati Uniti.
FONTE: https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2019/11/25/nuovi-ostacoli-la-fine-della-guerra-commerciale/
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